Il decorso del tempo comporta una progressiva riduzione della fertilità, infatti dai 35 anni in poi nelle donne si verifica una diminuzione degli ovuli sia sotto il profilo quantitativo, sia sotto quello qualitativo. Una condizione fisiologica che, spesso, contrasta con scelte di vita determinate da motivi personali, sociali, lavorativi e non ultimo di salute che determinano uno spostamento nel tempo della futura maternità. Per questa ragione il cosiddetto “social freezing” consente di congelare gli ovociti per utilizzarli in seguito ed avere le stesse probabilità di una gravidanza esistenti al momento del congelamento. Secondo una ricerca condotta da IVI, infatti, la percentuale di successo di una gravidanza per le donne con meno di 35 anni che decidono di far ricorso alla crioconservazione è pari al 94% su un numero di 24 ovociti vitrificati. Recenti dati, inoltre, evidenziano come fino ai 38 anni, qualora si faccia ricorso a questa tecnica, le chance di ottenere una gravidanza sono del 52%. Inoltre, un’altra ricerca ha messo in evidenza come, se una donna decida di congelare gli ovociti a 35 anni e di utilizzarli entro il termine di 5 anni, avrà le stesse probabilità di ottenere una gravidanza che avrebbe avuto al momento del ricorso a questa tecnica.
I dati del congelamento degli ovociti in Italia
La relazione del Ministero della Salute sullo stato di attuazione della legge in materia di fecondazione assistita ha messo in rilievo i dati in materia di congelamento degli ovociti, evidenziando come nel corso degli anni questa tecnica registri un continuo incremento. Il Ministero, in particolare, fa una distinzione fra tecniche a fresco e tecniche di scongelamento. Soltanto nel 2017, in riferimento a queste ultime, su 15.722 coppie trattate sono state ottenute 5.294 gravidanze e la percentuale di gestazioni derivanti da un ciclo iniziato con ovociti crioconservati è pari al 16,9%.
Una panoramica generale sul congelamento degli ovociti
Il congelamento degli ovociti rappresenta una tecnica molto recente: basti pensare che nel nostro paese il primo bambino nato da un ovocita vitrificato risale al 1999. Il processo di congelamento, da un punto di vista generale, prevede alcuni step comuni a tutte le tecniche, come l’effettuazione di esami preliminari, la stimolazione ovarica e i relativi dosaggi ormonali, il prelievo degli ovociti e successivamente il loro congelamento. Da questo punto di vista l’Istituto Superiore di Sanità effettua una distinzione essenziale fra tecniche di “congelamento lento” e di “congelamento rapido”, nelle quali rientra una procedura come la vitrificazione. Le prime prevedono che gli ovociti, dopo esser stati adeguatamente preparati, siano immersi in soluzioni chimiche e trasferiti in un congelatore che progressivamente li porta a -150 gradi. Dopo questo iter, infine, vengono immersi in una soluzione di azoto liquido a -196 gradi. In questa ipotesi lo scongelamento viene effettuato molto rapidamente per evitare che si formino cristalli di ghiaccio in grado di danneggiare le cellule. La vitrificazione, invece, è una tecnica che prevede come la fase di congelamento sia molto più rapida, evitando in questo modo problemi al momento dello scongelamento.
La vitrificazione degli ovociti
La vitrificazione degli ovociti è una tecnica che, a differenza delle procedure tradizionali di congelamento, impedisce la formazione dei cristalli di ghiaccio che possono comportare un danneggiamento dell’ovocita. In particolare, gli ovuli vengono trattati con sostanze atte a proteggerli e successivamente vengono immersi in nitrogeno liquido ad una temperatura di -196 gradi. Rispetto alle tecniche di congelamento lento, la vitrificazione consente il consolidamento delle cellule e crea uno stato simile al vetro, evitando la formazione del ghiaccio. I risultati di questa tecnica, rispetto alle più tradizionali, ne confermano l’efficacia: la percentuale di sopravvivenza degli ovociti nel caso di vitrificazione è dell’82,3%, mentre nel congelamento lento è pari al 66,1%. Inoltre, si è stimato come nel nostro continente negli ultimi anni questa tecnica abbia inciso in misura pari al 4% sull’incremento delle nascite.
Quando è consigliata la vitrificazione
Questa procedura è particolarmente indicata per le pazienti oncologiche che, prima di sottoporsi a chemio e radioterapia, intendano preservare la propria fertilità e posticipare la gravidanza successivamente alle terapie oncologiche. Le nostre cliniche spagnole hanno deciso, da questo punto di vista, di offrire gratuitamente alle pazienti oncologiche il servizio di crioconsevazione degli ovuli, consentendo in questi anni ad oltre 900 donne di accedere senza alcun costo a questa procedura di preservazione delle fertilità. La vitrificazione è una tecnica particolarmente adatta anche per quelle pazienti che siano costrette a sottoporsi a ripetuti interventi chirurgici alle ovaie, come ad esempio nei casi di endometriosi severe. La vitrificazione è anche consigliata qualora vi sia una bassa risposta ovocitaria e si intenda accumulare ovociti al fine di averne una quantità idonea per un successivo trattamento di procreazione medicalmente assistita.
Lo studio di IVI sulla vitrificazione
Un recente studio pubblicato da IVI in collaborazione con l’Università di Valencia ha messo in evidenza come le caratteristiche qualitative degli embrioni ottenuti per effetto di una procedura di vitrificazione siano equivalenti a quelle degli embrioni ottenuti per effetto di ovociti non congelati.
La nostra esperienza nell’ambito del congelamento degli ovociti
IVI rappresenta la realtà leader a livello mondiale nella fecondazione assistita anche grazie all’attenzione tecnica e scientifica riservata a procedure di preservazione della fertilità come il congelamento degli ovociti. In particolare, le nostre strutture rappresentano l’avanguardia globale nella tecnica Cryotop, in grado di garantire percentuali di successo senza pari con un indice di sopravvivenza degli ovuli del 96% e un tasso di gravidanza che riesce a superare il 65%. IVI, grazie all’implementazione di questa procedura, è la realtà più affidabile alla quale rivolgersi nelle ipotesi in cui si desideri posticipare una gravidanza per ragioni sociali, lavorative o per motivi di salute.
Non è più possibile commentare.