A partire da dicembre 2020 in Italia è iniziato il piano nazionale di vaccinazione, articolato in più fasi. Attualmente vengono somministrati vaccini di tipo mRNA sviluppati da Pfizer/BioNTech e Moderna. Una volta somministrato questo tipo di vaccino, l’mRNA aiuta a creare proteine comuni al Sars-Cov-2, sviluppando nell’immunità umorale degli anticorpi che ci difenderebbero dal virus, nel caso in cui venisse a contatto con il nostro organismo.
Il 29 gennaio 2021 il vaccino AstraZeneca è stato autorizzato nell’Unione Europea, dopo il parere favorevole da parte dell’EMA, Agenzia Europea dei Medicinali. Si tratta di un vaccino composto da un adenovirus modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. L’obiettivo finale, comune agli altri vaccini, è che il nostro sistema immunitario riconosca questa proteina come estranea e produca anticorpi contro di essa. L’adenovirus modificato è incapace di replicarsi, per questo non può causare la malattia.
Gravidanza e vaccini anti Covid-19
Secondo le indicazioni dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità), la vaccinazione dovrebbe essere presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni gravi da Covid-19. Le donne in queste condizioni devono valutare, con i sanitari che le assistono, i potenziali benefici e rischi e la scelta deve essere fatta caso per caso. Se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino può rimandare la seconda dose dopo la conclusione della gravidanza, eccezion fatta per i soggetti ad altro rischio.
Le donne in gravidanza e allattamento non sono state incluse nei trial di valutazione dei vaccini Pfizer-BioNtech mRNA (Comirnaty), Moderna e AstraZeneca, per cui non disponiamo di dati di sicurezza ed efficacia relativi a queste persone. Gli studi condotti finora non hanno evidenziato né suggerito meccanismi biologici che possano associare i vaccini a mRNA ad effetti avversi in gravidanza e le evidenze di laboratorio su animali suggeriscono l’assenza di rischio da vaccinazione.
Donne in cerca di una gravidanza e vaccini anti Covid-19
Nel caso di donne che cercano una gravidanza, è molto probabile che i vaccini contro il Covid-19 non causino problemi al feto o alla donna incinta. In ogni caso, se si sta pianificando una gravidanza, a titolo precauzionale è preferibile attendere un periodo compreso tra un minimo di pochi giorni a un massimo di due mesi dalla somministrazione della seconda dose per poter iniziare il trattamento di riproduzione assistita – inseminazione o trasferimento di embrioni.
Cosa dicono le altre società scientifiche riguardo il vaccino per le donne in gravidanza?
L’Agenzia europea per i medicinali (EMA), sull’uso di vaccini di tipo mRNA nelle donne in gravidanza, certifica che gli studi sugli animali non hanno mostrato effetti dannosi. Tuttavia, i dati relativi all’uso di questi vaccini in donne in gravidanza sono limitati.
L’American Association of Gynecologists and Obstetricians, l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), la Maternal-Fetal Society e il Center for Disease Control (CDC) non raccomandano di limitare l’uso del vaccino nei pazienti che stanno pianificando una gravidanza, in chi è attualmente in gravidanza o in allattamento.
Quali sono gli effetti del vaccino sulle donne in gravidanza?
Sulla base delle informazioni fornite dalle autorità sanitarie, possiamo presumere che non vi sia alcun rischio che il vaccino abbia un effetto negativo sull’embrione. Il motivo per cui la sua somministrazione non è raccomandata nelle donne in gravidanza è solo ed esclusivamente perché i dati riguardo questo gruppo di popolazione sono tuttora molto limitati. Ad ogni modo, va aggiunto che finora non ci sono dati pubblicati su un effetto teratogeno del virus, cioè di malformazioni o danni al feto, in pazienti infette da Covid-19 durante il primo trimestre di gravidanza.
Il parere di IVI
Noi di IVI consigliamo, innanzitutto, di seguire le indicazioni delle autorità sanitarie riguardo la somministrazione del vaccino nelle donne in gravidanza.
Nel caso di pazienti che intendono iniziare un trattamento di Riproduzione Assistita, riteniamo che, se possibile, sarebbe opportuno effettuare la vaccinazione prima di effettuare l’inseminazione o il trasferimento di embrioni. Nel caso in cui la donna fosse già incinta, la decisione dovrebbe essere presa in accordo con il suo medico dopo aver considerato i rischi e i benefici del caso specifico.
Tutti i nostri centri in Italia sono aperti.
Tutti i nostri pazienti possono continuare a recarsi presso le nostre sedi in totale sicurezza. I nostri trattamenti vengono eseguiti regolarmente, adottando tutte le misure precauzionali necessarie per rendere il tuo percorso con noi il più sicuro possibile.
É probabile che dovremo convivere con il virus SARS-CoV-2 ancora per molto tempo. Nel lungo termine, rinviare o ritardare un percorso di fecondazione assistita può incidere negativamente su alcuni gruppi di pazienti infertili. Dal momento che il trascorrere del tempo ha un’influenza molto negativa sulla fertilità, sottoporsi a un trattamento di riproduzione assistita è una necessità urgente per un numero importante di nostri pazienti che desiderano realizzare il loro sogno di avere un figlio.
Per garantire la sicurezza dei propri pazienti e del proprio personale, IVI ha adottato stringenti misure di protezione, alle quali chiediamo di attenerti e che saranno adeguate di volta in volta in base all’evolversi della situazione epidemiologica.
Ricordiamo che la gravidanza spontanea non è stata controindicata da nessuna società scientifica e che il rapporto sessuale non è attualmente considerato come una possibile via di trasmissione del virus. Ad oggi in Italia, come evidenziato da un report dell’Istituto Superiore di Sanità, le donne in gravidanza non sembrano essere a maggior rischio rispetto alle non-gravide per infezione grave da COVID-19 che richiede il ricovero ospedaliero. Inoltre, non esiste una base scientifica che sconsigli il trattamento di Procreazione Medicalmente Assistita, o che imputi a questi trattamenti un maggior rischio di contagio. Non vanno tuttavia trascurati alcuni fattori di rischio per le gestanti, in primis l’obesità, che facilita l’aggressività del virus, raddoppiando il rischio di ricoveri per sintomi materni gravi e di parto prematuro, ma anche il diabete, l’ipertensione e la presenza di altre malattie croniche pregresse.
Cosa devo fare se sono un paziente in corso di trattamento?
Il tuo trattamento non subirà alcuna modifica e potrai continuare con i prossimi passi del tuo percorso. Tutte le visite e gli appuntamenti vengono effettuati nel rispetto del nostro protocollo di sicurezza anti-Covid.
Cosa devo fare se voglio intraprendere un trattamento?
Non sono previste limitazioni alla possibilità di svolgere trattamenti. Potrai intraprendere un percorso con noi in totale sicurezza.
È possibile accedere anche a prime visite online?
Sì, è possibile richiedere un appuntamento online con le stesse modalità di prenotazione per una visita in sede, tramite la sezione “Contattaci” del nostro sito oppure chiamando il numero gratuito 800 088 247.
Prenotazione visita
Già durante la telefonata di prenotazione dell’appuntamento, ti verrà ricordato dal nostro personale di seguire questi sei punti fondamentali:
Triage telefonico
Qualche giorno prima della tua prima visita, verrai contattato dal nostro personale medico che ti porrà alcune domande in merito alla tua salute, per assicurarsi che non vi siano stati cambiamenti dal giorno della prenotazione.
Arrivo in IVI – ingresso
Al tuo arrivo in sede vedrai che abbiamo adottato un protocollo specifico per permettere a te e al nostro personale di essere in totale sicurezza.
Sala d’attesa e sala amministrazione
Studi medici e aree comuni
IVI sta adottando provvedimenti speciali per garantire la mia sicurezza contro il coronavirus durante il mio trattamento?
Sì. IVI segue con particolare attenzione le informazioni pubblicate dalle autorità sanitarie in modo da adeguare i propri protocolli e poter garantire continuativamente la sicurezza dei pazienti. Il compito di tutti coloro che operano nel campo della Fecondazione Assistita, costantemente impegnati a tutelare la salute riproduttiva, è quello di impegnarsi nella prevenzione e fornire informazione costante, con il fine di prevenire e ridurre la diffusione del virus, oltre che di aumentare la consapevolezza di tutti nell’agire correttamente.
Tuttavia per il momento non ci sono prove di trasmissione del COVID-19 attraverso le pratiche di Fecondazione Assistita.
Sono incinta, sono a maggior rischio di contagio del coronavirus?
I dati di cui si dispone fino al momento non hanno stabilito un maggior rischio di contagio presso la popolazione di donne in stato interessante, per cui si raccomanda di seguire le medesime istruzioni di prevenzione dell’infezione seguite dal resto della popolazione (vedere qui di seguito).
Sono risultata positiva al coronavirus e sono incinta, posso contagiare il mio bambino?
Gli articoli pubblicati e i casi studiati fino ad oggi dimostrano che non esiste trasmissione verticale del COVID-19 da donna incinta a feto. Inoltre, né la prognosi di gestazione, né quella delle pazienti è stata peggiore in comparazione con le donne contagiate non gestanti.
Come posso prevenire il contagio del coronavirus?
Per ridurre le possibilità di contagio da COVID-19, le autorità sanitarie raccomandano quanto segue:
Dovrò eseguire un test prima di iniziare il trattamento?
L’obiettivo di IVI è garantire la massima sicurezza sia ai pazienti sia al personale. Ecco perché, oltre alle misure già menzionate in precedenza, eseguiremo un test antigenico rapido, che rileva la presenza dell’antigene SARS-CoV-2, a tutti i pazienti che inizieranno il trattamento: poco prima di eseguire l’intervento chirurgico per prelevare gli ovociti nel caso dei cicli di fecondazione in vitro, prima di eseguire il trasferimento di embrioni o prima dell’inseminazione. Il tampone antigenico è un test rapido che permette di avere il risultato in circa 15 minuti con un’affidabilità molto elevata. Nel caso di pazienti già vaccinati, il protocollo è diverso ed è probabile che non occorrano esami particolari, a seconda del tipo di trattamento.
C’è il rischio che il mio materiale genetico possa contagiarsi nei laboratori?
No. Finora, tutto ciò che sappiamo dalla letteratura attuale è che è altamente improbabile che il virus possa trovarsi negli ovociti o nello sperma. Inoltre, tutti i nostri laboratori adottano, da molti anni, i processi necessari per lavorare con agenti infettivi di tipo 2, come il SARS-CoV-2, quindi non ci sarebbe nessun tipo di rischio a questo riguardo.