La scienza risponde velocemente alle richieste, sempre più numerose di fecondazione assistita che possano intervenire laddove ci siano difficoltà ad intraprendere una gravidanza. Le metodologie si sono progressivamente arricchite di strumenti e tecniche super raffinate per rispondere alle richieste sempre più numerose: incubatori di nuovissima generazione che permettono di osservare lo sviluppo degli embrioni minuto per minuto, trapianto di cellule staminali ovariche per consentire una gravidanza anche a donne con bassa risposta ovarica e addirittura tecniche di ringiovanimento ovarico. Traguardi che, fino a pochi anni fa, sembravano fantascientifici soprattutto se applicati ad una gravidanza ma che oggi sono a portata di mano grazie all’evoluzione scientifica. I laboratori di IVI hanno contribuito a consolidare le nuove frontiere della pma sviluppando progetti di ricerca e tecniche che rappresentano il futuro della procreazione assistita. I primi risultati sono assolutamente incoraggianti e confortanti e possono rappresentare una nuova speranza per chi desidera avere un figlio.
La tecnologia cinematografica al servizio della fecondazione assistita
Una fra le più importanti ed innovative tecniche “futuristiche” nell’ambito della pma è rappresentata da EmbryoScope. Si tratta di una sorta di “incubatore cinematografico” che, utilizzando la tecnica di ripresa “Time-lapse”, consente di studiare l’evoluzione degli embrioni in tempo reale a partire dal momento della fecondazione in vitro fino ad arrivare al transfer nell’utero. L’utilizzo di questa tecnologia permette di individuare quali siano gli embrioni che hanno le migliori caratteristiche e consente, quindi, di ridurre il numero di embrioni da impiantare senza che questo comporti una diminuzione delle probabilità di una gravidanza. Le nostre cliniche sono state fra le prime a credere negli effetti positivi di questa tecnica e i risultati lo dimostrano: Ivi è stato il primo centro al mondo ad ottenere una gravidanza mediante Time-lapse e, dal 2009, oltre 18.000 coppie nei nostri centri hanno beneficiato della tecnologia Embryoscope. Questo sistema ha consentito di incrementare il tasso di pma con esito positivo rispetto agli incubatori tradizionali. Un risultato attestato anche dalla rivista Fertility e Sterility che nel 2014 ha pubblicato uno studio, al quale hanno partecipato anche i nostri ricercatori, che attesta come i pazienti inclusi nel gruppo di analisi Time-Lapse hanno mostrato una probabilità maggiore di gravidanza (+ 23%) rispetto a quelli che hanno fatto riferimento a sistemi di incubazione meno recenti.
Il futuro alle porte: la produzione dei gameti dalle cellule epiteliali
Nel 2012 il giapponese Shinya Yamanaka e l’inglese John Gurdon hanno vinto il premio Nobel per la Medicina grazie ai loro studi sulla riprogrammazione cellulare. I due scienziati sono stati premiati per le ricerche che hanno consentito di scoprire come le cellule mature possano essere “riprogrammate” per diventare pluripotenti, capaci cioè di trasformarsi per sviluppare qualunque tessuto del corpo umano. Questo studio è stato il punto di partenza di una ricerca condotta da IVI in collaborazione con l’Università statunitense di Stanford, pubblicata nel 2016 sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, nella quale dal tessuto della pelle sono state ottenute cellule con marcatori compatibili con i gameti. Si tratta di un primo passo verso un percorso che potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione nell’ambito della fecondazione assistita aprendo le porte alla possibilità di ottenere gameti dalle cellule di una persona che non è in grado di produrli biologicamente. Le cellule epiteliali sono state riprogrammate dai nostri ricercatori attraverso un lungo processo chimico-fisico e sono state indotte a diventare precursori dei gameti maschili. Si tratta, però, di spermatozoi che non sono ancora in grado di fecondare. L’ulteriore sviluppo di questa ricerca potrebbe essere rappresentare una vera e propria svolta per i 220.000 uomini e le 290.000 donne che, secondo le stime, non sono in grado di produrre gameti per dare luogo ad una gravidanza.
Il processo di ringiovanimento ovarico
La migliore età riproduttiva nella donna rimane ancora la decade dei 20 anni. Tuttavia, una percentuale rilevante a livello mondiale (1%) soffre di insufficienza ovarica precoce o menopausa precoce e, di conseguenza, ha notevoli difficoltà a rimanere incinta. IVI, recentemente, in partnership con l’Ospedale La Fe di Valencia è riuscita ad ottenere quattro gravidanze da pazienti che soffrono di insufficienza ovarica. La procedura utilizzata è quella del ringiovanimento ovarico, che rappresenta una delle principali linee di ricerca condotte dal nostro Istituto. Per ottenere questo risultato le principali tecniche utilizzate sono due: la frammentazione del tessuto ovarico e l’infusione delle cellule staminali nell’arteria ovarica. In entrambi i casi l’obiettivo è di invertire il processo di invecchiamento dell’ovaio e di attivare i follicoli “dormienti”. La prima tecnica, denominata OFFA, rappresenta l’ultima opzione prima di far ricorso all’ovodonazione e consiste nel prelievo, attraverso laparoscopia, di un campione di corticale ovarica che viene frammentato e reimpiantato. Si tratta di un intervento poco invasivo i cui risultati possono essere valutati attraverso un semplice esame del sangue. La seconda tecnica, denominata SCOT, invece, viene realizzata mediante l’infusione di cellule staminali del midollo osseo nell’arteria ovarica. I primi risultati di queste procedure appaiono incoraggianti e rappresentano un punto di partenza per l’ulteriore implementazione di queste tecniche.
Il futuro che è già presente: la vitrificazione degli ovuli e la mild stimulation
Se le tecniche precedenti, nonostante i primi risultati appaiano del tutto soddisfacenti, sono ancora in fase di implementazione o di sviluppo, negli ultimi anni hanno avuto notevole successo due procedure che, fino a qualche anno fa, erano ancora ad uno stadio preliminare. La prima è rappresentata dalla vitrificazione degli ovociti, che permette di rinviare il momento della gravidanza nel tempo senza ridurre le capacità riproduttive. Questa procedura comporta la solidificazione degli ovociti che sono trattati con sostanze crioprotettrici e vengono congelati ad una temperatura di -196° e conservati senza alcun limite temporale. Le bassissime temperature utilizzate, inoltre, consentono di ottenere embrioni meno danneggiati e con un miglior tasso di impianto. Un’altra tecnica consiste nella “mild stimulation”. Una stimolazione gentile che comporta l’assunzione di dosi di gonadotropine molto più ridotte rispetto a quelle utilizzate nei protocolli tradizionali. Questa procedura comporta minori effetti collaterali, e di conseguenza riduce lo stress nelle pazienti, e consente di evitare il rischio di iperstimolazione ovarica e di gravidanze plurime.
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