Si tratta di una tecnica di laboratorio che può migliorare le possibilità di gravidanza nei casi in cui ci sia una bassa qualità embrionaria (alterazione della zona pellucida), un’età elevata della donna, precedenti fallimenti di FIV e transfer di embrioni vitrificati.
Proprio in riferimento a quest’ultimo caso, è stato presentato e premiato all’11th congresso ASEBIR, lo studio “Assisted hatching as an alternative to improve results in blastocysts with spontaneous collapse evaluated by time-lapse system” diretto dal Dr. Meseguer.
La ricerca parte dall’assunto che circa il 20% degli embrioni collassa durante lo sviluppo embrionale riducendo significativamente il loro potenziale di impianto, ma grazie all’utilizzo dell’Assisted Hatching è possibile aumentare il tasso di gestazione di questi embrioni al 60%.
L’Assisted Hatching: come si fa?
Durante un trattamento di FIV l’Assisted Hatching se necessario, viene effettuato in terza giornata dello sviluppo embrionale. Questa tecnica, consiste nel praticare un piccolo foro sulla zona pellucida, ovvero sulla membrana esterna che avvolge l’embrione. Il foro aiuterà gli embrioni a schiudersi e svilupparsi più facilmente.
Esistono tre possibili tecniche per praticare questa piccola incisione, ma la più utilizzata è certamente l’eclosione con laser, in questo caso il foro viene realizzato grazie a pochi microimpulsi.
La Ricerca
Utilizzando sistemi di time-lapse durante la fase della cultura embrionale, è stato osservato che circa il 20% degli embrioni collassano durante il loro sviluppo. Questo implica la separazione di più della metà delle cellule del tropoctoderma dalla zona pellucida, tale evento riduce significativamente il potenziale di impianto degli embrioni.
In questo contesto, lo studio del Dott.re Meseguer ha mostrato un aumento significativo dei tassi di gestazione (dal 48% al 60%) nel gruppo di embrioni che collassano durante lo sviluppo e subiscono l’Assisted Hatching (AH) dopo la devitrificazione. Tale dato equipara il loro potenziale di impianto ad altri embrioni che non collassano durante il loro sviluppo.
È possibile rilevare automaticamente e con precisione questo fenomeno di collasso grazie agli incubatori Time-Lapse e all’intelligenza artificiale, tecnologie necessarie per individuare gli embrioni con un potenziale riproduttivo inferiore sui quali è indicato utilizzare la cova assistita.
L’AH sta emergendo come una tecnica da incorporare nella routine dei laboratori di fecondazione in vitro, con l’obiettivo di migliorare i tassi di gestazione e di impianto, migliorando in definitiva i risultati dei pazienti nei loro processi di riproduzione assistita.
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