L’apparato riproduttivo femminile è costituito da un insieme di organi che, complessivamente e con funzioni diverse, presiedono al processo che porta ad una gravidanza. In particolare, questo è composto dalle ovaie, dalle tube di Falloppio e dall’utero. Quest’ultimo è deputato ad accogliere l’ovulo fecondato, a presiederne lo sviluppo e a fare uscire il feto nel momento in cui la gestazione giunge alla conclusione. La sua forma sembra ricordare quella di un cono con la punta girata verso il basso. Occorre precisare come nelle donne che non abbiano avuto bambini le sue dimensioni sono di circa 6-7 centimetri. Può accadere, che questo organo può essere posizionato in maniera anomala, in questo contesto si parla di utero retroverso quando questo è deviato all’indietro invece di essere posizionato in avanti. In passato si riteneva che l’utero retroverso potesse rendere complesso avviare una gravidanza o comunque comportare problemi al suo decorso, attualmente invece gli studi hanno attestato come questa condizione di per sé non comporti problematiche per il concepimento di un bambino o per il buon esito della gestazione.
Cos’è l’utero retroverso
In condizioni considerate come normali, l’utero ha una posizione nella cavità pelvica che viene definita come antiflessa o antiversa: il suo corpo, infatti, è inclinato in avanti sulla cervice e forma un angolo di circa 120 gradi (questa posizione viene definita antiflessione), mentre il collo realizza un angolo di 90 gradi con l’asse della vagina (si parla in questo caso di antiversione). In alcuni casi, però, a livello anatomico si verificano delle eccezioni rispetto a questa posizione che potremmo definire “standard”. Si è in presenza di un utero retroverso quando il collo o la cervice formano un angolo maggiore di 90 gradi con il dotto vaginale. In sostanza, se normalmente l’utero si posizione fra il retto e la vescica leggermente più in basso rispetto all’osso pubico, nel caso di utero retroverso questo si piega leggermente all’indietro e si appoggia all’intestino. Va sottolineato come in queste ipotesi non si tratti di una patologia per la quale è richiesto un intervento, ma semplicemente di una diversa posizione anatomica dell’utero nell’ambito della cavità pelvica.
I sintomi dell’utero retroverso
Nella maggior parte dei casi l’utero retroverso non comporta particolari disturbi e si caratterizza per l’assenza di sintomi. Questa condizione, infatti, in molti casi rimane silente fino al momento in cui non si effettua un controllo ecografico. I disturbi più frequenti correlati a questa conformazione sono eventuali dolori alla regione lombare che tendono ad essere più persistenti nel periodo che precede le mestruazioni o nel corso del ciclo. In alcune rare ipotesi possono anche verificarsi disturbi intestinali, stipsi o dolori nel corso dei rapporti sessuali.
Le cause dell’utero retroverso
Come abbiamo avuto modo di precisare, l’utero retroverso è una condizione che non assume carattere patologico, ma si configura come una particolare caratteristica anatomica che nella maggior parte dei casi non comporta alcuna problematica. Occorre rilevare come questa conformazione spesso sia presente fin dalla nascita, ma non è escluso che insorga anche successivamente per effetto di un pregresso aborto, di un intervento chirurgico, di un processo infiammatorio o nel caso di un polipo e un fibroma che per effetto delle relative aderenze comportino una modifica alla posizione dell’utero. Questa condizione, infine, può verificarsi progressivamente anche nelle donne con eccessiva magrezza.
Utero retroverso e gravidanza
Se in passato si riteneva che questa conformazione potesse comportare problemi di fertilità o disagi nel portare avanti una gestazione, studi attuali attestano come non sussista nessun impedimento o limitazione ad una gravidanza con utero retroverso. Anzi, recenti ricerche hanno messo in evidenza come, nella maggior parte dei casi, nel corso della prima gravidanza l’utero retroverso si riposizioni fisiologicamente nella variante più comune.
Rimanere incinta con utero retroverso
La presenza di un utero retroverso, dunque, non inficia la possibilità di rimanere incinta in quanto tale posizione non pregiudica la fertilità perché non si verifica una compromissione della capacità dello spermatozoo di raggiungere l’ovulo: sia studi anatomici, sia ricerche statistiche, hanno infatti evidenziato come non esista alcuna significativa differenza ai fini di una gravidanza fra donne che hanno un utero retroverso e soggetti con un utero antiverso. Tuttavia, occorre evidenziare che possono sussistere fattori contestuali alla retroversione tali da determinare difficoltà nel concepimento. Uno di questi casi è rappresentato dall’endometriosi ossia dalla presenza di frammenti di mucosa che rivestono la cavità uterina al di fuori della propria sede naturale. Una volta iniziata la gravidanza non vi è alcuna differenza sostanziale rispetto a quella portata avanti da una donna con utero antiverso. Durante le prime settimane la gestante potrebbe avvertire la sensazione di peso nel retto, ma con il passare del tempo occorre sottolineare come ad un aumento del volume dell’utero corrisponda anche un raddrizzamento dello stesso.
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