L’infertilità, secondo una classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è un problema evincibile anche dall’assenza involontaria di un concepimento dopo almeno dodici mesi di rapporti sessuali mirati e non protetti. Secondo le stime dell’OMS questa condizione coinvolge il 15-20% delle coppie in Europa. Da un punto di vista statistico l’incidenza dell’infertilità su scala mondiale è distribuita in maniera pressoché equa, fra fattori femminili (30%) e fattori maschili (30%). L’Istituto Superiore di Sanità, sotto questo profilo, ha rilevato come una delle problematiche che incidono in maniera più rilevante sulla fertilità sia rappresentata dall’obesità. Secondo l’ISS, infatti, l’obesità (e dal lato opposto l’eccessiva magrezza) sono responsabili del 6% di casi di infertilità primaria e del 12% di casi di infertilità totale. Questa condizione, in particolare, colpisce il sesso maschile: secondo i dati dell’European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE) soltanto il 30% degli uomini europei dispone di una qualità ottimale di spermatozoi. I soggetti obesi, generalmente, hanno un eiaculato con 9 milioni di spermatozoi in meno rispetto a chi rientra in parametri standard di peso. La correlazione fra obesità e fertilità maschile, quindi, appare evidente ed è stata oggetto di moltissimi studi recenti. Qualora questa problematica persista, nonostante un intervento mirato alla perdita di peso, la soluzione più opportuna per dare corso ad una gravidanza consiste nella fecondazione assistita ed in particolare in una tecnica come l’ICSI.
La definizione di obesità
Nella popolazione adulta l’obesità viene valutata attraverso un parametro di carattere biometrico definito indice di massa corporea (IMC) un valore calcolabile dalla correlazione tra il peso con l’altezza. L’IMC si ottiene dividendo il peso (espresso in Kg) per il quadrato dell’altezza (espressa in metri). Occorre precisare come il risultato ottenuto sia un parametro del peso forma soltanto a livello indicativo, perché per stabilire il peso ideale (e di conseguenza per accertare un’eventuale obesità) occorre prendere in considerazione anche altri parametri come l’età, le condizioni di vita ed alcuni fattori genetici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la condizione di sovrappeso sussiste qualora l’indice di massa corporea sia compreso fra 25 e 29,9 kg/m2, mentre qualora l’IMC risulti superiore a 30 si rientra in una condizione di obesità.
Le statistiche
L’istituto superiore di sanità ha rilevato come, partendo dal parametro dell’IMC, in Italia gli adulti in sovrappeso sono il 35,3% del totale, mentre gli obesi rappresentano il 9,8%. La ripartizione di questa condizione fra i due sessi, però, appare molto sbilanciata in senso negativo per gli uomini: il 44% della popolazione maschile, infatti, risulta in sovrappeso (contro il 27,3% di quella femminile), mentre gli uomini obesi rappresentano l’11% del totale di fronte al 9% delle donne. Complessivamente il 45,1% dei soggetti con un’età maggiore ai 18 anni ha un peso superiore rispetto alla norma.
L’obesità e le problematiche correlate alla fertilità maschile
Recenti studi hanno confermato come nell’ultimo decennio la qualità del liquido seminale maschile abbia subito, generalmente, un notevole peggioramento. Questa flessione ha costretto addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad abbassare i limiti di normalità di alcuni parametri dello spermiogramma. La bassa qualità spermatica, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Fertility&Sterility, può subire un miglioramento seguendo una dieta sana ed equilibrata. Gli scienziati, infatti, hanno rilevato una stretta correlazione fra elevato indice di massa corporea e problematiche correlate alla fertilità maschile. Le ricerche, infatti, hanno evidenziato come gli uomini sovrappeso e quelli obesi, in molti casi, subiscono un’alterazione dei parametri seminali che comporta come effetto una riduzione dei valori di concentrazione e motilità degli spermatozoi, un aumento della frammentazione del DNA spermatico e anomalie morfologiche nello sperma. In particolare, uno studio pubblicato sulla rivista Current Pharmaceutical Design ha messo in rilievo la diretta correlazione fra una patologia metabolica come l’obesità e un complesso sistema di disfunzioni ormonali che possono sfociare in problematica relative alla fertilità.
La relazione fra l’obesità e la riduzione dei livelli di testosterone
La riproduzione maschile è presieduta da un complesso sistema di interazioni fra il cervello e l’apparato riproduttivo. L’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi ha la funzione di coordinare il rilascio delle gonadotropine LH e SFH sotto il controllo dell’ipotalamo e consentire che queste, una volta raggiunto il testicolo, permettano la progressione della spermatogenesi. L’accumulo di adipe può produrre un’interferenza in questo meccanismo e determina un’alterazione sia del livello degli ormoni sia del metabolismo testicolare. In particolare, una condizione di obesità può comportare una riduzione del testosterone per effetto di un aumento della sintesi dell’aromatasi, un enzima che ha il compito di trasformare gli androgeni in estrogeni, ossia gli ormoni maschili in ormoni femminili. Secondo uno studio condotto dall’IRCCS San Raffaele Pisana, dall’Unità di Endocrinologia del S. Eugenio, dall’Università Tor Vergata e dal Dipartimento di Fisiopatologia medica dell’Università La Sapienza, pubblicato sulla rivista International Journal of Endocrinology, il tessuto adiposo agisce alla stregua di un vero e proprio organo, capace di produrre e rilasciare alcune sostanze, dette adipochine, che oltre ad influire sul funzionamento di diverse funzioni dell’organismo, incidono anche sulla fertilità maschile. Il grasso in eccesso, in particolare, determina un aumento del livello di leptina che ha come effetto l’interruzione nella produzione di testosterone. A sua volta, la carenza di testosterone può portare a un aumento del tessuto adiposo innescando un vero e proprio circolo vizioso.
Secondo recenti stime, che confermano questa ricerca, circa il 60% dei soggetti obesi presenta un certo grado di ipogonadismo con alti livelli di estrogeni e basse concentrazioni di testosterone.
L’obesità e lo stress ossidativo
La condizione di sovrappeso o di obesità può influenzare la fertilità anche da un altro punto di vista. Il deposito di grasso che può essere localizzato nel basso addome, ma anche nel pube e nello scroto, può comportare un aumento di temperatura a livello testicolare superando il livello ottimale (35°) necessario per un’adeguata spermatogenesi. Questo incremento di temperatura stimola l’accumulo di radicali liberi e produce uno stress ossidativo che si può rivelare dannoso per gli spermatozoi determinando dei difetti nella struttura del DNA degli stessi ed inficiando la loro funzionalità. Il tessuto grasso, inoltre, può favorire l’accumulo di inquinanti ambientali che esercitano una funzione tossica sugli spermatozoi e possono comportare alterazioni nei parametri funzionali degli stessi.
L’obesità e la disfunzione erettile
Numerosi studi clinici, inoltre, hanno messo in evidenza un collegamento fra obesità e disfunzione erettile. In particolare, queste ricerche hanno rilevato come la disfunzione sessuale negli uomini obesi si attesti in una percentuale variabile fra il 5% e il 21%. Questa problematica si ricollega al possibile aumento del livello di estrogeni correlato ad una diminuzione del testosterone, alla presenza di un’ipertrofia prostatica benigna relata all’eccessiva presenza di adipe o a patologie come il diabete mellito e l’ipertensione che, molto frequentemente, possono essere associate all’obesità. Occorre ricordare, infatti, che il rischio di sviluppare ipertensione è fino a cinque volte più elevato nella popolazione obesa rispetto agli individui normopeso. Inoltre, l’eccesso di peso corporeo è il sesto fattore più importante di rischio per malattia a livello mondiale nella popolazione maschile.
L’importanza di una sana alimentazione
La riduzione del peso in eccesso attraverso una dieta equilibrata, in molti casi, ha effetti immediati sulla qualità dello sperma. Secondo una ricerca condotta dalla Erasmus University Medical Center e pubblicata sulla rivista Fertility&Sterility gli uomini con un regime alimentare sano ed equilibrato possiedono un patrimonio spermatico qualitativamente più elevato per motilità, volume e numero totale di spermatozoi, rispetto a chi segue una dieta scorretta ed è in sovrappeso.
L’ICSI come opportunità per i pazienti obesi
Se la condizione di obesità ha determinato nell’uomo un’infertilità, incidendo sulla spermatogenesi, la soluzione più adatta a coronare il proprio desiderio di paternità potrebbe essere rappresentata dalla fecondazione assistita ed in particolare da una tecnica come l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI). IVI rappresenta il leader mondiale in questa tecnica che può permettere a coppie con diagnosi di fattore maschile severo di realizzare il proprio desiderio di genitorialità. L’ICSI consente l’unione diretta fra ovulo e spermatozoo anche nel caso di bassa motilità o cattiva morfologia di quest’ultimo. Nello specifico, questa procedura prevede un processo di stimolazione ovarica finalizzato al prelievo degli ovuli e una selezione degli spermatozoi con caratteristiche migliori. In una seconda fase gli spermatozoi verranno iniettati direttamente nell’ovulo mediante una minuscola cannula. In questo modo verrà agevolata la fecondazione e gli embrioni ottenuti saranno fatti sviluppare in laboratorio per 3-5 giorni prima di essere impiantati nell’utero materno. Una tecnica che ha consentito alle nostre cliniche, unitamente ad altre procedure di fecondazione assistita, di far nascere oltre 160.000 bambini e di realizzare, ogni anno, il sogno di oltre 5.000 coppie provenienti da 80 paesi diversi.
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