Un ambito della medicina ancora poco conosciuto, nonostante i risultati in continua crescita e l’importantissima evoluzione scientifica. Questa la sintesi dello studio commissionato da IVI all’istituto di ricerca Ixè in materia di fecondazione assistita, che ha preso in considerazione un campione di 614 persone di entrambi i sessi con un range di età fra i 25 e i 44 anni.
Il 20% delle persone intervistate, ad esempio, ha dichiarato di non essere a conoscenza di una tecnica come il congelamento degli ovociti, mentre il 18% non crede che tale procedura sia effettuata nel nostro Paese. Un dato positivo riguarda, invece, la predisposizione a un eventuale trattamento qualora emergessero problemi di fertilità: il 51% del campione, infatti, in questo caso si è dichiarato favorevole a procedere alla fecondazione assistita.
Un altro risultato molto importante riguarda la fecondazione eterologa, rispetto alla quale si registra un aumento dell’interesse soprattutto per quanto concerne i soggetti che vanno dai 25 ai 44 anni.
La condizione in Italia
L’Italia a livello europeo detiene il primato di Paese con l’età più alta di pazienti che decidono di accedere per la prima volta a trattamenti di fecondazione assistita. Negli ultimi dieci anni, in particolare, si è registrato un boom degli over 40, che sono aumentati quasi del 15%.
Secondo la relazione trasmessa dall’Istituto Superiore della Sanità al Parlamento in materia di fecondazione assistita, nel caso di tecniche di PMA di secondo e terzo livello l’età media dei pazienti si attesta a 35,6 anni nel caso di donazione di seme, 41,5 anni nelle ipotesi di donazione degli ovociti e 40,6 anni nelle ipotesi di embrioni conservati.
La disciplina normativa italiana
Nel nostro Paese a disciplinare la procreazione medicalmente assistita è la legge 40 del 2004, che regola l’accesso a queste tecniche e stabilisce come, per risolvere i problemi di fertilità, sia possibile fare ricorso alla fecondazione assistita.
In particolare questa normativa stabilisce che “Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità” aggiungendo all’articolo 5 che “possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”.
Non esiste, da questo punto di vista, alcun limite anagrafico per accedere a queste tecniche, in quanto la frase “potenzialmente fertile” fa riferimento ad una condizione soggettiva che prescinde dall’età.
L’eliminazione del divieto di accesso alla fecondazione eterologa
Originariamente l’articolo 4 della legge 40 statuiva espressamente il divieto relativo alla fecondazione eterologa: “E’ vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”, negando di fatto la possibilità a migliaia di coppie di avere un bambino e costringendole a rivolgersi a cliniche all’estero.
Questo limite è stato superato nel 2014 dalla sentenza 162 della Corte Costituzionale che ha espressamente consentito il ricorso alla fecondazione eterologa in Italia. In particolare, i giudici hanno evidenziato come la decisione di avere un figlio per una coppia sterile o infertile riguarda una sfera intima e privata e non può subire limitazioni legislative, qualora la condotta non violi i valori costituzionali.
La Corte, inoltre, ha evidenziato come il divieto precedente violasse il diritto alla salute in quanto, nel caso di patologie che producono una disabilità, la legge avrebbe dovuto difendere il diritto e le garanzie delle coppie interessate.
Il significato di questo accesso alla fecondazione eterologa è ulteriormente esplicato dai giudici costituzionali. In particolare, è possibile fare ricorso a queste tecniche qualora “non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere” le cause di sterilità o infertilità e sia stato accertato il carattere assoluto delle stesse, dovendo siffatte circostanze essere documentate da atto medico”.
Le tecniche consentite nel nostro Paese e i divieti ancora esistenti
Oltre all’eliminazione del divieto di fecondazione eterologa, le previsioni della legge 40 hanno subito ulteriori modifiche per effetto di successivi interventi della Corte Costituzionale. In particolare è stato eliminato il limite massimo della produzione di tre embrioni e l’obbligo di impianto contemporaneo degli embrioni, considerato incompatibile con i principi di tutela della salute della donna. Attualmente nel nostro Paese persistono ulteriori limiti alla PMA.
Non è consentito, ad esempio, l’accesso alla fecondazione eterologa da parte delle coppie omosessuali o delle donne single. Così come, a differenza di moltissimi paesi come il Regno Unito, il Canada, la Danimarca, il Belgio e l’Australia, sussiste ancora il divieto alla maternità surrogata, ossia all’impianto dell’embrione ottenuto da una coppia nell’utero di un’altra donna.
Le evoluzioni nell’ambito della fecondazione eterologa
Le frontiere della fecondazione eterologa, dopo l’eliminazione del divieto da parte della Corte Costituzionale, si sono sempre di più allargate anche grazie al contributo dei nostri ricercatori, che hanno prodotto studi scientifici di enorme importanza.
La ricerca intitolata “Maternal Killer-cell Immunoglobulin-like Receptor (KIR) and fetal HLA-C compatibility in ART- oocyte donor influences live birth rate”, ad esempio, ha dimostrato come la selezione di una donatrice appropriata sia in grado di ridurre le ipotesi di fallimento dell’impianto in oltre l’85% dei casi di ovodonazione.
IVI: l’evoluzione medica e scientifica per la realizzazione del vostro sogno
IVI è la realtà leader in ambito mondiale nella medicina riproduttiva. Una leadership confermata, di anno in anno, dai risultati. Nei nostri centri tecniche di fecondazione eterologa come l’ovodonazione vantano percentuali di successo record: in particolare, al primo tentativo sussiste il 77% di probabilità di una gravidanza, una percentuale che sale addirittura al 99 % al terzo tentativo.
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