La medicina riproduttiva nel corso del tempo ha raggiunto un livello sempre più di eccellenza anche grazie all’implementazione di tecniche all’avanguardia e ad un monitoraggio continuo e costante sia sulle procedure sia sui risultati delle stesse. Un indice di questo progresso è rappresentato dai dati recentemente forniti dal Ministero della Salute nel 2022 riferiti all’anno 2019. Le coppie trattate nei centri attivi sono state 78.618 di cui 70.430 hanno fatto ricorso a gameti della coppia stessa, mentre 8.188 hanno intrapreso un percorso di fecondazione eterologa. Il dato, però, più importante è quello riguardante le nascite, in questo senso è possibile distinguere i bambini nati da fecondazione assistita in base alle tecniche utilizzate. In particolare le tecniche di primo livello nel 2019 hanno fatto registrare 1.266 nascite, quelle di secondo e terzo livello 5.797, quelle che prevedono lo scongelamento di embrioni ed ovociti 4.810. Per quanto concerne la fecondazione eterologa, sempre lo stesso anno con le tecniche di primo livello come l’inseminazione intrauterina con donazione si sono verificate 99 nascite, mentre con le procedure di secondo e terzo livello le gravidanze andate a buon fine sono state 2.190.
La salute dei bambini nati da PMA: una panoramica generale
Lo sviluppo delle tecniche di medicina riproduttiva ha una storia ultra-trentennale: secondo una statistica recente i bambini nati da fecondazione assistita nel mondo sono oltre 4 milioni. Soprattutto in passato, alcuni studi avevano ipotizzato che la procreazione medicalmente assistita potesse comportare alcuni problemi di salute per i bambini, in realtà ricerche strutturate e recenti hanno evidenziato come le condizioni generali di chi è nato mediante fecondazione assistita non differiscano in maniera significativa rispetto ai concepiti in maniera spontanea. Ad esempio un recente studio ha evidenziato come vi sia praticamente un’equivalenza per peso, incidenza di prematurità e di morte perinatale fra i bambini nati per gravidanza da PMA e quelli nati in maniera naturale. Alcuni studi, inoltre, avevano messo in rilievo i rischi correlati alla maturazione in vitro degli ovociti, in realtà recenti ricerche hanno evidenziato come in questi casi non sia riscontrabile un aumento di malformazioni congenite o altre problematiche gravi.
Lo studio sulle gravidanze gemellari
Per confermare come generalmente la percentuale di figli sani da fecondazione assistita non si differenzi rispetto a quella che si verifica attraverso una gravidanza naturale è stato condotto uno studio diretto a verificare i cambiamenti epigenetici di coppie di gemelli nati con la FIVET rispetto a quelle concepite in maniera naturale. I risultati di questo studio non hanno evidenziato differenze epigenetiche di rilievo fra questi due gruppi e hanno confermato come i fattori ambientali possano avere una maggiore influenza rispetto alla tecnica utilizzata per la nascita. Sempre nello stesso studio si è rilevato come i bambini concepiti in FIVET dopo il trasferimento di embrioni freschi possano in alcuni casi avere un peso lievemente inferiore a quelli nati naturalmente, tuttavia questa differenza non ha conseguenze a lungo termine ed è destinata ad essere azzerata in breve tempo.
La ricerca sullo stato di salute mentale dei bambini nati mediante PMA
Alcuni studi recenti si sono anche focalizzati sullo stato di salute mentale dei bambini nati da fecondazione assistita. In particolare una ricerca del Karolinska Institute pubblicata su Jama Psychiatry ha sottolineato come le tecniche di fecondazione assistita non comportino alcuna influenza negativa sulla salute psichiatrica dei bambini. Lo studio ha seguito più di 1,2 milioni di bambini nati fra il 1994 e il 2006 ed ha inserito nel campione più di 31.500 bambini concepiti mediante procedure di medicina riproduttiva. In questo contesto sono stati anche valutati casi di disturbi dell’umore come ansia e depressione. I ricercatori hanno valutato come ad incidere sulla condizione di salute psicologica dei piccoli non fosse il trattamento di fecondazione assistita, ma la presenza di fattori esterni come l’età dei genitori e la storia clinica della salute mentale a livello familiare.
La ricerca della Oxford University
I ricercatori della Oxford University hanno anche messo in rilievo l’assenza di alcun legame fra il trattamento di medicina riproduttiva e le capacità cognitive del bambino. Lo studio ha seguito 18.500 bambini nati in Inghilterra fra il 2000 ed il 2001, fra i quali figuravano anche quasi 200 bambini nati da fecondazione assistita. In questo contesto i bambini fra i 3 e i 5 anni nati da questi trattamenti hanno persino raggiunto voti più alti nei test cognitivi evidenziando come le modalità di concepimento non abbiano alcuna influenza sul livello intellettivo base dei piccoli. Quello che invece influisce sulle abilità intellettive è il background familiare.
IVI: la realtà leader nella fecondazione assistita
La nostra realtà rappresenta il vertice a livello mondiale nell’ambito della fecondazione assistita: attualmente i nostri centri sono presenti in Italia, Spagna, Panama, Cile, Brasile, Portogallo e UK. In seguito alla fusione con la statunitense RMANJ, IVI è diventato anche a livello strettamente numerico il più grande gruppo di riproduzione assistita al mondo con 75 cliniche in 9 paesi. I nostri specialisti sono protagonisti dei più importanti congressi internazionali e vantano oltre 450 articoli nelle principali riviste specializzate. La conferma di questo livello di expertise sono i risultati: con una percentuale di gravidanza del 95% al terzo tentativo di FIV-ICSI e del 99% nel caso di fecondazione eterologa con donazione di ovociti. Le nostre cliniche sono anche all’avanguardia nei trattamenti diretti alla preservazione della fertilità, ed in particolare nel prelievo e conservazione degli ovuli per l’uso in futuro in modo tale da poter decidere il momento più adeguato per avere figli non riducendo le probabilità di una gravidanza.
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