L’aborto spontaneo, secondo una definizione fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è l’interruzione della gravidanza entro le 22 settimane di gestazione. L’OMS precisa che rientra in questa ipotesi anche la diagnosi di una morte fetale prima delle 22 settimane a prescindere dal momento in cui poi si verifichi l’espulsione del feto. Questo termine temporale preciso è definito per indicare che questo evento si verifica, comunque, quando il feto non ha ancora raggiunto uno sviluppo tale da consentirgli di sopravvivere al di fuori dell’utero senza aiuti artificiali. In moltissimi casi questo evento si può verificare anche prima che la donna abbia consapevolezza di essere incinta. È molto frequente infatti, che l’aborto spontaneo, si verifichi durante il corso dei primi tre mesi di gravidanza. Non sono rari i casi, inoltre, nei quali questo evento si verifica entro il primo mese e rischia di essere confuso con una normale mestruazione.
Le statistiche sull’aborto spontaneo
L’aborto spontaneo, secondo l’American College of Obstetricians and Gynecologists, è la forma più diffusa di interruzione della gravidanza. Secondo alcune stime recenti, i ricercatori ritengono che questo evento si verifichi nel 26% delle gravidanze. Inoltre, nella maggior parte dei casi, l’interruzione della gestazione si verifica nel corso del primo trimestre, mentre questo rischio diminuisce progressivamente dopo la 12esima settimana di gestazione, diminuendo progressivamente di settimana in settimana. Le probabilità che una gravidanza diventi un aborto spontaneo aumentano con l’avanzare dell’età. Il rischio di aborto spontaneo dopo i 35 anni, intatti, aumenta e dopo i 40 anni avviene in una gravidanza su tre. Una buona parte degli aborti interni rimane inspiegata, ma alcuni studi genetici sui prodotti dei concepimenti abortiti hanno mostrato che il 49% di essi era patologico, in particolare per le malattie cromosomiche, nei casi di 3 o più aborti consecutivi (cosiddetto aborto ricorrente). Anche l’età paterna gioca il suo ruolo, infatti secondo alcuni studi le donne che avviano una gravidanza con uomini di età maggiore di 40 anni possono essere a più alto rischio di un aborto spontaneo.
Le principali cause di aborto: una panoramica generale
Le cause dell’aborto spontaneo possono essere molteplici, anche se non è sempre riconducibile ad un’origine ben precisa. Da un punto di vista generale è possibile distinguere fra cause genetiche, anomalie uterine e cause generiche attribuibili a una condizione fisiologica del feto o della gestante.
Le cause genetiche
Secondo recenti statistiche, l’aborto spontaneo nel 70% dei casi è determinato da cause imputabili all’ovocita, ossia ad alterazioni, spesso di matrice genetica, che colpiscono l’ovulo fecondato e ne rendono impossibile lo sviluppo. In queste ipotesi il prodotto del concepimento non ha le caratteristiche funzionali per avere un adeguato sviluppo. Questi casi si verificano, in particolare, nel primo trimestre di gravidanza e in molti casi sono rappresentate da alterazioni che coinvolgono l’embrione, soprattutto a carico del sistema nervoso o di altri organi interni. In alcune ipotesi queste colpiscono i villi coriali o la placenta.
Nella maggior parte dei casi si tratta di alterazioni a livello cromosomico già presenti nello spermatozoo o nell’ovulo che possono prodursi sia durante il processo di maturazione, sia durante il processo di fecondazione, sia nel corso della fase di divisione dell’ovocita fecondato. Le anomalie nel numero di cromosomi vengono definite aneuploidie, cioè alterazioni del numero dei cromosomi rispetto a quello standard che derivano da un’alterazione nella separazione dei cromosomi durante la formazione dei gameti e sono quasi sempre letali per il feto che viene abortito; nei casi in cui le anomalie sono compatibili con la vita, sono associate a specifiche condizioni (come la sindome di Down, trisomia 18, trisomia 13, ecc).
Nel 6% delle ipotesi la problematica riguarda la struttura dei cromosomi. Una recente ricerca condotta dall’Imperial College of London ha posto attenzione, in particolare, al fattore maschile. I ricercatori, mettendo a confronto il DNA degli spermatozoi nelle ipotesi di aborto spontaneo con quello di gravidanze andate a buon fine, hanno rivelato come nel primo caso siano più frequenti i danni alla struttura del gamete maschile.
Le anomalie uterine
Un’altra causa ricorrente di aborto spontaneo è rappresentata dalle anomalie uterine o cervicali. La presenza di un utero setto, ossia di un setto fibroso nella cavità uterina che può arrivare fino al collo od occupare parzialmente la cavità, può impedire all’embrione lo sviluppo. Anche la presenza di aderenze uterine, utero fibromatoso o una cervice anormale o debole possono influire sul buon esito di una gravidanza. Sebbene la maggior parte delle donne sia asintomatica, è possibile, sulla base del difetto da cui si è affette, identificare diversi tipi di sintomi. Le anomalie ostruttive posso portare a sintomi quali:
- amenorrea primaria (assenza della comparsa della prima mestruazione)
- dolore pelvico ricorrente
- dismenorrea progressiva
- presenza di massa pelvica.
Le anomalie uterine non ostruttive (ad esempio l’utero setto e l’utero dismorfico a T) hanno maggiori probabilità di essere correlate a infertilità e complicanze della gravidanza; talvolta esordiscono con dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) come nel caso di setti vaginali longitudinali. Tramite un’ecografia tridimensionale (3D) è possibile avere uno standard di riferimento non invasivo per una corretta diagnosi delle malformazioni uterine, perché fornisce un’immagine evidente dei contorni interni ed esterni dell’utero e rende più riproducibile la valutazione della morfologia uterina, grazie alla possibilità di ottenerne misurazioni riproducibili e comparabili, oltre ad essere meno invasiva rispetto ad altre modalità diagnostiche radiologiche e chirurgiche comunemente utilizzate (risonanza magnetica, laparoscopia, isteroscopia).
Le cause materne generali
Anche le condizioni di salute o cliniche di una donna possono influire sull’esito della gravidanza. In particolare, all’origine di un aborto spontaneo possono esserci cause sistemiche come carenze di vitamina A, C ed E, la contrazione di malattie infettive come la rosolia, l’herpes o un’infezione da cytomegalovirus, le cardiopatie e le malattie relative al sistema metabolico come il diabete. Fra le cause generali possono anche intervenire disturbi cronici come l’ipotiroidismo, l’ipertiroidismo e l’ipertensione. La gravidanza è anche associata a modifiche dell’equilibrio emostatico con incremento della concentrazione di molti fattori della coagulazione, ecco perché la presenza di trombofilia (ereditaria o acquisita) può causare trombosi venose nel corso della gestazione, e può causare complicanze ostetriche come appunto aborto ricorrente, morte intrauterina del feto, preeclampsia grave, distacco intempestivo di placenta e iposviluppo fetale idiopatico grave.
Anche la presenza di malattie autoimmuni e la presenza di anticorpi nel sangue materno possono compromettere l’impianto dell’embrione, provocando aborti o ritardi nella crescita fetale. Può accadere che l’aborto sia causato da un rigetto immunologico dell’embrione dovuto a una reazione immunitaria materna contro gli antigeni embrionali paterni. Aborti spontanei ripetuti dovuti ad alterazioni del sistema immunitario materno incidono in circa il 10% dei casi di fallimento dell’impianto.
I sintomi dell’aborto spontaneo
I sintomi dell’aborto spontaneo, soprattutto se questo avviene nelle prime settimane di gravidanza, non sono sempre evidenti e spesso nel primo periodo possono essere confusi con le mestruazioni. Infatti, la sintomatologia più diffusa relativa a un’interruzione di gravidanza comprende perdite di sangue, crampi ed episodi dolorosi simili a quelli mestruali. Le perdite ematiche, da questo punto di vista, si caratterizzano per essere abbondanti o continue per la presenza frequente di coaguli. Occorre precisare, però, che in molti casi la gravidanza può comportare delle perdite, soprattutto nel primo periodo, senza che queste siano predittive di un aborto spontaneo. È opportuno, comunque, sottoporsi a una visita ginecologica per valutare la reale natura di questi episodi. In particolare, il medico dopo l’anamnesi della paziente procederà a un’ecografia per valutare lo stato della gravidanza.
IVI: la nostra esperienza al vostro servizio
Nei casi di aborto spontaneo, alla coppia che desidera diventare genitori può essere consigliato il percorso di ovodonazione. Le nostre cliniche, da questo punto di vista, rappresentano l’eccellenza a livello mondiale nella tecnica dell’ovodonazione. Risultati clinici certificati evidenziano per questa tecnica una percentuale cumulativa di gravidanza dopo tre tentativi ciclo, nei nostri centri, è pari al 99%.
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