La gravidanza extrauterina, come indica lo stesso termine, si verifica quando la gravidanza non si sviluppa nell’utero, come dovrebbe avvenire normalmente, ma l’ovocita fecondato si ferma nella tuba o, in casi più rari, nelle ovaie o nella cavità addominale. Si tratta di un evento che si verifica statisticamente in una percentuale di casi che oscilla fra l’1% e il 2% con un rischio proporzionalmente maggiore determinato dall’avanzare dell’età. Spesso l’embrione non riesce ad arrivare alla cavità uterina a causa delle alterazioni del diametro e della parte interna della tuba che ne impediscono il passaggio. La gravidanza extrauterina è destinata ad interrompersi nelle prime settimane di attesa, normalmente mediante un aborto spontaneo. Generalmente, un episodio simile non compromette future gestazioni, ma qualora l’evento abbia determinato la necessità di un intervento chirurgico alla tuba, incidendo sulla fertilità, la soluzione più opportuna per coronare il proprio sogno di genitorialità è quello di optare per la fecondazione assistita.
La gravidanza extrauterina: come si verifica
In una gravidanza normale l’ovulo viene fecondato all’interno della tuba e il relativo embrione percorre la tuba stessa per raggiungere l’utero in un arco di tempo variabile fra i 5 e i 10 giorni. Possono, però, verificarsi dei casi in cui la gravidanza non si sviluppa nell’utero: in queste ipotesi si parla di gravidanza ectopica. La forma più frequente, in questi casi, è la gravidanza extrauterina. Questa si verifica qualora l’embrione non riesca a completare il percorso vero l’utero e si impianti nella tuba che, non potendone sostenere la crescita, subisce delle lacerazioni. In altri rari casi (meno del 10%) l’embrione può impiantarsi nel collo dell’utero (gravidanza ectopica intrauterina), nelle ovaie o nell’addome (gravidanza addominale).
Le cause della gravidanza extrauterina
Le cause che determinano una gravidanza extrauterina sono spesso eterogenee, complesse e variabili e in molti casi appare decisamente difficoltoso risalire all’identificazione di un singolo elemento scatenante. Un indicatore adeguato, da questo punto di vista, può essere rappresentato dai sintomi iniziali. In generale si effettua una distinzione fra cause anatomiche e ormonali. Tuttavia, è opportuno precisare come la risposta ad episodi esterni sia strettamente soggettiva e variabile da donna a donna.
Le cause anatomiche
Fra le cause anatomiche che in maniera più frequente sono correlate ad una gravidanza extrauterina la più determinante dal punto di vista statistico (oltre il 40% dei casi) è la presenza di una salpingite, cioè un’infezione che può colpire una od entrambe le tube di Falloppio. In quest’ipotesi, si verifica un’alterazione della mucosa che riveste le tube e che, di conseguenza, incide sul processo di passaggio dell’ovulo fecondato verso l’utero. In alcuni casi la gravidanza extrauterina può essere determinata anche da precedenti chirurgici, come nel caso di appendicectomie, nella zona pelvica che hanno portato alla formazione di aderenze a livello tubarico. Anche le infezioni batteriche più gravi possono rappresentare un importante fattore di rischio. Anche le lesioni alle tube determinate da endometriosi possono portare a un tale effetto. Inoltre, occorre precisare come l’incidenza della gravidanza extrauterina sia maggiore in donne che hanno già avuto esperienze simili pregresse. Un altro fattore che può determinare questo evento può essere rappresentato da un’alterazione della normale struttura anatomica delle tube.
Le cause di natura ormonale
Anche le alterazioni dei normali livelli ormonali possono avere un’incidenza su un simile evento. In particolare, un eccesso di estrogeni o di progesterone può avere l’effetto di incidere sul passaggio dell’embrione dalla tuba all’utero. In questa ipotesi, infatti, l’interferenza ormonale può compromettere la capacità della tuba di spingere l’embrione o può determinare una modifica del tempo di maturazione dello stesso embrione.
I sintomi iniziali
Se in alcuni casi possono verificarsi dei sintomi iniziali che rappresentano un “campanello d’allarme” per una gravidanza extrauterina, in altre ipotesi – seppur meno frequenti – questo evento può presentarsi in maniera asintomatica e può essere scoperta in occasione di controlli di routine. Il primo sintomo che può emergere consiste nell’assenza di ciclo mestruale. In generale fra i sintomi iniziali più frequenti rientrano i dolori addominali e le perdite ematiche. I primi possono interessare l’area del basso ventre e avere un progressivo, manifestandosi inizialmente come lievi per poi aumentare di intensità. Questi dolori sono collegati alla dilatazione della tuba sulla quale si impianta l’embrione. Allo stesso modo anche le perdite ematiche, che possono erroneamente essere confuse con mestruazioni, possono inizialmente essere di lieve entità per poi aumentare con il decorso del tempo. La gravidanza extrauterina può anche manifestarsi attraverso un dolore alle spalle oppure mediante crampi o una sensibilità accentuata su un lato del bacino. Si tratta di sintomi che, nella maggior parte dei casi, possono manifestarsi anche in una gravidanza normale, per questa ragione è sempre consigliabile rivolgersi a un ginecologo.
La diagnosi
La gravidanza extrauterina può essere scoperta tramite una visita ginecologica con un’ecografia transvaginale. Questo esame è generalmente accompagnato anche da un esame del sangue finalizzato a valutare livelli di beta-HCG. La tempestività della diagnosi è un elemento determinante, perché può consentire di evitare ulteriori complicazioni. Infatti, la tardività nella scoperta può avere come conseguenza la rottura della tuba e rendere necessario un intervento chirurgico. Occorre, però, precisare che spesso da un primo esame ecografico non è possibile evidenziare con certezza una gravidanza extrauterina. In questi casi si parla di “gravidanza a localizzazione sconosciuta”, una circostanza generalmente determinata dalla presenza di una camera gestazionale di ridotte dimensioni.
I possibili interventi
Una gravidanza extrauterina, generalmente, è destinata ad interrompersi spontaneamente nel corso delle prime settimane. Nella maggior parte dei casi (circa il 70%) si verifica un aborto spontaneo nel primo mese. Dal punto di vista medico, nell’ipotesi di un impianto di questo tipo, si segue una procedura a tre fasi. La prima fase “di attesa” è finalizzata a valutare, attraverso controlli clinici quasi, se la gravidanza extrauterina possa interrompersi spontaneamente.
Il trattamento farmacologico
Qualora quest’ipotesi non si verifichi e la gravidanza sia ancora in una fase iniziale, si passa al trattamento medico attraverso la somministrazione di un farmaco, il metotrexate, che ha la funzione di bloccare la replicazione cellulare. Questa terapia è considerata efficace anche per preservare le caratteristiche dell’utero in vista di future gravidanza.
La terapia chirurgica
Nel caso in cui la gravidanza extrauterina sia ad uno stadio avanzato, o qualora l’approccio farmacologico si riveli inefficace, è necessario procedere a un intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’operazione non invasiva effettuata in laparoscopia con piccole incisioni. Sono molto più rare le ipotesi in cui sia necessario arrivare all’asportazione totale o parziale della tuba. La diagnosi precoce tempestiva, comunque, consente di ridurre le probabilità di un intervento chirurgico.
Le conseguenze sulla fertilità
Se una gravidanza extrauterina si interrompe spontaneamente, senza alcun danneggiamento della tuba, generalmente sono esclusi futuri problemi di fertilità. Tuttavia, come già precisato, il rischio relativo a un tale evento è di circa 7-9 volte maggiore nelle donne che lo hanno già sostenuto. La fertilità può risultare compromessa nei casi in cui la donna abbia una sola tuba e sia necessario procedere chirurgicamente alla sua asportazione. In quest’ultima ipotesi e qualora la paziente abbia già subito più di una gravidanza extrauterina è consigliabile far ricorso alla fecondazione in vitro.
La forza dei risultati di IVI
Ivi, in questo campo, è la realtà numero uno al mondo. Soltanto nel 2016, le nostre cliniche in tutto il mondo hanno realizzato 12.876 cicli di FIV. Il tasso di gravidanza al terzo tentativo raggiunge una percentuale di gravidanza che lambisce il 90%. Inoltre, nove coppie su dieci che si rivolgono ai nostri specialisti per risolvere i propri problemi di fertilità riescono a coronare il proprio desiderio di genitorialità. IVI, inoltre, ha predisposto un programma di sostegno psicologico che ha l’obiettivo di supportare le pazienti e sostenerle nell’adozione di una decisione.
4 commenti
Tengo delle perdite e non mi veniva il ciclo da 2 mesi e mi fa male la pancia o fatto il test un mese fa non incinta cosa sara
Buongiorno Antonella, purtroppo non è possibile fare una diagnosi, se non dopo una visita. Il suo medico ginecologo, tramite un’attenta analisi e conoscendo la sua storia, saprà darle indicazioni. Grazie e buona giornata!
Salve, io ho fatto il test il giorno stesso che doveva venirmi il ciclo ed e stato positivo, poi il giorno dopo quindi ad un giorno di ritardo la beta era ª distanza di 4 giorni 190 poi dopo 3 giorni 390 e l’ultima dopo 5 giorni 1.300. Ultimo ciclo il 24 dicembre da premettere che ho un ciclo irregolare varia dai 30 ai 22 ai 28 ecc. Alla prima visita dopo la beta 1.300 il dottore non ha visto nulla nemmeno la camera gestazionale è normale?
Ciao Sofia, ti consigliamo di rivolgere dubbi o domande ai nostri esperti in fertilità.