L’Italia è il paese europeo nel quale nascono meno bambini: secondo una recente ricerca dell’Istituto Nazionale di Statistica, dal 2008 al 2016 le nascite hanno subito un crollo e sono diminuite di più di 100.000 unità. Se questa netta flessione da un lato è giustificata da motivazioni socio-lavorative, dall’altro lato una rilevante percentuale è correlata all’aumento dei casi di infertilità maschile e femminile. Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità l’infertilità nel nostro paese riguarda il 15% delle coppie e coinvolge quasi in egual misura uomini (29%) e donne (37,1%). In un restante 20% dei casi si parla di “infertilità idiopatica” perché non è possibile accertare la presenza di un fattore che ne sia all’origine. Secondo le stime dell’ISS le problematiche relative all’infertilità continueranno a crescere tanto che nei prossimi anni ben il 20% delle coppie avrà problemi riproduttivi e fra queste il 4% sarà sterile. La scoperta tempestiva delle cause dell’infertilità nell’uomo e nella donna è uno dei fattori determinanti per consentire di affrontare adeguatamente questo problema e riuscire a coronare il sogno di genitorialità.
La differenza fra infertilità e sterilità
Prima di affrontare nel dettaglio queste tematiche è opportuno effettuare una distinzione fra infertilità e sterilità. Secondo i criteri dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la prima ipotesi si verifica quando non vi sia stato un concepimento dopo almeno 12 mesi di rapporti sessuali “mirati” e non protetti. Da questo punto di vita l’infertilità è l’incapacità di una coppia di portare avanti una gravidanza che si concluda con la nascita di un bambino sano, mentre la sterilità coincide con l’incapacità di concepire che può interessare uno dei due partner o entrambi.
L’infertilità maschile: una panoramica generale
In passato si riteneva che le cause di infertilità fossero in netta prevalenza riferibili alle donne. Recenti ricerche e statistiche, però, hanno smentito questo trend e hanno attestato come vi sia un equo bilanciamento di incidenza dell’infertilità fra fattore maschile e fattore femminile. Una ricerca pubblicata dalla rivista Human Reproduction Update, ad esempio, ha riportato che negli ultimi quaranta anni il numero di spermatozoi nei maschi occidentali ha subito un crollo di quasi il 60%. I fattori da valutare nelle ipotesi di infertilità maschile sono molti ed eterogenei e possono riguardare sia lo stile di vita (stress, consumo di alcol o sostanze stupefacenti), sia patologie che possono alterare la normale funzione testicolare o possono incidere sulla produzione spermatica.
Le cause anatomo-funzionali dell’infertilità maschile: il criptorchidismo L’infertilità nell’uomo, in particolare, può essere determinata da cause di natura anatomico-funzionale. In questo senso, una delle problematiche più rilevanti è sicuramente il criptorchidismo. Questa patologia, che rappresenta il principale fattore di infertilità maschile, si verifica quando alla nascita non siano presenti uno o entrambi i testicoli nella sacca scrotale. Questa disfunzione può comportare, come conseguenza, una riduzione qualitativa e quantitativa degli spermatozoi e determinare problemi di fertilità. Da questo punto di vista, il rimedio per preservare la fertilità è rappresentato da una diagnosi tempestiva e da una correzione chirurgica che si rivela efficace in oltre il 95% dei casi.
Il varicocele
Il varicocele è una fra le patologie più diffuse che colpiscono l’apparato genitale maschile. Secondo una ricerca del Ministero della Sanità il varicocele, oltre a coinvolgere circa il 15% degli uomini, è una delle cause prevalenti (35%) di infertilità maschile. Questa patologia, che consiste in una dilatazione anomala delle vene testicolari può determinare un’alterazione nella crescita dei testicoli e un’alterazione nella qualità del liquido seminale. Anche in questa ipotesi una tempestiva diagnosi (mediante eco-colordoppler e spermiogramma) è la chiave per evitare problemi rilevanti di fertilità. Il varicocele, una volta scoperto, può essere trattato in via chirurgica o con un’apposita tecnica radiologica definita scleroembolizzazione.
Le problematiche legate al liquido seminale
Quasi il 40% dei casi di infertilità nell’uomo sono correlati ad anomalie spermatiche. Come abbiamo già accennato, negli ultimi quattro decenni, il numero di spermatozoi nella popolazione maschile occidentale è diminuito di quasi il 50%. In generale si parla di oligospermia quando la quantità di spermatozoi presenti nell’eiaculato è inferiore alla normale concentrazione. La produzione spermatica, oltre ad essere influenzata da patologie come il criptorchidismo e il varicocele, può essere pregiudicata anche da altri fattori come l’esposizione a radiazioni, l’uso di farmaci, infezioni genitali, anomalie ormonali, abitudini di vita scorrette e stress. In alcuni casi l’oligospermia può essere determinata dalla presenza di anticorpi antispermatici sia nell’uomo sia nella donna. Individuare la causa della riduzione degli spermatozoi è il primo passo da fare per intervenire sulla ridotta fertilità. Qualora, ad esempio, l’oligospermia sia determinata da squilibri ormonali è possibile intervenire mediante una terapia ormonale sostitutiva. Così come, se il ridotto numero di spermatozoi è effetto di uno stile di vita non corretto, una modifica dello stesso può produrre effetti positivi in un tempo molto breve.
L’infertilità femminile
L’infertilità femminile, allo stesso modo di quella maschile, può dipendere da diverse cause. In particolare, fra le più rilevanti si contraddistinguono le alterazioni ormonali, le alterazioni tubariche, le patologie relative all’utero e le malattie di carattere genetico. Inoltre, tra gli altri fattori che possono comportare effetti negativi sulla fertilità femminile vanno annoverate anche le infezioni o gli interventi chirurgici pregressi che potrebbero aver causato un danneggiamento delle ghiandole cervicali. Recenti statistiche hanno permesso di rilevare le due principali cause di infertilità femminile: la prima, alla quale può essere riferito circa il 25% dei casi, consiste nel fattore tubo-peritoneale, cioè in un’ostruzione o una lesione alle tube di Falloppio, mentre la seconda è rappresentata dall’endometriosi.
L’incidenza dell’endometriosi sulla fertilità
L’endometriosi secondo un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità colpisce più di 150 milioni di donne in tutto il mondo e nel 30-40% di questi casi è causa di infertilità. Questa malattia comporta che l’endometrio, ossia la mucosa che riveste la cavità uterina, si formi all’esterno dell’utero fino a diffondersi nelle ovaie, nel peritoneo, nelle tube, e anche in organi come l’intestino e la vescica. In questi casi l’endometrio agisce come un “piccolo utero” e, reagendo agli stimoli ormonali, può causare perdite di sangue di varia entità ed infiammazioni. La tempestività della diagnosi, nel caso di endometriosi, è essenziale perché consente di intervenire in maniera e ridurre eventuali effetti negativi sulla fertilità. Da questo punto di vista, ed in base anche alla gravità della patologia, è possibile distinguere fra due differenti approcci: quello chirurgico che comporta l’asportazione del tessuto endometriosico ma può determinare rilevanti problemi per una futura gravidanza e quello farmacologico mediante una terapia ormonale. Qualora la terapia farmacologica non produca effetti sulla fertilità è possibile far ricorso alla fecondazione assistita per rimanere incinta.
La sindrome delle ovaie policistiche
Un’altra fra le principali cause di infertilità femminile è rappresentata dalla sindrome delle ovaie policistiche, una patologia che comporta un ingrossamento delle ovaie a cause di piccoli accumuli di cisti liquide. Secondo il Ministero della Salute la PCOS colpisce fra il 5% e il 10% delle donne in età fertile e può avere come effetto rilevanti alterazioni del ciclo mestruale e anovoluzione, ossia l’assenza totale dell’ovulazione. Una tempestiva diagnosi, in queste ipotesi, può permettere un adeguato intervento farmacologico: nei casi in cui questa patologia comporti amenorrea, ad esempio, il medico può decidere la somministrazione di estrogeni e progestinici, se la sindrome produce effetti negativi sulla fertilità il ginecologo può prescrivere una cura a supporto dell’ovulazione a base di FSH e LH. Qualora, nonostante questo approccio terapeutico, sussistano ancora difficoltà nel rimanere incinta la soluzione più adeguata può essere fare ricorso alla fecondazione assistita.
IVI: la soluzione per i problemi di fertilità maschile e femminile
Come abbiamo visto una delle “chiavi” per risolvere in maniera adeguata i problemi di fertilità, sia maschile sia femminile, consiste nella tempestività della diagnosi, che consente di progettare un intervento rapido ed efficace. Tuttavia, in molti casi, un approccio farmacologico o chirurgico può non rivelarsi sufficiente a far recuperare la fertilità. In queste ipotesi la soluzione ideale è far ricorso alla fecondazione assistita. IVI, in questo settore, è la realtà leader a livello mondiale, per metodiche, innovazioni e risultati che misurano percentuali di successo senza rivali: 9 coppie su 10 che si rivolgono alle nostre cliniche riescono a coronare il proprio sogno di genitorialità. I nostri centri garantiscono un approccio personalizzato alle problematiche di fertilità della coppia e i nostri esperti guideranno i pazienti nella scelta del trattamento più adeguato al loro caso. Ad esempio, qualora il varicocele abbia avuto come effetto una riduzione “moderata” della quantità di spermatozoi la soluzione più adeguata può essere l’inseminazione artificiale, mentre se questa patologia ha determinato disfunzioni più importanti è opportuno fare ricorso a tecniche come l’ICSI. IVI, inoltre, negli ultimi 10 anni ha fatto passi da giganti per contrastare gli effetti negativi dell’endometriosi sulla fertilità aiutando a diventare mamme più di 9000 donne affette da questa patologia.
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