Scegliere di affrontare la maternità affidandosi alla fecondazione assistita potrebbe anche metterci di fronte alla circostanza di procedere all’impianto di embrioni freschi o di embrioni congelati. La differenza consiste nel fatto che nel secondo caso gli embrioni sono stati precedentemente vitrificati. Se in passato si riteneva che fosse preferibile l’impianto dell’embrione fresco, attualmente, anche grazie agli eccellenti risultati raggiunti in ambito scientifico, si ritiene non vi siano differenze rilevanti tra le due diverse tecniche, anche in riferimento all’evoluzione dell’embrione. Inoltre, il congelamento degli embrioni non è associato, come si riteneva erroneamente in passato, ad un incremento del rischio di malformazioni o di complicazioni durante la gravidanza. I risultati ottenuti con embrioni congelati, dunque, sono molto simili a quelli che si conseguono con embrioni freschi.
Il congelamento degli embrioni
La crioconservazione degli embrioni è una tecnica utilizzata per consentire la conservazione degli embrioni attraverso un processo di congelamento a basse temperature. Questi possono essere successivamente scongelati e impiantati per fornire ulteriori opportunità ai fini del concepimento. Prima dello sviluppo e dell’implementazione delle tecniche di vitrificazione, nei cicli di fecondazione in vitro si prediligeva la scelta del trasferimento simultaneo di più embrioni freschi. Attualmente, invece, è possibile aumentare le percentuali di successo generali e ridurre i rischi di gravidanze multiple, trasferendo un numero più ridotto di embrioni freschi e crioconservando quelli in eccesso. Questi ultimi potranno essere utilizzati in un secondo momento qualora il trasferimento di embrioni freschi non si sia tradotto in una gravidanza. In alternativa, qualora il percorso di fecondazione in vitro abbia avuto successo, gli embrioni congelati potranno essere utilizzati in futuro nel caso in cui la coppia decida di avere altri figli.
Un patrimonio per il futuro
Secondo l’ultimo rapporto sulla fecondazione assistita presentato dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2017, in Italia nel 2015 sono stati formati in vitro 111.000 embrioni, fra questi oltre 34.000 – più del 30% – sono stati congelati in attesa di un ulteriore tentativo di concepimento. Un dato che registra un aumento, rispetto al 2013, di quasi 13.000 embrioni. Questi ultimi rappresentano un vero e proprio patrimonio per futuri concepimenti, anche perché, come abbiamo accennato, non esistono differenze sostanziali in termini di risultati fra l’impianto di embrioni freschi e quello di embrioni congelati.
Le stesse chance di successo
A confermare queste indicazioni sono due diversi studi pubblicati recentemente sul New England Journal of Medicine. La prima ricerca, condotta dalla Shandong University su un campione di 2157 donne al primo ciclo di fecondazione in vitro, ha evidenziato che non sussisteva differenza statistica rilevante sulle percentuali di successo del trattamento e nelle nascite fra le pazienti che avevano ricevuto embrioni congelati rispetto a quelle sottoposte all’ impianto dell’embrione fresco.
La nuova ricerca scientifica
I risultati ottenuti dallo studio della Shandong University sono stati successivamente confermati da un’ulteriore ricerca condotta dall’Università di Ho Chi Min City su un campione di 782 donne e pubblicata sempre sul New England Journal of Medicine. Questo nuovo studio, infatti, ha messo in evidenza come l’evoluzione dell’embrione e la percentuale di neonati sia pressoché identica fra donne che abbiano sostenuto l’impianto dell’embrione fresco e pazienti che invece abbiano fatto ricorso ad embrioni congelati. L’unica differenza attestata di rilievo, secondo i ricercatori, consiste nel fatto che quest’ultimo tipo di embrioni si rivela più adatto nel caso di donne affette dalla sindrome dell’ovaio policistico.
Un ulteriore “conferma italiana”
I risultati ottenuti da queste ricerche sono stati confermati, nel nostro paese, anche dalla Società italiana di Embriologia, Riproduzione e Ricerca. La Sierr, infatti, ha rilevato come le moderne tecniche di congelamento, rispetto alle quali IVI è la realtà più all’avanguardia nel panorama internazionale, siano sicure ed affidabili e consentano di conservare in maniera inalterata la qualità delle cellule. Per questo motivo non sussiste alcuna differenza di rilievo nell’ impianto degli embrioni qualora si faccia ricorso a procedure di vitrificazione invece di utilizzare ovociti od embrioni freschi.
Il congelamento nel caso di patologie oncologiche
Se sotto il profilo dell’evoluzione dell’embrione e delle future nascite non sussistono differenze rilevanti fra l’utilizzo di embrioni freschi e il ricorso a tecniche di vitrificazione, quest’ultime sono consigliabili qualora sia opportuno posticipare la gravidanza della paziente. In particolare, è consigliabile fare ricorso alla vitrificazione degli ovociti qualora la donna sia affetta da un tumore e stia per affrontare trattamenti farmacologici e terapeutici importanti come radioterapia o chemioterapia. In questi casi la possibilità di vitrificare gli ovociti consente di utilizzarli una volta conclusi questi cicli di terapie. Soltanto nel 2017 si sono registrati ben 369.000 nuovi casi di tumore e, ad oggi, nel nostro paese oltre 3.300.000 persone vivono con questa diagnosi che non preclude più la possibilità di diventare madre, a guarigione avvenuta.
Il programma di IVI per la preservazione delle fertilità
L’aumento delle diagnosi relative a patologie oncologiche, ma al tempo stesso l’incremento delle percentuali di sopravvivenza ha portato IVI fin dal 2007 a promuovere un programma di preservazione della fertilità dal titolo “Madre dopo il cancro, Padre dopo il cancro”, al quale hanno aderito 908 donne che hanno deciso di optare per la vitrificazione e che ha portato alla nascita di 25 bambini. Il ricorso al congelamento, in questi casi, si rivela opportuno anche per superare il possibile ricorso ad un’infertilità secondaria che può essere correlata all’utilizzo di farmaci e trattamenti indirizzati a contrastare la patologia oncologica. In particolare, fra le pazienti delle nostre cliniche che richiedono maggiormente questa tecnica vanno annoverare le donne con una diagnosi di tumore al seno.
Gli altri casi per i quali è consigliabile la vitrificazione
Oltre ai casi di patologie oncologiche, la vitrificazione è consigliabile anche qualora le pazienti si siano sottoposte, o debbano sottoporsi, a ripetuti interventi chirurgici alle ovaie, come nel caso di gravi forme di endometriosi. Inoltre, è opportuno far ricorso a questa tecnica qualora sia consigliabile effettuare il trasferimento embrionale in un ciclo diverso dalla stimolazione follicolare.
I risultati dello studio di IVI
La ricerca condotta dai nostri scienziati, pubblicata sulla rivista Fertility and Sterility, è stata realizzata con un avanzato sistema di time lapse e ha fornito informazioni rilevanti soprattutto in riferimento ai parametri della divisione embrionaria. Sono stati messi a confronto, in un lasso di tempo di oltre due anni, 631 cicli di ovodonazione effettuati con l’uso della vitrificazione e 1359 cicli realizzati in mediante l’utilizzo di ovociti freschi. La successiva evoluzione dell’embrione è stata analizzata attraverso un incubatore in time-lapse che ha consentito di valutare in tempo reale ogni fase: dalla divisione cellulare fino alla blastocisti. I risultati hanno confermato l’ipotesi iniziale ed evidenziato come non sussistano differenze di rilievo, in particolare per il buon esito della gravidanza, qualora si prediliga la vitrificazione all’impianto a fresco.
I dati clinici sul ricorso alla tecnica di vitrificazione
Questi recenti risultati, uniti alla diffusione sempre maggiore di esigenze personali o patologiche che spingono a posticipare la gravidanza, hanno portato a un notevole incremento delle richieste di vitrificazione degli ovociti. Il primo bambino partorito in seguito a tale processo è nato a Bologna nel 1999, Dal 2005 al 2014 sono stati crioconservati 228.000 ovociti (7.9% del totale degli ovociti prelevati) e dal 2005 al 2014 sono stati effettuati 25.813 cicli da scongelamento di ovociti. Un incremento che ha visto IVI come protagonista. Un recente studio, sempre pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility, ha attestato come dal 2007 al 2015 il ricorso a questa tecnica nelle nostre cliniche abbia mostrato un incremento del 500%: in questo arco temporale ben 1.468 pazienti si sono rivolte alle nostre strutture per sottoporsi a questi trattamenti e, dopo la scelta della vitrificazione, 137 hanno successivamente utilizzato gli ovuli vitrificati per dare avvio ad una gravidanza.
La scelta di una realtà sempre all’avanguardia
IVI, grazie ad un’esperienza quasi trentennale nel settore pma, è tra i più grandi centri per la riproduzione assistita al mondo. Sia nel caso di impianto di embrioni freschi, sia nell’ipotesi di impianto di embrioni congelati, la nostra realtà è in grado di garantire percentuali di successo senza paragoni. L’impiego di tecnologie sempre più avanzate, infatti, ci consente di migliorare costantemente l’indice di concepimento e di rispondere a tutte le esigenze dei nostri pazienti.
Il 90% delle donne che si sottopongono ad un trattamento di fertilità nelle nostre strutture raggiunge la gravidanza. I nostri esperti, in questi anni hanno consentito la nascita di più di 160.000 bambini. Inoltre, il 50% delle pazienti che decidono di sottoporsi a un percorso di fecondazione in vitro (ICSI) nei nostri centri, nonostante una storia di tentativi falliti presso altre realtà, riescono a concludere con successo una gravidanza.
4 commenti
Buongiorno, io e la mia compagna stiamo affrontando la tecnica icsi, vi chiediamo se una volta avvenuto il transfert degli embrioni, è possibile il congelamento di tutti, per poi attivare tutto a d Ottobre.
Buongirono Cesare, per maggiori informazioni può chiamare il numero 800 088 247 oppure compilare il modulo online “Contattaci” su ivitalia.it, per essere ricontattato da un nostro addetto. Grazie!
Buona sera io ho fatto gia 7 tentativi solo il sesto stato positivo icsi in vitro solo che la gravidanza sia fermato dopo 5 settimane aborto spostato non ho capito acora per che poi ho fatto il settimo tentativo con scongelamento ma negativo adesso facio la terapia per un altro pianto che mi ha rimasto 4 vocisti congelati e mi mete unu la volta no loso per che
Buongiorno Mirela, grazie per averci contattati. Queste domande devono essere rivolte al nostro team medico, che deve esaminare la sua storia clinica e cosa sia accaduto nei passati tentativi. Quindi le consigliamo di prendere un appuntamento con noi. Può chiamare il numero 800 088 247 oppure compilare il modulo online “Contattaci” su ivitalia.it, per essere ricontattata da un nostro addetto. Grazie!