L’infertilità, secondo una recente definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è una patologia che si esterna nell’assenza di concepimento dopo il decorso di 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti. Secondo una recente stima effettuata dal Ministero della Salute, circa una coppia su cinque ha problemi di fertilità, una percentuale addirittura raddoppiata rispetto a 20 anni fa; le cause di infertilità, da questo punto di vista, riguardano nella stessa misura sia gli uomini sia le donne. Per queste ragioni sono in costante aumento le richieste di Procreazione Medicalmente Assistita, anche detta PMA. Questa sigla indica una branca della medicina ad alto tasso di specializzazione e complessità che ha come scopo quello di consentire alle coppie con difficoltà ad avere figli in maniera naturale, di realizzare questo obiettivo attraverso delle tecniche ospedaliere specializzate. Un trend in costante crescita, tanto che negli ultimi sei anni gli italiani che hanno deciso di far ricorso a tecniche come la fivet sono aumentati di oltre il 20%.
La definizione di PMA del Ministero della Salute
Per comprendere meglio che cos’è la PMA è opportuno, innanzitutto, fare riferimento alla definizione fornita dal Ministero della Salute e alla relativa classificazione. Questa indicazione ha il fine di individuare con esattezza il campo della Procreazione Medicalmente Assistita sia dal punto di vista medico che, di conseguenza, da quello legislativo. Secondo il Ministero per PMA “si intendono tutti quei procedimenti che comportano il trattamento di ovociti umani, di spermatozoi o embrioni nell’ambito di un progetto finalizzato a realizzare una gravidanza. Questi procedimenti includono: la inseminazione omologa, la fecondazione in vitro e il trasferimento embrionale, il trasferimento intratubarico dei gameti, il trasferimento intratubarico degli zigoti, il trasferimento intratubarico degli embrioni, la crioconservazione dei gameti e degli embrioni”.
L’applicazione della PMA nell’ambito della legge 40 del 2004
Nel nostro paese il ricorso alla PMA è disciplinato dalla legge 40 del 2004 che stabilisce espressamente la possibilità di far ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per la soluzione delle problematiche derivanti da sterilità o infertilità.
Occorre precisare come questa normativa, inizialmente, consentisse l’accesso a queste tecniche soltanto alle coppie che avevano riportato una diagnosi di infertilità, mentre erano escluse le coppie fertili portatrici di patologie di carattere genetico. La legge, inoltre, non consentiva nell’ambito della PMA il ricorso a tecniche come il congelamento degli embrioni in sovrannumero e .la fecondazione eterologa con ovociti o spermatozoi donati da soggetti esterni alla coppia. La legge 40, e i suoi limiti, hanno subito nel corso del tempo un superamento per effetto di alcune pronunce della Corte Costituzionale. In particolare, viene superato il divieto alla diagnosi preimpianto, così come la previsione di un numero massimo di embrioni (tre) da impiantare. La Corte Costituzionale, inoltre, ha ritenuto illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, così come la previsione che non consentiva l’accesso alla PMA alle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche.
Le statistiche sulla PMA
Come abbiamo accennato, il ricorso alle tecniche di PMA, negli ultimi anni, ha subito un vero e proprio boom. Secondo le recenti statistiche del Ministero della Salute, nel 2017 sono state trattate con tecniche di procreazione medicalmente assistita 78.366 coppie per un numero di cicli iniziati pari 97.888. Il dato più importante, però, riguarda il numero dei bambini nati vivi pari a 13.973, che rappresenta oltre il 3% dei bimbi nati in Italia quello stesso anno. La nostra realtà, in questo ambito, ha rivestito un ruolo da protagonista: le richieste di fecondazione assistita sono state protagoniste di un aumento del 20%, mentre dal 2015 al 2016 i pazienti che hanno scelto IVI sono più che raddoppiati (+122,24%). Soltanto nel 2017 i nostri centri hanno realizzato 14.648 cicli di fecondazione in vitro, 7.561 di ovodonazione, 7.994 diagnosi pre-impianto e 3.580 trattamenti di inseminazione artificiale. In totale, nelle nostre strutture sono state eseguite nel 2017 ben 54.189 procedure di PMA.
Una panoramica sulle tecniche consentite
La PMA comprende procedure che, per il livello di complessità, si distinguono in tecniche di I, II e III livello. Le prime si caratterizzano per il fatto che la fecondazione si verifica all’interno dell’apparato riproduttivo femminile: rientrano in questa classificazione l’inseminazione intrauterina (IUI) e l’induzione alla crescita follicolare multipla. Le tecniche di secondo livello comprendono la fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione (FIVET). Quest’ultima comporta l’unione fra ovulo e spermatozoo in laboratorio con lo scopo di ottenere embrioni già fecondati da impiantare nell’utero. Nell’ambito delle tecniche di secondo livello rientra anche l’ICSI, ossia l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi, nella quale a differenza della Fivet, gli spermatozoi e gli ovociti non sono “liberi”, ma i primi vengono iniettati nei secondi attraverso una microiniezione. Una delle tecniche di terzo livello più avanzata, invece, è rappresentata dalla Micro-TESE, che consiste in una procedura microchirurgica indicata nei casi di azoospermia non ostruttiva. Questa tecnica, che comporta l’impiego di un microscopio ad altissima risoluzione, consente il prelievo degli spermatozoi direttamente dal tessuto del testicolo. Sempre nell’ambito delle procedure di terzo livello, rientrano anche il prelievo degli ovociti per via laparascopica e il trasferimento intratubarico, sempre attraverso laparoscopia, dei gameti maschili e femminili.
IVI: il leader mondiale nelle tecniche di PMA
IVI è il leader mondiale nell’ambito delle procedure di procreazione medicalmente assistita. Una leadership confermata anche dai dati del 2018: tecniche come l’ICSI hanno consentito di raggiungere una percentuale cumulativa di gravidanza pari al 71,3%, mentre la fecondazione eterologa con donazione di ovociti ha sfiorato l’80% al primo tentativo, raggiungendo addirittura il 99,2% al terzo tentativo. Una tecnica come la diagnosi genetica pre-impianto ha raggiunto una percentuale di successo pari al 73,4%. Nel complesso, 9 coppie su 10, dopo essersi rivolte ai nostri centri, riescono a coronare il proprio desiderio di genitorialità. Risultati che hanno portato IVI ad essere il più grande gruppo di medicina riproduttiva al mondo con 65 cliniche in 11 paesi.
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