L’infertilità, ovvero l’assenza di concepimento dopo un anno di rapporti regolari non protetti, è una condizione che colpisce una percentuale sempre più numerosa di coppie. Secondo una recentissima ricerca oltre il 15% delle coppie soffrirebbe di questo problema. Un dato che fa segnare un netto aumento rispetto al passato e che è segno di un trend destinato ancora a crescere. Soltanto nel 2017, ad esempio, più di 78mila coppie infertili hanno fatto riferimento ad un centro di procreazione medicalmente assistita per coronare il proprio sogno di genitorialità. L’Italia, inoltre, detiene un record negativo rispetto al resto dell’Europa per il tasso di fertilità che nel nostro paese si attesta al 1,34% mentre negli altri paesi raggiunge una media dell’1,60%.
Ma quali sono i criteri più adeguati per scegliere il centro di fertilità più adatto alle proprie esigenze? Il nostro vademecum vi fornirà una panoramica dettagliata dei requisiti essenziali per consentirvi di fare una scelta consapevole e conforme alle vostre aspettative.
Il primo criterio: le tecniche utilizzate dal centro
Ogni caso di infertilità presenta profili e problematiche differenti rispetto ad un altro, così come non esiste una tecnica universale valida per tutti i pazienti. Una volta individuato il problema e scoperta la causa, occorre valutare quale sia la tecnica di fecondazione assistita più adeguata. Ed è questo il primo criterio essenziale per la scelta del centro di fertilità più adatto. In particolare, occorre precisare come esistano centri che effettuano solo procedure di primo livello come l’inseminazione intrauterina, mentre altri centri sono specializzati in tecniche di secondo e terzo livello. In questi ultimi casi la fecondazione degli ovociti non viene effettuata direttamente sulla donna, ma avviene in vitro. Fra queste procedure è possibile, ad esempio annoverare la FIVET e l’ICSI.
Il secondo criterio: i tempi di attesa
La scoperta dell’infertilità, spesso, può essere tardiva. Se è vero, infatti, che si può parlare di infertilità dopo 12 mesi di rapporti mirati non protetti, allo stesso tempo va tenuto in considerazione come molte coppie decidano di rivolgersi ad un centro di fertilità molto dopo il decorso di questo termine. Un ritardo che spesso è accompagnato anche da un’età avanzata dei partner, basti pensare che l’età media in cui una donna italiana accede alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è la più elevata in Europa: oltre il 72% delle pazienti italiane ha superato i 35 anni. Per queste ragioni è opportuno scegliere un centro di fertilità che si caratterizzi per ridotti tempi di attesa, in modo tale che non decorre un lasso eccessivo di tempo fra la scoperta della problematica e l’inizio dell’iter di fecondazione assistita.
Il terzo criterio: il numero di trattamenti effettuati ogni anno e le percentuali di successo
Un altro parametro essenziale che dovrebbe guidare la coppia nella scelta del centro di fertilità più opportuno riguarda il numero di trattamenti effettuati annualmente dal centro e le percentuali di successo sia generali, sia in riferimento alla tecnica che viene considerata più adeguata per il caso specifico. Se il riferimento al numero di procedure effettuate annualmente consente di valutare anche a livello dimensionale il centro scelto, l’attenzione rispetto alle percentuali di successo permette di ridurre al minimo eventuali problematiche correlate alla procedura che è stata decisa. In questo senso, nella valutazione dei risultati è comunque opportuno selezionare quei centri che sono sottoposti ad un sistema di verifica indipendente che garantisca la reale trasparenza dei dati.
Il quarto criterio: l’adozione di tecnica di congelamento degli ovociti e degli embrioni
Le tecniche di fecondazione assistita, recentemente, hanno raggiunto un’implementazione tale da consentire il raggiungimento di risultati non pronosticabili fino a pochi anni fa. Tuttavia, nella scelta del centro di fertilità più adeguato è preferibile fare riferimento a strutture che prevedano il congelamento degli ovociti e degli embrioni. Queste tecniche, infatti, garantiscono fino a un 25% di probabilità in più di avviare una gravidanza nel caso di insuccesso di “tecniche a fresco”. Sono, quindi, delle opzioni essenziali per evitare un doppio iter di stimolazione ovarica.
Il quinto criterio: l’attenzione per il paziente e il supporto psicologico
Un ultimo criterio, ma sicuramente non meno importante, concerne l’attenzione verso il paziente. Un attenzione che non si concreta soltanto nella riduzione delle liste di attesa, ma anche in un continuo e costante supporto psicologico nel corso dell’iter che porta alla fecondazione assistita. Una decisione come quella del ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, infatti, necessita sempre di un sostegno adeguato, sia nella fase iniziale, sia nel corso della gestazione.
La scelta più giusta? IVI
IVI risponde sicuramente appieno all’identikit del “perfetto centro di fertilità” appena descritto. IVI è leader mondiale in Fecondazione Assistita e investe in ricerca e sviluppo dalla sua apertura, avvenuta nel 1990. IVI è la scelta più adeguata anche per quanto concerne i tempi e l’attenzione al paziente. A differenza di altri centri, le nostre strutture autorizzate non prevedono liste d’attesa per trattamenti come la donazione di ovuli. Inoltre, presso la maggior parte dei centri IVI è attiva un’unità di supporto psicologico che ha il compito di garantire al paziente un sostegno continuo e costante durante tutto l’iter di procreazione assistita. Anche sotto il profilo dei trattamenti effettuati ogni anno e dei risultati, IVI si conferma leader assoluto nel settore della medicina riproduttiva. Soltanto nel 2017, ad esempio, i nostri centri hanno realizzato 54.189 trattamenti , raggiungendo la percentuale record del 95,2% di tasso di gravidanza dopo tre tentativi nel caso di FIV-ICSI e del 99,2% nell’ipotesi di fecondazione eterologa con donazione degli ovociti. I nostri esperti, inoltre, hanno raggiunto risultati sempre più rilevanti nell’ambito del congelamento degli ovociti e degli embrioni. In quest’ultimo caso, ad esempio, nel 2017 sono state ottenute ben 8.672 gravidanze per effetto dello scongelamento degli embrioni.
Non è più possibile commentare.