Una tecnica che consente di posticipare la maternità sia per ragioni sociali o lavorative che nel caso di una patologia incompatibile con la gestazione. Il congelamento degli ovuli è una procedura di fecondazione assistita che permette di preservare la fertilità in donne con una funzione ovarica a rischio o nelle ipotesi in cui lo spostamento nel tempo della gravidanza sia frutto di una decisione volontaria. Secondo una recente ricerca condotta da IVI e pubblicata sulla rivista “Fertility and Sterility” dal 2007 ad oggi si è verificato un vero e proprio boom nel ricorso a questa tecnica con un aumento delle richieste pari al 500%. L’età media delle donne che fanno ricorso al congelamento è 37,2 anni. I rischi correlati al congelamento degli ovuli sono molto ridotti e connessi alla procedura di stimolazione ovarica e all’età della donna che decide di farvi ricorso.
Una panoramica generale sulla tecnica: il congelamento lento
Il congelamento degli ovuli è una tecnica di preservazione della fertilità molto recente: la prima gravidanza ottenuta grazie un ovocita congelato risale all’inizio degli anni ’80. In generale è possibile distinguere fra una procedura “tradizionale” anche definita di “congelamento lento” e una molto più rapida chiamata “vitrificazione”. Nella prima ipotesi gli ovociti, dopo esser stati prelevati, subiscono un trattamento chimico e vengono conservati in congelatori biologici che gradualmente li portano ad una temperatura di -150 gradi per poi essere immersi in azoto liquido a -196 gradi. La procedura di scongelamento, invece, è molto più rapida per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio che potrebbero danneggiare le cellule.
La vitrificazione
Nel corso del tempo, per limitare i possibili danni all’ovocita determinati da un processo di congelamento lento, è stata sviluppata una tecnica di “congelamento rapido” definita vitrificazione. Il principale vantaggio di questa procedura rispetto a quella tradizionale consiste nell’assenza di formazione di cristalli di ghiaccio: gli ovociti, infatti, dopo un processo di stimolazione ovarica sono prelevati, protetti con sostanze crioprotettrici ed immersi direttamente in azoto liquido a -196 gradi. Secondo una recente ricerca la percentuale di ovociti sopravvissuti allo scongelamento in seguito alla vitrificazione è pari al 94,5%. Una ricerca pubblicata sulla rivista “Fertility and Sterility” ha, inoltre, evidenziato come il tasso di gravidanza ottenuto con ovociti freschi è praticamente coincidente, a livello quantitativo, con quello ottenuto mediante l’impiego di ovociti oggetto di vitrificazione.
Le ragioni del ricorso al congelamento degli ovuli: il social freezing
Il congelamento degli ovuli, come accennato, può essere determinato da una scelta connessa a ragioni sociali o lavorative. In queste ipotesi si parla generalmente di “social freezing. Aziende come Facebook e Apple hanno inserito fra i benefit per le proprie dipendenti anche un contributo economico per l’egg-freezing.
Questo tipo di preservazione della fertilità, recentemente, è stato protagonista di un boom anche nel nostro paese. In genere il ricorso al congelamento per ragioni sociali è consigliato prima dei 38 anni d’età. Secondo recenti ricerche, infatti, se una donna decide di congelare i propri ovociti a 35 anni e di utilizzarli a 40, avrà la stessa probabilità di gravidanza che avrebbe avuto all’epoca del congelamento. Il social freezing diventa, in questo senso, una sorta di assicurazione contro il declino della fertilità correlato all’età.
Il congelamento a causa di patologie oncologiche
Un recente studio, condotto su pazienti sottoposti a cure antitumorali, ha dimostrato come il tasso di fertilità post-cancro sia più basso rispetto alla media generale. La decisione di far ricorso al congelamento degli ovuli può essere quindi correlata alla presenza di una patologia oncologica. Per queste ragioni, qualora la donna desideri in futuro progettare una gravidanza, è opportuno far ricorso a una tecnica come la crioconservazione prima di eventuali radioterapie o chemioterapie. Questa procedura consentirà, infatti, di rinviare la gravidanza fino al momento del superamento della malattia non riducendo il potenziale riproduttivo.
I rischi del congelamento: la stimolazione ovarica
Il congelamento degli ovuli è una tecnica che, in sé, non comporta particolari rischi. Gli eventuali effetti collaterali, infatti, possono essere correlati ad una fase ex ante come la stimolazione ovarica e ad una successiva all’impianto per effetto dell’eventuale età avanzata della donna. Per quanto riguarda la prima ipotesi, occorre precisare come il congelamento vero e proprio è preceduto da una stimolazione ovarica. Quest’ultima è una tecnica farmacologica finalizzata ad una maggiore produzione di ovociti, attraverso la somministrazione di gonadotropine come hMg, rFSh e rLh. In alcuni casi limitati, la stimolazione può portare ad una sindrome da iperstimolazione ovarica, ossia ad una risposta eccessiva dell’ovaio al trattamento farmacologico. Questa patologia si caratterizza per un aumento del volume delle ovaie, per la contestuale formazione di cisti multiple e per l’aumento della permeabilità dei vasi sanguigni con una fuoriuscita di liquidi. In questa ipotesi il trattamento medico della sindrome varia sulla base dell’entità della stessa.
L’età avanzata
Un altro rischio del congelamento degli ovuli riguarda l’età della donna al momento del transfer degli ovociti congelati. Il rischio di complicanze durante la gravidanza ed il parto, infatti, aumenta con l’aumentare dell’età. In particolare, durante la gestazione sono maggiori le probabilità di sviluppo di diabete gestazionale, ipertensione o preeclampsia. Il superamento dei 40 anni d’età per una gravidanza, inoltre, comporta un aumento del rischio di bambini nati prematuri o sottopeso, o con patologie cardiocircolatorie o deficit dello sviluppo cognitivo. Sono maggiori, inoltre, le percentuali di una gravidanza extrauterina. Per queste ragioni, in seguito al congelamento degli ovociti, è comunque consigliato ricorrere al loro utilizzo entro i 40 anni.
IVI: la migliore realtà per il congelamento degli ovuli
Qualora lo spostamento nel tempo della maternità sia reso necessario da ragioni sociali o dalla presenza di gravi patologie, la scelta più adeguata è IVI. Le nostre cliniche, infatti, sono pioniere nella vitrificazione e nell’uso della tecnica Cryotop, che garantisce una percentuale di sopravvivenza degli ovuli pari al 96% e un indice di gravidanza che supera il 65%. IVI, inoltre, dal 2007 ha avviato un programma gratuito di preservazione della fertilità per motivi oncologici dal nome “Madre dopo il cancro” che ha permesso la nascita di 14 bambini dopo che le loro madri avevano vinto la loro battaglia contro il tumore al seno.
2 commenti
vorrei sapere se il prelievo degli ovuli abbassa l’età della menopausa, non trovo nessuna informazione che correli le due cose. Grazie
Buongiorno Gabriella, il prelievo degli ovuli permette di avere, in futuro, le stesse probabilità di ottenere una gravidanza che si hanno al momento del congelamento. Per ricevere maggiori informazioni può contattare il nostro numero gratuito 800 088 247.