Una delle tecniche di pma più diffuse e richieste in Europa è quella dell’ovodonazione. Questa procedura di fecondazione eterologa si caratterizza per l’utilizzo di ovuli di una donatrice che vengono fecondati dagli spermatozoi della coppia per dar vita ad embrioni che verranno trasferiti nell’utero della ricevente per avviare una gravidanza. In Italia, soltanto di recente, grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2014, è stato superato il divieto alla fecondazione eterologa prevista dalla legge 40. Se il nostro Paese, quindi, vive una fase di “rodaggio” da questo punto di vista, in molte Nazioni europee la donazione degli ovociti è una realtà concreta e diffusa da decenni. Negli ultimi anni, infatti, a livello europeo si continua a registrare un costante e continuo aumento nel numero dei cicli di ovodonazione che ormai si attestano intorno ai 30.000 l’anno, un dato che è più che raddoppiato rispetto al 2005. Le norme che disciplinano questa tecnica di pma, però, differiscono da Stato a Stato, soprattutto per quanto concerne i profili della donatrice e della ricevente. Infatti, sono rimasti pochi Paesi europei, come la Germania e l’Austria, che continuano a vietare questa procedura.
L’ovodonazione in Spagna
Fra i Paesi europei più all’avanguardia in questo campo c’è sicuramente la Spagna. La legislazione iberica sulla pma, in particolare, è diventata una pietra di paragone per molti altri Stati. Soltanto nel 2014 sono stati eseguiti complessivamente più di 156.000 trattamenti completi di fecondazione assistita e tra le tecniche più richieste nei nostri 28 centri spagnoli spicca l’ovodonazione. La normativa offre un ampio spettro di garanzie alle pazienti che decidano di far ricorso a questa procedura di fecondazione eterologa: la donazione è assolutamente anonima e volontaria e l’iter di selezione della donatrice è rigoroso sia sotto il profilo dell’età (superiore ai 18 anni ma inferiore ai 35) sia per quanto riguarda l’assenza di malattie genetiche nel quadro clinico e familiare della volontaria. Inoltre, secondo la disciplina spagnola, dal punto di vista legale è considerato genitore del bambino soltanto chi riceve gli ovuli.
L’ovodonazione in Gran Bretagna
In Gran Bretagna la normativa consente la donazione di ovociti, ma, a differenza della Spagna, dal 2005 è stato abolito l’anonimato per le donatrici. Il nascituro, una volta compiuto il diciottesimo anno d’età, ha diritto di essere informato dell’identità di chi ha effettuato la donazione. A differenza di altri Paesi, inoltre, l’accesso alla donazione è consentito anche alle coppie omosessuali. Entrambi i partner, in questo caso, sono riconosciuti come genitori legali del bambino.
La legislazione francese
La donazione degli ovociti in Francia dal punto di vista giuridico è stata assimilata alla fecondazione omologa. L’ovodonazione, come avviene in Spagna, è assolutamente gratuita ed anonima. Per la normativa francese soltanto la ricevente – che non deve avere un’età superiore ai 40 anni – è considerata legalmente come madre del bambino. Le donazioni, però, non possono avvenire “a fresco”, ma devono essere precedute da un periodo di osservazione di sei mesi. Un ulteriore elemento richiesto alla donatrice è che questa abbia un’età fra i 18 e i 38 anni e abbia già avuto dei figli.
La normativa belga
In Belgio possono accedere alla pma (omologa ed eterologa) sia le coppie sposate o conviventi eterosessuali od omosessuali, sia le donne single. Il limite di età per essere sottoposte ad un trattamento di ovodonazione è di 47 anni. Come in Spagna e in Francia la donazione degli ovociti è gratuita ed anonima. Tuttavia, è possibile superare il vincolo dell’anonimato nel caso in cui vi sia un accordo fra ricevente e donatrice, che non può avere comunque un’età superiore ai 37 anni.
L’ovodonazione in Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia
Le normative finlandesi, danesi e quella svedese sono speculari. Le previsioni legislative di questi paesi nordeuropei consentono l’accesso alla fecondazione eterologa sia alle coppie eterosessuali (sposate o conviventi), sia a coppie lesbiche, sia a donne single. In particolare, la donazione di ovociti è consentita in maniera gratuita ma non anonima. È previsto, infatti, un registro di donatrici e al compimento dei 18 anni di età il bambino nato tramite questa procedura può chiedere di conoscere l’identità della donatrice. La legislazione norvegese, invece, è meno liberale e prevede maggiori restrizioni: possono accedere alla pma soltanto coppie sposate o conviventi stabilmente, mentre la fecondazione eterologa è consentita soltanto nel caso di sterilità maschile o qualora l’uomo sia affetto da una malattia ereditaria.
La disciplina greca
Fra il totale anonimato e la previsione del diritto di conoscere l’identità della donatrice esiste una terza via, quella greca. In Grecia possono far ricorso alla fecondazione eterologa le coppie coniugate o conviventi e le donne single. Generalmente la normativa prevede l’anonimato, tuttavia è possibile accedere in qualsiasi momento alle informazioni relative alla donatrice qualora queste si rivelino necessarie per ragioni di salute del bambino.
Gli Usa e l’ovodonazione
Dopo aver presentato le principali caratteristiche normative relative all’ovodonazione in Europa, è opportuno anche fare un accenno a quanto accade oltre oceano. Nell’ordinamento statunitense, al grande sviluppo delle tecniche di procreazione assistita, non ha fatto da contraltare una disciplina giuridica organica. Infatti, non esiste un profilo normativo comune a livello nazionale, perché ogni Stato si fonda su regole e leggi proprie. Occorre, però, rilevare come complessivamente gli USA si contraddistinguano per una posizione ampiamente liberale nell’ambito della pma. L’accesso all’ovodonazione in molti Stati è consentito anche a donne single o coppie lesbiche e, spesso, la donatrice riceve un compenso per gli ovociti. I cittadini statunitensi, inoltre, possono scegliere le realtà cliniche migliori grazie a una legge approvata dal Congresso del 1992, che impone ad ogni centro di procreazione assistita di comunicare le proprie percentuali di successo all’agenzia federale statunitense per la tutela della salute.
L’ovodonazione nelle strutture IVI
I centri IVI, grazie all’esperienza pluridecennale nel settore, hanno contribuito alla creazione della più grande rete di donazione degli ovociti al mondo. Ogni anno le nostre 70 cliniche dislocate in 13 Paesi accolgono pazienti di oltre cento nazionalità. Un traguardo raggiunto grazie ai risultati: le nostre strutture vantano una percentuale di gravidanze con donazione di ovuli al terzo tentativo del 97%. Un’ulteriore garanzia è rappresentata dal fatto che, secondo le nostre procedure, alla ricevente è associata soltanto una donatrice. Un elemento che, insieme all’anonimato e all’assenza di liste di attesa, rendono la nostra realtà la più all’avanguardia a livello mondiale nell’ovodonazione.
Non è più possibile commentare.