Fra le procedure di procreazione assistita una delle più importanti e diffuse è senz’altro la Fivet (Fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione). Si tratta di una tecnica di pma di secondo livello che consiste nella fecondazione, in vitro, grazie all’unione dei gameti femminili con quelli maschili e nel successivo impianto dell’embrione nel corpo della donna. La Fivet ha rappresentato una vera e propria svolta per molte donne che non riuscivano a rimanere incinta, tanto che il suo inventore, il dottor Robert Edwards, nel 2010 è stato insignito del Premio Nobel per la Medicina proprio grazie alle tecniche che hanno aiutato molte coppie in difficoltà a raggiungere il traguardo di un test di gravidanza positivo.
La Fivet, in particolare, è indicata nei casi in cui le difficoltà ad avere una gravidanza siano collegate a elementi quali patologie delle tube di Falloppio, fattori maschili, endometriosi, prematura riduzione della riserva ovarica e infertilità idiopatica. Inoltre, si fa normalmente ricorso a questa procedura di gravidanza medicalmente assistita nelle ipotesi di ripetuti fallimenti di inseminazioni intrauterine. Fra i numerosi vantaggi di questa tecnica va sicuramente sottolineata la non invasività: non è richiesto un ricovero e i vari passaggi che la caratterizzano sono assolutamente indolore per la futura mamma. Anche le percentuali di successo appaiono rilevanti, soprattutto grazie alla costante ricerca effettuata dai nostri laboratori: nel complesso il 90% delle donne che si sottopongono a un trattamento di fertilità nelle nostre cliniche raggiunge la gravidanza.
La prima fase: la stimolazione ovarica
Il primo step della Fivet è rappresentato dalla stimolazione ovarica. Si tratta di una tappa necessaria per sollecitare la produzione di follicoli a livello ovarico. Questo passaggio viene realizzato mediante la somministrazione di farmaci come le gonadotropine che hanno la funzione di stimolare le gonadi, cioè gli organi sessuali femminili. L’obiettivo è di far in modo che le ovaie producano un numero maggiore di ovociti, invece di uno soltanto come avviene normalmente, al fine di ricavare una maggiore quantità di embrioni. Questo trattamento viene realizzato in maniera personalizzata su ogni paziente e può avere una durata che varia dai 10 ai 20 giorni. Lo sviluppo follicolare è controllato in maniera costante attraverso numerose ecografie e dosaggi di estradiolo.
La seconda fase: il prelievo ovocitario
Il passaggio a questa fase è subordinato a un controllo ecografico che consenta di accertare il raggiungimento di un’adeguata fase di maturazione dei follicoli e la disponibilità di un numero sufficiente di ovuli. Il prelievo degli ovociti, inoltre, è preceduto da una somministrazione ormonale che ha la finalità di indurre la maturazione finale degli ovociti. La fase di prelievo vero e proprio viene effettuata in via transvaginale: un’apposita sonda verrà introdotta fino a raggiungere le ovaie, dalle quali verranno aspirati i follicoli. Si tratta di una procedura realizzata in sala operatoria, mediante una sedazione della paziente, che si caratterizza per essere assolutamente indolore e del tutto priva di effetti collaterali.
La terza fase: la preparazione dello sperma
Prima di procedere alla fecondazione in vitro è necessario prelevare un campione di liquido seminale per consentire l’inseminazione degli ovuli. Normalmente si utilizza lo sperma del partner maschile della coppia, ma nel caso in cui il liquido seminale sia privo di spermatozoi (azoospermia) o questi abbiano una ridotta motilità (astenospermia) o una scarsa qualità, è possibile fare ricorso al liquido seminale di un donatore. Dopo il prelievo si procede alla selezione degli spermatozoi che si caratterizzano per una migliore qualità e una più elevata motilità. In questa fase si fa ricorso ad apposite tecniche che consentono di escludere gli spermatozoi morti, quelli immobili o lenti, al fine di rendere ottimale il campione che verrà impiegato per l’inseminazione.
La quarta fase: la fecondazione in vitro
Il passaggio più importante nella Fivet consiste nel procedimento di fecondazione in vitro. Una volta ottenuti separatamente gli ovuli e gli spermatozoi, ogni ovulo viene collocato su una piastra di coltura e “circondato” da un numero di spermatozoi che varia dai 100.000 ai 500.000, per un tempo che oscilla dalle 12 alle 18 ore. Nel caso siano riscontrabili problemi nel processo di fecondazione si procederà “manualmente” con la tecnica ICSI (Iniezione intracitoplasmatica) attraverso la quale si introduce con un ago uno spermatozoo vivo all’interno dell’ovulo. Gli embrioni ottenuti attraverso la procedura di fecondazione assistita vengono analizzati in laboratorio sulla base della loro morfologia e, di conseguenza, vengono scartati quelli non ritenuti idonei per l’impianto.
La quinta fase: il trasferimento dell’embrione
Una volta avvenuta la fecondazione si procederà, mediante un’apposita cannula, al trasferimento dell’embrione nell’utero della paziente. Si tratta di una procedura ambulatoriale, assolutamente veloce e indolore, che non necessita di sedazione. Il transfer, normalmente, viene effettuato in arco di tempo che varia dai 2 ai 5 giorni dalla fecondazione degli ovociti. Il decorso del tempo, in questa fase, appare molto importante, in quanto l’aumento del numero dei giorni fra la fecondazione e il transfer, consente all’embrione di svilupparsi e di arrivare allo stato di blastocisti, ossia lo quello stato nel quale in una fecondazione naturale, si impianta nell’utero. L’embrione viene “aspirato” con un piccolo catetere e viene posizionato, molto delicatamente, nell’utero della donna.
La sesta fase: la vitrificazione degli embrioni
Una volta realizzato il transfer sarà possibile procedere alla vitrificazione degli embrioni restanti, di buona qualità, con la finalità di poterli utilizzare in un ciclo successivo di fecondazione assistita, senza la necessità di ricorrere alla fase di stimolazione ovarica. La vitrificazione è una tecnica di congelamento degli embrioni che consente di raggiungere alte percentuali di sopravvivenza degli stessi dopo il processo di scongelamento, grazie anche all’uso di appositi crioprotettori. La crioconservazione, inoltre, consente di far fronte alla riduzione della capacità fecondante della coppia intervenuta a causa del decorso di un ampio lasso di tempo dalla procedura di pma.
Nel campo della Fivet, ed in generale nella fecondazione assistita, IVI rappresenta un’eccellenza a livello mondiale, garantendo i migliori indici di esito positivo per paziente. Le nostre cliniche sono state pioniere nell’applicazione di tecniche come la fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione e i risultati non mentono: oltre 160.000 bambini sono nati grazie all’aiuto del nostro personale medico e di laboratorio.
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