Ormone antimulleriano: cos’è
Una sorta di “orologio biologico”, prodotto sia dal corpo maschile che da quello femminile che consente di valutare, con un semplice prelievo del sangue, l’indice di fertilità di ogni donna adulta. L’ormone antimulleriano è una glicoproteina che viene prodotta nell’uomo dai testicoli e nella donna dai follicoli. La concentrazione dello stesso varia in base al sesso: se nei bambini è molto alta nei primi anni d’età per poi diminuire progressivamente, nelle bambine rimane a bassi livelli fino all’età puberale e poi aumenta progressivamente, fino a stabilizzarsi in età adulta e azzerarsi con la menopausa. Qualora in età fertile i valori dell’ormone antimulleriano siano bassi, questo potrebbe essere un indice di insufficienza ovarica primaria, mentre nell’uomo possono indicare ipogonadismo e disordini dello sviluppo sessuale. Al contrario, qualora i valori siano particolarmente alti, possono indicare la presenza della sindrome dell’ovaio policistico o, nei casi più gravi, una neoplasia.
La funzione dell’ormone antimulleriano
L’ormone antimulleriano negli individui di sesso maschile ha la funzione di impedire la formazione di organi genitali femminili attraverso la regressione dei dotti di Müller. Nelle bambine, invece, la ridotta concentrazione dell’ormone dopo la nascita consente lo sviluppo del dotto di Müller dal quale si verranno a formare l’utero e le ovaie e in un secondo momento la sua presenza permette la sopravvivenza dei piccoli follicoli in via di sviluppo, inibisce l’eccesiva stimolazione follicolare da parte dell’FSH e funge da regolatore della produzione estrogenica follicolare. La sua produzione inizia dalla trentaseiesima settimana di vita fetale e continua senza interruzioni (ma con una curva prima crescente e poi decrescente) fino alla menopausa. L’ormone antimulleriano viene prodotto dai follicoli ovarici e il suo valore è un indicatore della fertilità femminile perché consente di valutare il numero dei follicoli primordiali residui.
L’ormone antimulleriano: a cosa serve misurarlo
Il valore dell’ormone antimulleriano consente di effettuare una stima della riserva ovarica. I valori dell’AMH, infatti, subiscono una riduzione contestualmente alla diminuzione dei follicoli e, in questo modo, possono essere utilizzati come un indice per valutare la riserva ovarica della donna. Quest’ultima può essere considerata come il patrimonio ovocitario presente in un determinato momento ed ha un valore inversamente proporzionale al decorso dell’età: è massima (circa 6-7 milioni di ovociti) intorno alla ventesima settimana di gestazione e si riduce progressivamente con il decorso del tempo.
Alcuni studi recenti condotti dall’Istituto nazionale francese di salute e ricerca medica pubblicati sulla rivista Nature Medicine, inoltre, hanno messo in evidenza una possibile connessione fra la sindrome dell’ovaio policistico e l’ormone antimulleriano. (Secondo il team di ricercatori d’Oltralpe questa patologia può trasmettersi al feto prima della nascita e può essere correlata a un’eccessiva esposizione nell’utero all’AMH). La recente letteratura scientifica rileva come le donne che soffrono di questa patologia hanno dei valori di AMH superiori del 30% rispetto a quelli normali.
Come si misura l’ormone antimulleriano
Per accertare i valori dell’ormone antimulleriano è sufficiente un semplice esame del sangue in qualsiasi periodo del mese, perché non subiscono variazioni nel corso del ciclo mestruale. Generalmente queste analisi vengono prescritte per accertare lo stato di menopausa, per valutare le condizioni delle ovaie in fase di sviluppo, per “misurare” la riserva ovarica e la funzione ovarica nel caso di sindrome dell’ovaio policistico, oltre che per altri scopi medici. Nell’ambito della fecondazione assistita, il valore dell’AMH consente di valutare il tasso di fecondazione e permette di avere indicazioni sul numero e la qualità degli embrioni. Inoltre, l’ormone antimulleriano, qualora i valori siano particolarmente alti, può essere utilizzato come un marker tumorale per alcuni tumori ovarici. Infatti, alcune neoplasie ovariche causano una variazione dei livelli di questo ormone nel sangue e ne determinano una maggiore concentrazione.
I valori di riferimento dell’ormone antimulleriano
Come abbiamo visto i valori dell’AMH variano da persona a persona in base al sesso e all’età. Normalmente negli uomini
- Se l’età è inferiore ai due anni questi si attestano a 14-466 ng/ml,
- tra i due e i dodici anni di età, la concentrazione media è di 7,4-243 ng/ml,
- in età adulta decresce fino ad arrivare a 0,7-19 ng/ml.
L’andamento, invece, è opposto nelle donne:
- in età inferiore ai due anni il valore limite è 4,7 ng/ml,
- fra i due e i dodici anni questo è inferiore a 8,8 ng/ml,
- tra i tredici e i quarantacinque anni è di 0,9-9,5 ng/ml,
- superati i 45 anni inferiore a 1,0 ng/ml.
Ormone antimulleriano basso
Se i valori dell’ormone antimulleriano dovessero risultare alti, potrebbero fungere da indicatori della sindrome dell’ovaio policistico o, nei casi più gravi, segnalare l’eventuale presenza di un tumore ovarico. Mentre se i valori dell’ormone antimulleriano sono bassi, tale dato potrebbe essere indice di un’insufficienza ovarica primaria o, comunque, possono consentire di valutare una progressiva riduzione della fertilità. Per la definizione di un quadro completo, da questo punto di vista, è opportuno accompagnare l’esame di questi valori a una valutazione specialistica diretta anche ad accertare i livelli di estradiolo, testosterone, progesterone e FSH. In generale, comunque, nella ricerca di una gravidanza con metodi naturali più è basso il livello di AMH, più difficile ottenere una gravidanza, per il ridotto numero di follicoli a disposizione.
L’ormone antimulleriano e la fertilità
I valori dell’ormone antimulleriano, oltre a consentire di valutare la riserva ovarica, sono particolarmente utili nei casi in cui si decida di procedere alla procreazione medicalmente assistita. Lo studio del livello dell’AMH, in questi casi, consente di valutare in maniera adeguata il protocollo di stimolazione e la concentrazione farmacologica più adatta al singolo caso e, di conseguenza, permette di creare una terapia “ad hoc” personalizzata in grado di massimizzare i risultati in base alle condizioni della paziente. Secondo recenti studi, in particolare, le donne con valori di AMH più alti hanno una migliore risposta alla stimolazione ovarica e, di conseguenza, oltre ad ottenere un maggior numero di ovociti. Nel dettaglio, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Fertility&Sterility, è stata dimostrata una correlazione fra il livello di AMH e il numero di ovociti recuperati. I ricercatori, da questo punto di vista, hanno concluso come l’ormone antimulleriano sia il miglior marker per predire la risposta ovarica alla stimolazione. Gli scienziati ritengono, in questo senso, che l’AMH sia un indicatore migliore anche rispetto all’età anagrafica.
La preservazione della fertilità nel caso di livelli bassi di AMH
Qualora i livelli di AMH siano bassi, a testimonianza di una flessione della riserva ovarica, ma non si ha il desiderio di gravidanza, è possibile far ricorso a una tecnica di preservazione della fertilità. Queste procedure di pma consentono di posticipare nel tempo la maternità, non determinando una riduzione significativa della capacità di ottenere una gravidanza in futuro. Fra queste tecniche la più diffusa è la vitrificazione degli ovociti. IVI è la realtà più all’avanguardia a livello mondiale in queste procedure, grazie anche a tecniche come il “Cryotop” che consente indici di sopravvivenza degli ovociti fino al 97% e indici di gravidanza del 65%. Inoltre, occorre precisare, che una volta congelati gli ovociti possono essere conservati per tutto il periodo desiderato, senza alcun limite di tempo per iniziare il percorso che porterà ad una gravidanza.
IVI: la realtà più all’avanguardia
I bassi livelli di AMH possono essere indice, come abbiamo visto, di un’insufficienza ovarica precoce. La nostra realtà rappresenta il vertice a livello mondiale nell’ambito della fecondazione assistita: attualmente i nostri centri sono presenti in Italia, Spagna, Panama, Cile, Brasile, Portogallo e UK. In seguito alla fusione con la statunitense RMANJ, IVI è diventato anche a livello strettamente numerico il più grande gruppo di riproduzione assistita al mondo con 75 cliniche in 9 paesi. I nostri specialisti sono protagonisti dei più importanti congressi internazionali e vantano oltre 450 articoli nelle principali riviste specializzate. La conferma di questo livello di expertise sono i risultati: con una percentuale di gravidanza del 95% al terzo tentativo di FIV-ICSI e del 99% nel caso di fecondazione eterologa con donazione di ovociti. Le nostre cliniche sono anche all’avanguardia nei trattamenti diretti alla preservazione della fertilità, ed in particolare nel prelievo e conservazione degli ovuli per l’uso in futuro in modo tale da poter decidere il momento più adeguato per avere figli non riducendo le probabilità di una gravidanza.
14 commenti
Dopo quanto tempo di aver preso l’ultima confezione di pillole, posso fare gli analisi si AMH, estradiol-17 beta, FSH e LH?
Buongiorno Carolina, per queste domande di natura medica, deve necessariamente rivolgersi al nostro team di esperti. Può contattare il numero gratuito 800 088 247 oppure compilare il modulo online “Contattaci” su ivitalia.it, per essere ricontattata da un nostro addetto. Grazie e buona giornata!
Salve io ho AMH di 0,09 e un FSH di 44 ,ma ancora sono regolarmente col ciclo a 27/28 giorni. Da 3 anni provo ad avere un bambino,ma niente,sto provando con la fecondazione in vitro ma mi dicono che è troppo tardi,cosa posso fare?
Salve,
le consigliamo di prendere un appuntamento presso le nostre cliniche per parlare direttamente con uno specialista che saprà indicarle la soluzione migliore per il suo caso.
Grazie per aver condiviso la sua esperienza.