Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’infertilità è qualificata come una patologia che si manifesta per effetto dell’assenza di concepimento dopo un lasso di tempo di 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti. Una problematica che colpisce moltissime persone, tanto che recenti stime attestano come questa si manifesti in circa il 15% delle coppie. Le cause che determinano questa condizione possono riguardare entrambi i membri della coppia o ciascun partner. Secondo i dati registrati nel Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita i casi di infertilità femminile sono pari al 37,3% del totale, quelli di infertilità maschile raggiungono il 29,3%, le ipotesi in cui questo problema riguardi la coppia è pari al 17,6%, mentre i casi che non permettono di individuare una causa precisa (infertilità idiopatica) rappresentano una percentuale del 15,1%. Per quanto riguarda, nello specifico, i casi di infertilità riguardanti il partner maschile della coppia, secondo recentissime ricerche si tratta di un trend in costante aumento: negli ultimi 50 anni, infatti, la percentuale di spermatozoi per millilitro si sarebbe ridotta quasi del 50%.
L’infertilità maschile: i dati
Da un punto di vista generale, per infertilità maschile si intende la ridotta capacità riproduttiva dell’uomo determinata da un’insufficiente produzione di spermatozoi o dalla presenza di anomalie nel liquido seminale. Secondo recenti statistiche questa patologia coinvolge circa il 6-7% della popolazione maschile e una percentuale sempre maggiore di giovani. Questa crescita, sempre in progresso, è anche la conseguenza di una scarsa tendenza alla prevenzione. Secondo una ricerca condotta dall’Università La Sapienza oltre il 50% degli uomini rifiuta di sottoporsi a un controllo medico specialistico anche dopo una diagnosi di infertilità. Proprio la prevenzione, nelle ipotesi di infertilità maschile, ha un ruolo determinante. La Società Italiana di Pediatria, a questo riguardo, ha evidenziato come un bambino su tre possa presentare una condizione in grado di avere effetti negativi sulla sua futura fertilità.
Le cause dell’infertilità maschile
A livello esemplificativo e non esaustivo, le cause dell’infertilità maschile possono distinguersi in pre-testicolari, testicolari e post-testicolari. Fra le prime rientrano quelle alterazioni a livello organico ed hanno l’effetto di influire sulla produzione di ormoni che presiedono la funzione testicolare. In questa ipotesi rientrano, ad esempio, le alterazioni funzionali dell’ipofisi che incidono sulla produzione dell’FSH, un ormone che ha lo scopo di regolare la produzione degli spermatozoi. Fra le cause testicolari, invece, rientra il criptorchidismo, una patologia congenita che consiste nella mancata discesa di uno od entrambi i testicoli. Anche il varicocele, ossia l’ingrossamento delle vene testicolari con conseguente aumento della temperatura, può essere all’origine dell’infertilità maschile. Tra le cause post-testicolari rientrano, invece, quelle ipotesi in cui si verifichi un ostacolo al passaggio degli spermatozoi lungo l’apparato riproduttivo. Anche l’utilizzo di alcune categorie di farmaci, come quelli destinati a curare l’ipertensione ed il colesterolo, possono incidere in maniera negativa sulla fertilità. Un’ulteriore causa, da questo punto di vista, può essere rappresentata dalle abitudini personali: il fumo, l’alcool e uno stile di vita sedentario possono alterare le caratteristiche degli spermatozoi e ridurne la motilità.
I sintomi dell’infertilità maschile
Da un punto di vista generale occorre premettere come l’infertilità maschile non sempre si manifesti con sintomi precisi o definiti e che, anzi, spesso questa ha carattere puramente asintomatico. Una delle indicazioni più importanti, tanto da comportare la necessità di un controllo adeguato rispetto ad entrambi i membri della coppia, riguarda l’assenza di concepimento dopo un periodo di tempo di 12/24 mesi di rapporti non protetti. Fra i sintomi, comunque, più diffusi e che possono rappresentare una manifestazione delle cause può essere annoverato la presenza di gonfiore nella zona dello scroto o un ingrossamento del tessuto mammario. Un altro elemento che potrebbe comportare problemi di infertilità è rappresentato dalla presenza di una disfunzione erettile; in questa ipotesi, dietro consulto medico, la problematica potrebbe essere superata mediante il ricorso ad un adeguato trattamento farmacologico.
Le indagini da effettuare per la diagnosi di infertilità maschile
Qualora si siano manifestati sintomi di infertilità maschile o, comunque, nell’ipotesi in cui sia decorso un periodo di uno o due anni di tentativi non protetti senza che si sia verificato un concepimento, è necessario far ricorso ad una visita andrologica per accertare la presenza di una causa di infertilità. L’esame più importante, da questo punto di vista, è rappresentato dall’analisi del liquido seminale, che consente di accertare le caratteristiche qualitative e quantitative degli spermatozoi e, di conseguenza, la presenza di eventuali problematiche. Un altro screening raccomandato è rappresentato dalla diagnostica ormonale relativa al dosaggio di ormoni come FSH, LH e testosterone. Un’alterazione nella produzione degli stessi, infatti, può influire sulle potenzialità di concepimento. Un altro esame fondamentale consiste nell’ecodoppler scrotale o testicolare, che consente di accertare le caratteristiche dei testicoli, di individuare eventuali patologie o la presenza di lesioni. Infine, occorre rilevare come un’importante percentuale di casi di infertilità maschile abbia carattere idiopatico, ossia non consenta l’individuazione di una causa specifica, ma sia ad esempio correlata a fattori esterni come lo stile di vita, la presenza di infezioni croniche o cause genetiche non note.
IVI: un alleato contro l’infertilità maschile
I nostri centri rappresentano l’avanguardia mondiale nella medicina riproduttiva, grazie anche all’impiego di tecniche e strumentazioni evolute ed una continua e costante attenzione per il paziente. Uno dei trattamenti più adeguati per far fronte all’infertilità maschile è rappresentato dall’ICSI, ossia l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi. Una procedura che prevede l’inserimento dello spermatozoo vivo nell’ovulo mediante una speciale cannula e consente di superare problematiche come la presenza di un basso numero di spermatozoi o la sussistenza di problemi relativi alla morfologia o la motilità spermatica. Qualora, inoltre, non siano presenti spermatozoi nell’eiaculato è possibile procedere ad una biopsia testicolare e successivamente all’ICSI.
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