Un sogno che può essere realizzato dopo aver vinto la più dura delle battaglie. Se in precedenza sembrava molto difficile portare avanti una gravidanza dopo un tumore al seno, oggi grazie ai progressi nell’ambito dell’oncologia e della medicina riproduttiva questa possibilità è una realtà concreta. In particolare, recentissimi studi scientifici hanno evidenziato come una gestazione, dopo un episodio di carcinoma mammario, non incida sul ritorno della malattia. Allo stesso modo, la storia clinica pregressa della madre non comporta effetti negativi per il figlio. Il carcinoma, però, può provocare lo sviluppo di un’infertilità secondaria per effetto dei trattamenti medici e farmaceutici somministrati per contrastare la malattia. In seguito ad un tumore, infatti, può verificarsi una riduzione del numero di follicoli o problemi relativi alla funzionalità delle ovaie, delle tube e dell’utero. In queste ipotesi, però, un supporto può essere offerto dalla medicina riproduttiva e da trattamenti come la crioconservazione o il congelamento della corteccia ovarica che possono consentire una preservazione della fertilità.
Il tumore al seno: incidenza e statistiche
Il cancro al seno, secondo le statistiche, è la tipologia di tumore più diffusa fra le donne con un’età inferiore ai 40 anni. Ogni anno, in questo range d’età, sono oltre 50.000 le nuove diagnosi di carcinoma mammario, con una tendenza in continuo aumento: basti pensare che nel 2015 i casi di tumore al seno erano 48.000, mentre nel 2018 questa malattia ha colpito 52.800 donne. Questo incremento, però, non ha comportato un aumento del dato relativo alla mortalità, anzi quest’ultima si continua sensibilmente a ridurre di circa l’1% ogni anno. Occorre, comunque, precisare come fra le donne il tumore della mammella rappresenta quasi il 30% delle neoplasie diagnosticate in totale.
Il ruolo determinante della diagnosi precoce
Uno dei fattori determinanti per la costante e continua riduzione della mortalità nel caso di diagnosi di carcinoma mammario è rappresentato, oltre che dal progresso della medicina oncologica, anche dalla diagnosi precoce. Quest’ultima può consentire una maggiore efficacia del trattamento e permettere di valutare la possibilità di far ricorso ad una tecnica di preservazione della fertilità prima delle cure. Numerosissimi studi, infatti, hanno dimostrato come lo screening mammografico consenta una riduzione della mortalità e permetta un maggiore ventaglio di opzioni terapeutiche.
La gravidanza dopo il tumore al seno
Una gravidanza dopo il tumore al seno non determina un aumento del rischio della recrudescenza della patologia. Un’affermazione sulla quale, recentemente, sembra convergere la maggior parte della comunità scientifica. Uno studio presentato all’American Society of Clinical Oncology, il più rilevante convegno mondiale dedicato all’oncologia, ha messo in evidenza che se nelle donne con un precedente tumore ER-positivo (con molti recettori per gli ormoni femminili) la gravidanza non determina un aumento delle probabilità di recidiva, in quelle con tumore ER-negativo la gestazione sembrerebbe addirittura avere un fattore protettivo. Un’affermazione confermata anche da uno studio condotto dall’Ospedale di Macerata e dall’Istituto Europeo di Oncologia su un campione di 1.200 donne di età inferiore ai 50 anni sopravvissute a un cancro. Secondo questa ricerca non esistono rischi nella gravidanza dopo un tumore al seno correlati alle modificazioni ormonali proprie della gestazione. Il campione di pazienti, infatti, è stato seguito per 10 anni dopo la diagnosi e si è riscontrato come in termini di recidiva non vi sia stata alcuna differenza fra chi ha dato alla luce un bambino e chi, invece, non ha avuto una gravidanza.
Le difficoltà di una gravidanza dopo il tumore e la fecondazione assistita
Fino a pochi anni fa la diagnosi di un carcinoma mammario sembrava escludere la possibilità di una futura gravidanza a causa dell’effetto delle terapie oncologiche e radiologiche sulle ovaie e in generale sulla fertilità. Grazie ai progressi della medicina riproduttiva oggi, invece, è possibile realizzare il proprio sogno di genitorialità. La paziente oncologica, infatti, può fare ricorso alle tecniche di preservazione della fertilità come la crioconservazione e il congelamento della corteccia ovarica.
La crioconservazione degli ovociti
Le tecniche di preservazione della fertilità consentono, una volta diagnosticato un tumore al seno, di posticipare la maternità nel tempo. In particolare, prima di sottoporsi ad una chemioterapia o ad una radioterapia le pazienti possono decidere di procedere alla crioconservazione degli ovociti o al congelamento della corteccia ovarica. La crioconservazione, soprattutto nella forma della vitrificazione, permette di preservare gli ovuli ottenuti per effetto di una stimolazione ovarica ed utilizzarli una volta concluse le terapie oncologiche e radiologiche. Per effetto di questa procedura, le probabilità di una gravidanza ex post rimangono le stesse di quelle che sussistevano al momento della vitrificazione. La rilevanza di questa tecnica è stata anche confermata dall’Istituto Superiore di Sanità che ne ha messo in evidenza l’importanza ai fini della preservazione della fertilità.
Il congelamento della corteccia ovarica – I follicoli presenti nella corteccia ovarica rischiano di diminuire, anche in maniera drastica, per effetto della chemioterapia o della radioterapia. Per evitare questa riduzione prematura è possibile procedere al congelamento di una parte della corteccia, che verrà nuovamente trapiantata una volta concluse le terapie oncologiche. In questo modo è possibile mantenere appieno la funzionalità endocrina ed evitare gli effetti di una possibile menopausa precoce.
L’impegno di IVI per una maternità dopo il tumore
L’impegno e l’attenzione di IVI per la preservazione della fertilità nel caso di patologie oncologiche ha portato la nostra realtà a promuovere un programma gratuito chiamato “Madre dopo il cancro, padre dopo il cancro”, al quale hanno aderito ben 908 donne che hanno deciso di affidarsi alla vitrificazione degli ovociti per preservare la propria fertilità. Grazie a questo programma, fino ad oggi, sono nati 25 bambini. IVI, inoltre, è il precursore di una tecnica di vitrificazione come il “Cryotop”, che consente di raggiungere indici di gravidanza pari al 65%. Un traguardo che rende reale un sogno che prima appariva come impossibile.
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