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Aprile 10, 2019

Cos’è il congelamento degli ovociti?

Congelamento degli ovociti
Per il Comitato editoriale Blog IVI

Una soluzione per preservare la propria fertilità nelle ipotesi in cui sia necessario posticipare una gravidanza per scelta, necessità o qualora sia indispensabile sottoporsi ad un trattamento potenzialmente nocivo per la propria salute riproduttiva. Il congelamento degli ovociti è una tecnica di fecondazione assistita che consente la preservazione della fertilità in pazienti con una funzione ovarica a rischio  o qualora la decisione di differire la maternità nel tempo sia determinata da una scelta volontaria che non dipende dalle condizioni di salute. Questa procedura di pma è relativamente recente, in quanto la prima gravidanza ottenuta da ovociti scongelati risale al 1986, tuttavia in poco più di  trenta anni il progresso tecnico e tecnologico e l’introduzione della vitrificazione per il congelamento degli ovociti hanno consentito il raggiungimento di percentuali di gravidanza comparabili a quelle ottenute da ovociti freschi. Secondo una recente ricerca condotta da IVI ed intitolata “Ovocyte vitrification as an efficient option for elective fertility preservation” e pubblicata sulla prestigiosa rivista “Fertility and sterilty” negli ultimi anni il ricorso a questa procedura ha visto un incremento del 500% con un numero complessivo di 1.468 pazienti dal 2007 ad oggi.

Per quali pazienti è indicato il congelamento degli ovociti

Il congelamento degli oviciti, e nello specifico una tecnica come la vitrificazione, è indicato per quelle pazienti con una funzionalità ovarica a rischio. In questa categoria rientrano, in particolare, le donne che, in seguito ad una diagnosi di cancro o di una malattia autoimmune, devono essere sottoposte a un trattamento di chemioterapia o radioterapia. La riduzione della funzione ovarica, inoltre, può essere correlata alla necessità di un serie di interventi chirurgici all’ovaio per far fronte a patologie come l’endometriosi. Negli ultimi anni, inoltre, è sempre più diffusa la richiesta di ricorso a questa tecnica di fecondazione assistita per ragioni sociali. In questi casi la decisione di congelare i propri ovuli non dipende da una condizione di “rischio” per la funzionalità ovarica, ma è correlata alla libera scelta di rinviare la gravidanza in un periodo particolarmente fertile, mantenendo inalterati i livelli di fertilità. Il nostro Paese è la quarta realtà al mondo per numero di pazienti che fanno richiesta di congelamento di ovociti per motivi sociali.

Il congelamento nelle ipotesi di tumore

Una delle condizioni statisticamente più numerose che incidono sulla richiesta di far ricorso a questa tecnica di pma è sicuramente la diagnosi di un tumore. Gli studi scientifici, da questo punto di vista, hanno messo in rilievo come la radioterapia e la chemioterapia possono produrre effetti negativi sul potenziale riproduttivo, riducendo le possibilità di una gravidanza dopo il superamento di una patologia tumorale.  Una problematica evidenziata da uno studio norvegese che ha messo in relazione un campione di pazienti sottoposte a trattamenti antitumorali con un altro campione estraneo a pregresse vicende oncologiche. Questa ricerca ha evidenziato come il tasso di fertilità post-cancro sia notevolmente più basso rispetto alla media. In queste ipotesi il ricorso ad una tecnica come la vitrificazione degli ovociti potrà consentire alle pazienti di rinviare una futura gravidanza fino al superamento della malattia, mantenendo inalterata la capacità riproduttiva. Una scelta che negli ultimi 10 anni è stata adottata in Italia da 3159 donne che diagnosi di tumore. Per questa ragione IVI nel 2007 ha avviato il programma di Preservazione della fertilità per motivi oncologici dal titolo Padre dopo il cancro e Madre dopo il cancro: un piano che ha consentito a oltre 1200 pazienti di vitrificare i propri ovociti.

Il congelamento degli ovociti: le tecniche

Le tecniche di congelamento degli ovociti attualmente utilizzate sono due: una “classica” anche definita del “congelamento lento” e una implementata più recentemente e fondata su un congelamento “rapido” definita vitrificazione, chiamata in questo modo per l’aspetto trasparente (quasi simile al vetro) che assumono i materiali sottoposti a questa procedura. Secondo una ricerca condotta dall’American Society for Reproductive Medicine le cellule sottoposte a questa seconda tecnica hanno l’81% di probabilità di sopravvivenza, rispetto al 67% di quelle congelato con la tecnica classica.

La tecnica tradizionale

La procedura tradizionale prevede che gli ovociti, dopo uno specifico trattamento diretto a pulirli dal cumulo di cellule che li circonda (cumulo ooforo), siano prima immersi in apposite soluzioni chimiche e successivamente trasferiti in un congelatore biologico che in maniera graduale li porti ad una temperatura di -150°. Queste stesse cellule, successivamente, vengono immerse in azoto liquido a -196°. La procedura di scongelamento viene effettuata in maniera repentina per evitare che l’ovocita possa permanere per un lasso di tempo eccessivo a temperature “critiche” ed evitare cosi che all’interno della cellula si formino cristalli di ghiaccio in grado di arrecare danni alla zona pellucida, ossia la membrana che racchiude e protegge l’ovocita. Questa tecnica, inoltre, ha presentato nel corso del tempo anche altre criticità: una di queste dipende dall’accumulo, all’interno della cellula, dei componenti chimici contenuti nella soluzione preparata per la crioconservazione. Queste problematiche hanno portato i ricercatori a sviluppare nuove tecniche in grado di garantire un processo di congelamento più rapido e ridurre al minimo il tempo di esposizione della cellula a fattori esterni.

La vitrificazione degli ovociti

La vitrificazione degli ovociti, a differenza della tecnica appena illustrata, impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio che potrebbero causare danni alla cellula congelata. Questa procedura può essere realizzata attraverso diverse tecniche, la più avanzata fra queste è rappresentata dal “Cryotop”. I nostri centri sono stati i primi nell’ambito della pma a far ricorso a questa procedura che in pazienti con età inferiore a 35 anni consente di preservare gli ovociti nel 97% dei casi e garantisce indici di gravidanza del 65%.

Gli step della vitrificazione

Da un punto di vista generale la vitrificazione richiede in una prima fase una stimolazione ovarica mediante un trattamento ormonale. Dopo questo step gli ovociti vengono “aspirati” e trattati con sostanze crioprotettrici prima di essere immersi in nitrogeno liquido ad una temperatura di -196°. È importante precisare come non esiste un “limite di durata” nella conservazione degli ovociti. Questi potranno essere scongelati quando lo desideri la paziente nelle ipotesi in cui la vitrificazione sia stata effettuata per una scelta personale o quando cessi la causa di carattere patologico che abbia determinato la necessità di far ricorso a questa tecnica di preservazione della fertilità. Occorre precisare come nel caso in cui si faccia ricorso alla vitrificazione a causa di un evento di carattere tumorale è necessario considerare alcuni fattori essenziali come l’età, la funzionalità ovarica e il tempo a disposizione prima dell’inizio della chemioterapia e della radioterapia. La decisione di far ricorso a questa tecnica di fecondazione assistita, in queste ipotesi, deve essere concordata con l’oncologo. Gli ovociti congelati potranno poi essere utilizzati facendo ricorso ad una microiniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI): nella cellula scongelata viene iniettato un singolo spermatozoo; qualora la fecondazione abbia successo, l’embrione così ottenuto viene poi trasferito nell’utero della paziente.

L’efficacia della vitrificazione

Uno studio realizzato da IVI e dall’Università di Valencia pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility ha messo in rilievo come la qualità degli embrioni ottenuti in seguito ad una procedura di vitrificazione sia equivalente, sotto il profilo morfocinetico, a quella degli embrioni derivanti da una tecnica “a fresco”, ossia ottenuti mediante ovociti non congelati. L’analisi dello sviluppo embrionario è stata effettuata mediante un incubatore time-lapse che consente di monitorare “in presa diretta” ogni fase dell’evoluzione: dalla prima fase di divisione, fino allo stadio di blastocisti. Questa evoluzione qualitativa del processo di vitrificazione ha comportato, nel corso degli anni, un notevole incremento delle richiesta di questa procedura: dal 2005 a 2014 gli ovociti vitrificati sono stati complessivamente 228.000, mentre nello stesso periodo di tempo sono stati effettuati 25.813 cicli da scongelamento degli ovociti.

La nostra esperienza nell’ambito della preservazione della fertilità

IVI rappresenta la realtà più all’avanguardia a livello mondiale nell’ambito delle tecniche di pma. In particolare, i nostri scienziati hanno contribuito da protagonisti allo sviluppo di tecniche come la vitrificazione degli ovociti. I nostri esperti hanno consentito la nascita di oltre 160.000 bambini con percentuali di successo ineguagliabili: oltre il 90% delle coppie che si rivolge alle nostre cliniche riesce a coronare con successo il proprio sogno di genitorialità.

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