La vitamina D è una molecola chiave per la salute dell’organismo, in quanto svolge un ruolo primario nella regolazione di diversi processi fisiologici. Moltissime ricerche scientifiche recenti mettono in evidenza il ruolo fondamentale della vitamina D per l’intero organismo durante la gravidanza. Se in passato si riteneva che questa avesse un ruolo essenziale sull’apparato osseo, più recentemente si è constatato come i suoi benefici riguardino complessivamente il benessere funzionale dell’uomo. In particolare, la vitamina D ha la funzione di regolare i vari organi e sistemi e di intervenire ai fini di una modulazione del sistema immunitario anche nel caso di eventi infiammatori. Le sue proprietà, inoltre, sono particolarmente riconosciute anche nel caso di una gravidanza. Durante la gestazione, infatti, qualora questa risulti carente, è opportuno procedere a un’integrazione per il benessere sia della donna, sia del feto.
Cos’è la vitamina D
Anche se comunemente si parla di “vitamina” D, in realtà quest’ultima è un vero e proprio ormone che viene sintetizzato nella cute per effetto dei raggi solari e che può essere anche assunto mediante una dieta. Non è un caso se questa viene anche definita la “vitamina del sole”. La peculiarità della vitamina D consiste nel suo carattere liposolubile: questa, infatti, viene accumulata nel fegato e rilasciata a piccole dosi quando risulta necessario il suo impiego. Un terzo del nostro fabbisogno deriva da alimenti ricchi di vitamina D come i pesci, in particolare quelli ricchi di grassi come il salmone o lo sgombro, il tuorlo d’uovo e il fegato. Il resto si forma nella pelle attraverso l’esposizione ai raggi UVB: questa, infatti, una volta prodotta nella cute, viene assorbita a livello intestinale e si trasmette al sangue, che ha la funzione di “trasferirla” al fegato e al rene, organi che procedono alla sua attivazione.
A cosa serve la vitamina D
La vitamina D ha un carattere peculiare rispetto alle altre vitamine che, generalmente sono molecole che il nostro organismo non può produrre autonomamente, ma che devono essere introdotte attraverso un’alimentazione equilibrata. La vitamina D, invece, anche se presente in alcuni alimenti, per la maggior parte del nostro fabbisogno è prodotta in maniera autonoma dall’organismo attraverso l’esposizione al sole. La sua funzione prevalente consiste nell’agevolare la funzione ossea incrementando l’assorbimento del fosforo e del calcio. Inoltre, è essenziale il suo ruolo al fine del buon funzionamento del sistema immunitario, in particolare contro l’azione negativa di alcuni microrganismi patogeni. In questo senso, la carenza di vitamina D può essere associata ad alcune malattie autoimmuni, al diabete, a patologie cardiovascolari, neurologiche e respiratorie.
L’importanza della vitamina D in gravidanza
La Società Italiana di Pediatria e la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale hanno messo in evidenza l’importanza essenziale della vitamina D non soltanto nei primi anni del bambino, ma anche nel corso della gravidanza. Durante questo periodo, infatti, si verifica un aumento rilevante della richiesta di calcio, in quanto al fabbisogno della madre si aggiunge anche quello del feto e, di conseguenza, per consentire il mantenimento di un livello adeguato assume un’importanza determinante l’apporto di vitamina D che, inoltre, ha anche la funzione di “presidio” anti-infiammatorio e antimicrobico. In particolare, è stato evidenziato come una carenza di quest’ultima nel corso della gestazione possa comportare problematiche sia all’apparato scheletrico materno, sia alla formazione dello scheletro del feto. Inoltre, un ridotto apporto di vitamina D è stato anche correlato ad ipotesi di parti prematuri e a casi di neonati più piccoli rispetto alla all’età gestazionale, o con un peso ridotto. Secondo alcuni studi, inoltre, la carenza di vitamina D potrebbe determinare una sorta di “imprinting negativo” sul feto, aumentando il rischio dello sviluppo di malattie croniche che coinvolgono, in particolare, il sistema immunitario e respiratorio. Il deficit nell’apporto di questa vitamina in gravidanza, infine, è stato correlato – nel lungo termine – a una ridotta capacità polmonare a 6 anni e a difficoltà neurocognitive a partire dai 10 anni.
Come fronteggiare un’eventuale carenza di vitamina D
Per evitare tutte le implicazioni negative correlate alla carenza di vitamina D in gravidanza, è possibile adottare dei comportamenti diretti a favorirne la produzione. In particolare, è consigliabile l’esposizione controllata al sole, ovviamente con un’adeguata protezione, per un tempo di circa 10-15 minuti al giorno. Inoltre, dopo aver consultato il proprio medico, è possibile assumere alimenti ricchi di vitamina D come latte, tuorlo d’uovo e salmone. In alcuni casi, il medico può anche prescrivere l’assunzione di integratori multivitaminici che contengono anche questa vitamina.
L’importanza della vitamina D ai fini della fertilità
Alcuni studi hanno evidenziato come la vitamina D non sia soltanto determinante durante la gravidanza, ma assuma anche un ruolo essenziale ai fini della fertilità e del buon esito delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. In particolare, è stato rilevato come le probabilità di buon esito di una procedura di pma siano maggiore nelle donne che hanno una normale concentrazione di vitamina D rispetto a quelle che, invece, ne risultino carenti. In queste ipotesi, oltre all’esposizione al sole, è consigliata anche un’adeguata alimentazione nel periodo preconcezionale.
IVI: il leader nella procreazione assistita
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