Gravidanza dopo un raschiamento. E’possibile?
L’interruzione di gravidanza è un’evenienza piuttosto comune, si calcola che in genere riguardi il 15/20% delle gravidanze clinicamente diagnosticate. Spesso avviene nelle prime otto settimane della gestazione, quando può accadere che la donna non sia ancora consapevole di essere gravida.
Spesso in caso di aborto, si rende necessario quello che abitualmente viene definito “raschiamento”, al fine di pulire interamente la cavità uterina.
Questa tecnica porta con sé molte domande nella donna, che spesso si chiede se possa essere possibile avere una gravidanza dopo un raschiamento o se debbano essere prese delle precauzioni particolari.
Ma cosa si intende realmente con il termine “raschiamento”? E in che cosa consiste questa procedura?
Il Raschiamento – cosa è e quando viene effettuato
Il raschiamento dell’utero, detto anche raschiamento ginecologico o esame della cavità uterina, è l’intervento più comunemente eseguito dal ginecologo e consiste nell’asportazione della mucosa che riveste il canale cervicale e la cavità uterina. Ha finalità diagnostiche e terapeutiche.
In ostetricia, in occasione di una gravidanza, il raschiamento viene effettuato allo scopo di asportare il prodotto del concepimento o per rimuovere resti abortivi o residui placentari. In questo caso, è più correttamente indicato con i termini, rispettivamente, di svuotamento e di revisione uterina.
Tecnica di raschiamento
La paziente è in anestesia generale sul lettino ginecologico; si disinfettano i genitali esterni e la vagina. Si disinfetta l’orifizio uterino esterno e quindi si afferra il labbro anteriore della cervice con due pinze di Collin.
In genere si procede al raschiamento dell’endocollo prima della dilatazione del canale cervicale, con un piccolo cucchiaio tagliente, seguendo il senso delle lancette dell’orologio. Successivamente si dilata il canale cervicale introducendo il primo dei dilatatori di Hegar, che sono di diametro progressivo. Il raschiamento inizia da un angolo tubarico e procede poi sistematicamente interessando le pareti laterali, anteriore e posteriore.
Complicazioni a seguito di un raschiamento
Secondo alcuni manuali di medicina, le complicazioni post raschiamento uterino possono verificarsi durante l’intervento o insorgere dopo qualche giorno o essere rilevate a distanza di tempo. Le complicazioni che possono verificarsi sono di varia natura:
- Complicazioni immediate – Durante l’intervento si possono verificare: la lacerazione del collo, a opera della pinza che afferra il labbro anteriore, e la perforazione traumatica dell’utero. Altra complicazione è rappresentata dall’eventuale disseminazione di cellule neoplastiche.
- Complicazioni precoci – L’infezione della cavità uterina o del tessuto cellulare pelvico compare clinicamente a distanza di qualche giorno dall’intervento.
- Complicazioni tardive – In alcune pazienti, a distanza del raschiamento uterino, può verificarsi una riduzione del flusso mestruale o l’insorgenza di una condizione di sterilità legata alla formazione di sinechie endouterine (sindrome di Asherman).
Rischi di una gravidanza a seguito di un raschiamento
Come detto in precedenza, una donna che si sottopone a raschiamento, oltre a confrontarsi con la ovvia forte componente emotiva, si chiede quali danni possa provocare un raschiamento e se esso possa pregiudicare il suo successivo desiderio di rimanere incinta dopo un raschiamento.
In realtà un raschiamento di norma non intacca la funzionalità uterina. Alcuni testi di medicina consigliano di aspettare due cicli mestruali perché l’ovulazione torni alla normalità. L’OMS afferma invece che sarebbe opportuno indicativamente attendere 6 mesi prima di riprovare a cercare una gravidanza.
Fecondazione Assistita e Sindrome di Asherman
Le difficoltà possono presentarsi in caso di Sindrome di Asherman, ovvero quella condizione per cui si verifica la presenza di sinechie, o aderenze, intrauterine, che occludono più o meno completamente la cavità uterina e/o il canale cervicale.
Uno studio realizzato recentemente da IVI Barcellona, ha messo in evidenza l’efficacia dell’utilizzo delle cellule madri del midollo osseo per la rigenerazione del tessuto endometriale, che può essere utile per aiutare le pazienti con Sindrome di Asherman a ottenere la gravidanza tanto desiderata, tramite fecondazione assistita.
Ovviamente, ogni paziente ha una storia a sé e sarà il medico, dopo una attenta valutazione, a considerare se sia opportuno procedere con un trattamento di procreazione medicalmente assistita oppure se sia necessario ricorrere ad altre soluzioni.
Trattamenti di fecondazione assistita
La riproduzione medicalmente assistita consiste nell’insieme delle tecniche e dei trattamenti atti al fine di permettere una gravidanza in coppie con problemi di infertilità.
In Italia ormai il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è estremamente frequente. Si calcola infatti che negli ultimi 6 anni siano più del 20% gli italiani che si sono rivolti a strutture in cui vengono praticati trattamenti di pma.
Sicuramente, il superamento avvenuto nel nostro Paese di alcuni ostacoli legislativi che non rendevano possibili alcuni trattamenti di fecondazione assistita, ha permesso a molte più coppie di pensare alla pma per poter coronare il proprio sogno di avere un bambino e, soprattutto, di avvalersi di tecniche innovative.
Effettuare un trattamento di pma in IVI
In IVI vengono effettuati trattamenti di fecondazione assistita con tecniche all’avanguardia e metodi innovativi. Come gruppo, puntiamo sull’innovazione e sulla ricerca continua, al fine di permettere ai pazienti di usufruire di tecniche di ultima generazione.
Presso le cliniche IVI viene fatta una valutazione di tutta la storia clinica dei pazienti e della coppia nel suo insieme, al fine di capire quale sia il trattamento di fecondazione assistita più efficace da intraprendere. In prima visita, il medico valuta non solo la storia clinica, ma anche lo storico dei precedenti trattamenti di procreazione medicalmente assistita a cui una coppia può essersi sottoposta. Il medico stesso può in seguito decidere di richiedere degli esami aggiuntivi che possano essere necessari al fine di avere un quadro più completo della storia di infertilità della coppia.
Emozioni relative a un trattamento di fecondazione assistita
Spesso, iniziare un trattamento di fecondazione assistita, può comportare la necessità di confrontarsi con un misto di emozioni, che possono affiorare nel momento in cui una coppia si trova di fronte a un problema di infertilità inaspettato.
Paura, emozione, gioia, incertezza, sono solo alcune delle sensazioni che i pazienti che si approcciano alla pma affrontano prima e durante il trattamento. Inoltre, molto spesso alcuni pazienti si sono già sottoposti in passato ad uno o più trattamenti di fecondazione assistita, non andati a buon fine. Questo quindi comporta una maggiore frustrazione e sfiducia nella possibilità di poter un giorno coronare il desiderio di diventare genitori.
Per questo motivo IVI ha voluto creare un nuovo programma chiamato IVI Baby, con lo scopo di offrire ai propri pazienti la tranquillità e la sicurezza di raggiungere il proprio obiettivo e di veder nascere il proprio bambino. Con IVI BABY, infatti, se la gravidanza non dovesse terminare con la nascita di un bambino, IVI procederà a restituire quanto speso. In questo modo IVI vuole impegnarsi offrendo al paziente un programma che permette di accompagnarlo verso la nascita del bambino.
IVIRMA – un gruppo di successo
Dopo la fusione nel 2017 con il gruppo americano RMANJ, IVI ad oggi vanta di più 70 cliniche in 13 Paesi. Grazie a questo nuovo sodalizio, è stato effettuato un notevole salto in avanti in termini di perfezionamento delle tecniche utilizzate per eseguire i vari trattamenti di fecondazione assistita, permettendo quindi al gruppo di offrire non solo la garanzia al paziente di essere nelle migliori mani e di essersi affidato al gruppo con i migliori tassi di successo, ma anche di avere la sicurezza di veder nascere il proprio bambino.
FONTI
“Enciclopedia Medica Italiana”, USES 1984
OMS
https://ivi.es/notas/las-celulas-madre-posibilitan-el-embarazo-en-pacientes-con-atrofia-endometrial/
“Ginecologia e Ostetricia”, F.M. Bombelli – M.T. Castiglioni – Società Editrice Esculapio, 2014.
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