I mesi che caratterizzano l’inizio di una gravidanza e il parto possono essere accompagnati da stress e tensione emotiva, e non per tutte sono il periodo idilliaco e sereno che spesso viene stereotipato e raccontato, anzi, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) quasi 1 donna su 5 sperimenta depressione o ansia durante la gravidanza o, più spesso, nell’anno successivo al parto. I disturbi affettivi che le donne possono presentare nel periodo successivo alla nascita sono però attualmente sottostimati, spesso non rilevati e frequentemente non curati. È infatti difficile che una madre espliciti una richiesta d’aiuto, per ciò che Guedeney ha denominato il «paradosso della madre depressa»: la madre ritiene di non avere diritto di sentirsi triste, infelice e/o depressa in un momento che dovrebbe essere caratterizzato, nell’accezione più comune, da una grande felicità e senso di realizzazione; se riconosce la propria depressione, allora tende a giudicarsi in termini morali, e non psicopatologici, come una «cattiva madre». È fortemente radicato lo stereotipo secondo il quale le donne devono necessariamente gioire della propria maternità senza esprimere alcun turbamento: emerge quanto nel dopo parto le donne lottino per raggiungere il loro ideale materno, nascondendo a se stesse e agli altri i propri reali bisogni
Quali sono i segnali da considerare?
Cogliere i segnali di questo malessere non è facile, anche perché le donne scontano ancora un forte condizionamento culturale. Alcuni cambiamenti che avvengono normalmente durante e dopo la gravidanza possono provocare sintomi simili a quelli della depressione ma, se si soffre per più di due settimane di alcuni di questi, sarebbe meglio rivolgersi al medico. I sintomi principali da tenere sotto controllo? Irrequietezza o malumore, tristezza o senso di oppressione, pianto frequente, mancanza di energie o di motivazione, disturbi alimentari, sonno scarso o eccessivo, problemi decisionali o di concentrazione, problemi di memoria, svalutazione di sé e senso di colpa, isolamento dagli amici e dai famigliari, ansia, irritabilità, agorafobia (difficoltà ad uscire di casa ed esporsi in situazioni sociali), tendenze ossessive compulsive (come lavarsi ripetutamente le mani).
Durante la gravidanza, si vivono momenti di forte cambiamento che potrebbero anche avere zone d’ombra, le trasformazioni che intervengono in questo periodo sono accompagnate da una mobilitazione psichica molto impegnativa che coinvolge sia l’aspetto fisico e fisiologico, sia quello psicodinamico e relazionale. In base al proprio vissuto in questo periodo possono emergere emozioni positive come gioia e speranza o emozioni negative con ansia e tristezza.
Donne di ogni cultura, età, reddito ed etnia possono sviluppare disturbi dell’umore nel periodo perinatale. La costruzione della consapevolezza, mira a rendersi conto della difficoltà e della possibilità di essere aiutate ad uscirne anche con l’aiuto di professionisti qualificati e competenti che si occupano di salute mentale perinatale.
Come affrontare la quotidianità con maggiore serenità
Riposarsi il più possibile, sfruttando quando possibile le ore di sonno del bambino, non cercare di fare troppo. Chiedere aiuto al partner, alla famiglia, agli amici. Ritagliarsi dei momenti per il proprio benessere, per uscire con gli amici o per stare con il proprio partner. Fondamentale parlare apertamente delle proprie sensazioni, chiedere al medico se esistono gruppi e associazioni di aiuto in zona. Non vergognarsi di rivolgersi ad un professionista: è una decisione che può cambiare la propria vita e quella del bambino. Il professionista valuterà quindi in che maniera intervenire.
Il supporto di IVI, leader mondiale nella medicina di riproduzione
L’attenzione all’aspetto psicologico non riguarda solo le donne in gravidanza, ma anche, seppur con diverse prospettive e sfumature, le donne e le coppie con problemi di infertilità. IVI, leader mondiale nella procreazione medicalmente assistita, prevede all’interno dei propri centri un supporto psicologico per assistere i propri pazienti. Lo scopo è di fornire un aiuto per le implicazioni psicologiche generate da problemi di infertilità e di ridurre al minimo l’impatto dello stress nel percorso che porta ad un trattamento di fecondazione assistita. In generale, sia davanti ad una gravidanza naturale sia davanti ad una ottenuta con fecondazione assistita, sono fondamentali le attente rilevazioni del rischio, attraverso screening multidimensionali nel periodo perinatale, per permettere di attivare interventi preventivi tempestivi, progetti e strategie di riduzione della sofferenza e dello stress, focalizzandosi sui fattori di rischio modificabili e accompagnando i nuclei familiari durante la gravidanza e nel dopo parto.
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