La contraccezione è l’insieme delle tecniche che possono essere utilizzate per evitare il verificarsi di una gravidanza. L’obiettivo, da questo punto di vista, consiste nel controllare in maniera temporanea e reversibile la riproduzione. I metodi contraccettivi possono intervenire prima del rapporto sessuale o durante il rapporto sessuale per impedire la fecondazione. Fra i primi, uno dei più diffusi è rappresentato dalla spirale anche chiamata IUD (Intra Uterine Device, dispositivo intrauterino). Questo sistema è rapidamente reversibile, con effetti indesiderati molto ridotti e facilmente utilizzabile, ma non protegge dalle malattie a trasmissione sessuale. Inoltre, pur essendo un metodo contraccettivo con un’efficacia elevata e duratura quest’ultima ha una percentuale di fallimento che oscilla fra lo 0,8% e l’1%. Dopo una flessione intorno agli anni ’80, la spirale è tornata ad essere una delle opzioni contraccettive più diffuse a livello globale. Secondo recenti statistiche, la IUD è utilizzata da oltre 160 milioni di donne nel mondo, mentre in Italia il suo impiego è in continua crescita. Attualmente ne fanno ricorso quasi 150.000 donne e negli ultimi anni, secondo la Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia, la richiesta è cresciuta costantemente del 70% al mese.
La spirale: una panoramica generale
La spirale è un sistema anticoncezionale che consiste in un dispositivo di plastica che varia dai 20 ai 35 millimetri a forma di T da posizionare all’interno dell’utero. Da questo punto di vista è opportuno distinguere, in base alle modalità di funzionamento, due tipologie principali di IUD: quella ormonale e quella in rame. La prima comporta il rilascio di una piccola quantità di progestinico (lo stesso ormone presente nelle pillole anticoncezionali) che ha la funzione di inspessire il muco cervicale e, di conseguenza, di impedire il passaggio dello sperma e rendere inadatta la mucosa dell’endometrio ad accogliere l’uovo. In alcuni casi il rilascio di questo ormone può comportare anche l’interruzione dell’ovulazione. La spirale in rame, invece, comporta il rilascio di ridotte quantità di rame, con l’effetto di modificare la composizione dei fluidi e quindi impedire la sopravvivenza degli spermatozoi. L’azione del minerale, inoltre, ha l’effetto di modificare l’ambiente rendendolo sfavorevole all’impianto dell’uovo.
L’inserimento e la durata
L’inserimento della IUD deve essere effettuato da un ginecologo che prima dell’applicazione sottopone la paziente a un’anamnesi, a un test di gravidanza, a un PAP-test per escludere la presenza di infezioni e ad un’ecografia per accertare la tipologia di spirale più adatta. La spirale può essere inserita in qualsiasi fase del ciclo, ma per un’efficacia immediata occorre che questa venga inserita nei primi sette giorni. Le spirali in rame hanno un’efficacia di 7-8 anni, mentre quelle che contengono progesterone hanno una durata che varia dai 3 ai 5 anni sulla base della quantità di ormone contenuta.
Vantaggi e svantaggi della IUD
Sia la spirale ormonale, sia quella in rame hanno dei vantaggi che le accomunano. Queste, infatti, non comportano interferenze con l’equilibrio endocrino, non richiedono ulteriori precauzioni per prevenire una gestazione, possono essere agevolmente rimosse qualora si desideri una gravidanza. La spirale con progesterone, inoltre, permette una riduzione del flusso mestruale. Fra gli svantaggi della spirale uno dei più frequenti consiste nella possibilità che questa venga espulsa dall’utero durante le mestruazioni. Non sono rari i casi di sanguinamento irregolare soprattutto nei primi 3-5 mesi. Inoltre, non è escluso un rischio di infezioni, comunque molto ridotto, nelle prime settimane successive all’inserimento. Uno fra gli svantaggi più importanti della spirale consiste nel fatto che, nonostante l’elevata efficacia contraccettiva, possano verificarsi gravidanze indesiderate in circa l’1% dei casi.
La gravidanza nonostante la spirale
Secondo una ricerca dell’American Congress of Obstetricians ad Gynecologists la IUD è uno dei sistemi più efficaci di controllo delle nascite e ha un tasso di fallimento inferiore all’1%. Le possibilità di rimanere incinta con la spirale dipendono da alcuni fattori e circostanze. È stato accertato come nel 5% delle donne durante il primo anno di impiego può verificarsi uno scivolamento parziale o totale della IUD dall’utero. Questa ipotesi, spesso, si verifica senza che la donna riesca ad accorgersene. Per questa ragione è opportuno un controllo, almeno mensile, del suo corretto inserimento. In alcune ipotesi, seppur molto rare, la IUD può muoversi all’interno dell’utero e penetrare il tessuto uterino. In questi casi viene meno l’efficacia contraccettiva ed è necessario procedere ad una rimozione ed alla sostituzione della stessa. Inoltre, se le spirali di rame sono immediatamente efficaci nel prevenire una gravidanza, quelle ormonali proteggono in maniera immediata soltanto se inserite nei primi sette giorni del ciclo, mentre nel caso contrario è necessario attendere un periodo variabile fra sette e dieci giorni. Il mancato rispetto di questa accortezza determina un aumento esponenziale delle possibilità di rimanere incinta con la spirale.
La IUD e la gravidanza extrauterina
La gravidanza extrauterina si verifica quando l’ovocita fecondato si ferma nella tuba, nelle ovaie o nella cavità addominale invece che nell’utero. In molte ipotesi è difficile risalire alle cause che abbiano determinato questa condizione. Gli studiosi ritengono, però, che fra le ipotesi che possono determinare una gravidanza extrauterina sia da annoverare anche l’utilizzo di dispositivi intrauterini come la spirale. In particolare, recenti ricerche hanno evidenziato come la IUD possa triplicare il rischio di questo evento rispetto agli anticoncezionali orali. Nel caso di spirale ormonale la percentuale di rischio è 6/7 volte più alta.
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