Le tecniche di preservazione della fertilità hanno rappresentato una svolta epocale nell’ambito della fecondazione assistita. Procedure come la vitrificazione degli ovociti e il congelamento della corteccia ovarica, infatti, hanno consentito di posticipare una gravidanza, qualora la necessità di prorogare il tempo della maternità sia determinata da terapie mediche, anche quelle di tipo oncologico o da motivi sociali e lavorativi. Un recentissimo studio condotto da IVI apre nuove frontiere anche questo settore. Secondo i nostri ricercatori, infatti, qualora il congelamento degli ovociti sia effettuato prima dei 35 anni di età, le probabilità di successo di una futura gravidanza sono superiori al 40% rispetto a una vitrificazione effettuata ad un’età più avanzata. Le tecniche di preservazione della fertilità realizzate dalle nostre cliniche hanno consentito dal 2007 ad oggi la nascita di 187 bambini.
La vitrificazione degli ovociti
La vitrificazione degli ovociti rappresenta il principale trattamento di preservazione della fertilità. Questa tecnica, a differenza delle tradizionali procedure di congelamento degli ovociti, permette di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio che possono rivelarsi dannosi per la sopravvivenza degli ovociti. Secondo le statistiche, infatti, la vitrificazione consente una sopravvivenza di oltre il 97% dei gameti e permette di raggiungere gli stessi risultati clinici ottenibili con una tecnica “a fresco”. Il processo di solidificazione viene realizzato trattando gli ovociti con sostanze crioprotettrici ed immergendoli in nitrogeno liquido ad una temperatura di 196 gradi sottozero. Questi potranno essere utilizzati in seguito, una volta venute meno le cause che hanno portato alla decisione o alla necessità di prorogare la gravidanza.
La crioconservazione degli ovociti in caso di tumore
Una tecnica essenziale per preservare la fertilità in caso di patologie di carattere oncologico. L’importanza di una procedura di fecondazione assistita come la vitrificazione degli ovociti è confermata anche da un documento dell’Istituto Superiore della Sanità che mette in evidenza come questa tecnica offra la possibilità di preservare il potenziale riproduttivo di donne costrette ad intraprendere un percorso di cura oncologico mediante chemioterapia o radioterapia. Questo tipo di terapie, infatti, possono determinare una distruzione molto consistente del patrimonio germinale e la soluzione più adeguata, per un futuro progetto di genitorialità, consiste nel crioconservare gli ovociti o l’intero tessuto ovarico prima delle terapie oncologiche. La preservazione della fertilità in caso di cure oncologiche è una tematica sempre più attuale, come confermato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica che ha evidenziato come in Italia ogni giorno siano diagnosticati almeno 30 nuovi casi di tumore in pazienti con un’età inferiore ai 40 anni. In uno studio ad hoc l’Associazione ha evidenziato come l’aumento di richieste di crioconservazione sia finalizzato a prevenire la comparsa di sterilità o infertilità secondaria derivante da trattamenti chemioterapici. Una problematica che, nel corso del tempo, ha assunto una rilevanza crescente sia per effetto del miglioramento della prognosi nei pazienti oncologici, sia a causa di un progressivo spostamento in avanti dell’età della prima gravidanza nei paesi occidentali.
La vitrificazione degli ovociti per ragioni sociali
Decidere di programmare una gravidanza grazie alla vitrificazione degli ovociti è un processo ancora più semplice. Una decisione così importante richiede spesso molto tempo e il procrastinare il momento in cui si sceglie di diventare mamma non è determinato soltanto da motivi di carattere patologico, ma può essere, giustamente, anche frutto di una scelta volontaria della donna che decide di posticipare la maternità per ragioni personali, che siano lavorative, sociali o semplicemente personali. In queste casi, il processo di vitrificazione prende il connotato terminologico di “social freezing”. Secondo una recente ricerca il numero delle donne che scelgono volontariamente di congelare i propri ovuli è in continuo aumento, ma soltanto il 7% di queste decide successivamente di utilizzare gli ovociti per una futura gravidanza.
Lo studio di IVI
La vitrificazione degli ovociti e la preservazione della fertilità sono i temi analizzati nel recentissimo studio dal titolo “Elective and onco-fertility preservation: factors related to IVF outcomes” condotto dalla Dott.ssa Ana Cobo, direttore dell’Unità di Criobiologia di IVI e pubblicato sulla prestigiosa rivista Human Reproduction. Questa ricerca, condotta su un campione complessivo di 6.332 donne, rappresenta lo studio più vasto pubblicato fino ad oggi sull’efficacia e la prognosi di tecniche di preservazione delle fertilità. IVI, infatti, rappresenta dal punto di vista numerico la realtà più importante al mondo nell’ambito della vitrificazione degli oviciti. Questa ricerca, nell’analizzare la problematica della conservazione della fertilità, fornisce anche fondamentali indicazioni statistiche sul rapporto fra percentuale di gravidanze ottenute per effetto del congelamento degli ovociti, età della donna che si sottopone alla vitrificazione e numero di ovociti crioconservati. In particolare, la ricerca si riferisce a un campione di pazienti che si distingue fra donne che hanno deciso di optare per il congelamento degli ovociti spinte da una scelta volontaria o da ragioni sociali (83,5% del campione) e pazienti che hanno fatto ricorso a questa tecnica di preservazione della fertilità per motivi oncologici, ed in particolare in presenza di un cancro al seno (16,5%).
La relazione fra età delle donne e successo nella vitrificazione
La ricerca effettua una comparazione fra i risultati della procedura di vitrificazione effettuata da donne con un’età inferiore a 35 anni e quelli ottenuti da pazienti over 35. In particolare, esiste una relazione diretta fra età e percentuale di successo di questa tecnica di preservazione della fertilità. Le donne di età inferiore ai 35 anni che decidono per ragioni sociali di far ricorso a questa procedura hanno un tasso di successo del 94% su un totale di 24 ovociti da vitrificare. Occorre rilevare che negli ultimi anni il numero di donne che hanno deciso di posticipare la gravidanza per motivi sociali utilizzando questa tecnica è più che quintuplicato, come attestato dalla Dott.ssa Cobo sulla rivista “Fertility and Sterility”. Le probabilità di successo, invece, diminuiscono con l’aumentare dell’età anagrafica. La ricerca, infatti, evidenzia che le pazienti con più di 35 anni, sempre con un numero di 24 ovociti vitrificati, hanno una probabilità del 50% di ottenere in futuro una gravidanza grazie a questa tecnica di fecondazione assistita.
L’età come indicatore principale della qualità degli ovociti
Secondo lo studio di IVI il “principale marker” della qualità degli ovociti è rappresentato dall’età. I nostri ricercatori, in particolare, hanno evidenziato come esista un rapporto inversamente proporzionale fra fattore anagrafico e percentuali di successo della vitrificazione. Minore sarà l’età, maggiore sarà la probabilità di una gravidanza futura ottenuta per effetto di questa tecnica di congelamento e viceversa. Questi risultati, in tal senso, rappresentano una realtà statistica di grande interesse nel campo della preservazione della fertilità e, in generale, nel settore della fecondazione assistita.
Le statistiche di IVI
I risultati dello studio sono frutto di una ricerca statistica sulle pazienti che, ai fini della preservazione della fertilità per ragioni sociali, hanno chiesto ai nostri centri di sottoporsi a un trattamento di vitrificazione degli ovociti. Secondo questi dati, oltre il 70% delle donne che fa ricorso a questa tecnica di fecondazione assistita per una scelta personale ha un’età superiore a 35 anni e più del 15% supera i 40 anni. Un dato che, invece, si presenta invertito nei casi preservazione della fertilità per motivi di carattere oncologico: in questi casi, oltre il 70% delle pazienti che fanno ricorso alla vitrificazione degli ovociti ha un’età inferiore ai 35 anni.
Dalla vitrificazione degli ovociti alla gravidanza
La ricerca di IVI ha anche preso in considerazione i casi nei quali le vitrificazioni degli ovociti sono state, in seguito, accompagnate da una richiesta di trattamenti per una gravidanza. Circa 700 pazienti, dopo essersi sottoposte al congelamento dei gameti, hanno richiesto successivamente un trattamento di fecondazione assistita. Questo iter in due fasi ha consentito la nascita di 187 bambini, fra i quali 162 derivanti da ovociti congelati per ragioni personali e sociali e 25 venuti al mondo da madri che hanno combattuto e superato una patologia oncologica.
La nostra esperienza per il vostro successo
IVI è il più grande gruppo di medicina riproduttiva al mondo con oltre 65 cliniche in 11 paesi. I nostri medici e scienziati rappresentano il top, a livello internazionale, nell’ambito della fecondazione assistita. Un’affermazione confermata dai numeri: le nostre cliniche realizzano oltre 22.000 trattamenti all’anno e consentono a 9 pazienti su 10 di realizzare il proprio sogno di genitorialità. In particolare, IVI in pochi anni è riuscita a conseguire un aumento del 6% dei tassi di gravidanza in pazienti con un’età compresa fra i 40 e i 44 anni e del 3% su donne di un’età compresa fra i 35 e i 39 anni. Tecniche come la fecondazione in vitro eterologa riescono a raggiungere un tasso di gravidanza cumulata vicinissimo al 100%. I nostri centri, inoltre, rappresentano un punto di riferimento a livello mondiale nell’ambito della vitrificazione degli ovociti: soltanto nel 2017, infatti, sono stati realizzati 4.277 trattamenti. Un dato che pone IVI ai vertici internazionali per questa tecnica.
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