L’aborto spontaneo, secondo una definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si verifica nell’ipotesi di morte non indotta dell’embrione prima della ventesima settimana di gestazione, cioè prima che il feto sia, ipoteticamente, in grado di sopravvivere in caso di parto prematuro. Secondo recentissime statistiche una percentuale variabile fra il 15% e il 30% delle gravidanze si interrompe con un aborto clinicamente evidente; in 8 casi su 10 questo evento si verifica nei primi tre mesi della gestazione. In moltissime ipotesi, quindi, l’interruzione della gravidanza si verifica senza che la donna abbia la consapevolezza della gravidanza, anche perché molto spesso l’aborto spontaneo può verificarsi senza alcuna perdita di sangue ed avvenire nelle prime otto settimane della gestazione. Un simile evento può essere determinato da una pluralità di cause che possono agire separatamente o in maniera contestuale. Per queste ragioni, prima di progettare una gravidanza dopo un aborto spontaneo è opportuno rivolgersi al medico che potrà accertare quale sia stata la causa determinante – qualora questa sia individuabile – e definire in maniera corretta le precauzioni da adottare e le tempistiche più opportune per una nuova gestazione.
Le diverse forme di aborto spontaneo
L’aborto spontaneo dal punto di vista medico e clinico può essere distinto in base allla frequenza dell’evento e del grado di maturità dell’embrione. Innanzitutto, è opportuno effettuare una distinzione fra aborto occasionale, ripetuto e ricorrente. Nella prima ipotesi l’evento rimane un episodio isolato nella vita riproduttiva della coppia. Secondo la Società Italiana della Riproduzione si parla, invece, di aborto ripetuto quando nella storia ginecologica di una paziente si verificano due episodi simili consecutivi entro la ventesima settimana di gestazione. L’aborto è ricorrente quando si verificano tre o più casi consecutivi. Occorre precisare, da questo punto di vista, come il rischio di aborto spontaneo risulti superiore del 15% nelle donne che hanno dovuto affrontare un pregresso evento di questo tipo. L’aborto spontaneo, inoltre, viene distinto anche sulla base dell’avanzamento della gravidanza e della relativa crescita dell’embrione. Da questo punto di vista si definisce “pre-embrionale” quell’evento che si verifica entro la quinta settimana di gestazione, “embrionale” se si produce fra la sesta e la nona settimana e “fetale” se avviene nel lasso di tempo che decorre fra la decima settimana e la venticinquesima.
I sintomi dell’aborto spontaneo
L’aborto spontaneo può essere preceduto e annunciato da diversi sintomi. Qualora uno di questi segnali si verifichi è sempre opportuno rivolgersi al medico per valutare lo stato di salute complessivo della paziente e del feto ed escludere l’ipotesi di un’interruzione di gravidanza. Il sintomo più caratteristico, da questo punto di vista, è rappresentato dal sanguinamento vaginale che può manifestarsi in maniera variabile: dallo spotting rosato a una perdita più abbondante e costante. Le tracce ematiche possono anche avere un andamento alterno e presentarsi per diversi giorni. Il sanguinamento, comunque, non è necessariamente correlato ad un’interruzione di gravidanza e per questa ragione è opportuno recarsi immediatamente dal ginecologo per verificare quale possa esserne la causa. L’aborto spontaneo può anche manifestarsi attraverso la perdita di liquidi e tessuti dalla vagina. Fra gli altri sintomi, è possibile anche annoverare la presenza di crampi, il mal di schiena, le contrazioni dolorose e la riduzione improvvisa dei segni normalmente associati ad una gravidanza in corso.
L’aborto spontaneo senza perdite
La presenza di tracce ematiche, come abbiamo appena visto, è uno dei principali sintomi di un’interruzione di gravidanza. L’aborto spontaneo, tuttavia, può anche manifestarsi senza la presenza di perdite. Il sanguinamento, nell’ipotesi di interruzione di una gravidanza, è il segnale dello svuotamento dell’utero. Quando, invece, il feto muore ma l’utero non si svuota si è in presenza di un aborto spontaneo senza perdite. L’American Pregnancy Association ha rilevato come la maggior parte delle perdite si verifichi nelle prime 13 settimane di gravidanza, mentre nella dal secondo trimestre in poi l’interruzione della gestazione si manifesta molto più raramente attraverso una perdita.
Le cause dell’aborto spontaneo: le anomalie cromosomiche
Le cause che hanno determinato un aborto spontaneo possono essere molteplici e agire sia in maniera separata, sia contestualmente. In molti casi risulta difficile giungere a un’individuazione certa del fattore scatenante di un tale evento. L’incidenza statisticamente più frequente sull’interruzione di una gravidanza è determinata dalle anomalie cromosomiche o genetiche. Queste, secondo recenti statistiche, sono rintracciabili nel 50%-70% dei casi di aborti spontanei nel primo trimestre e nel 5%-10% di tutte le gravidanze. La maggior parte delle anomalie riguarda il numero di cromosomi, mentre il 6% è riferibile alla struttura degli stessi. Nella prevalenza dei casi queste anomalie sono di natura ereditaria. Qualora prima di una gravidanza sia scoperta l’incidenza ereditaria di questi fattori, la scelta più opportuna per portare avanti una gestazione può essere la fecondazione assistita mediante ovodonazione. I nostri ricercatori, infatti, in uno studio recente hanno dimostrato come una selezione accurata della donatrice possa contribuire a ridurre i tassi di aborto spontaneo e di non riuscita dell’impianto dell’85%. L’ovodonazione con un matching genetico fra donatrice e ricevente si può rivelare anche la soluzione più opportuna per progettare una gravidanza dopo un aborto spontaneo.
Le altre cause di aborto spontaneo
Un’altra causa molto rilevante dal punto di vista statistico è quella immunologica. In particolare, secondo dati recenti, i diisordini immunologici sono in grado di intervenire in circa il 60% dei casi di aborto ricorrente. In questi casi, spesso, si parla di “autoimmunità”, ossia della perdita di tolleranza del sistema immunitario rispetto agli antigeni presenti sulle cellule dell’organismo al quale appartiene. Un’altra causa di aborto spontaneo può essere rappresentata dalle anomalie strutturali dell’utero e in particolare dal cosiddetto “utero setto”. Questa malformazione congenita della cavità uterina si caratterizza per la presenza di tessuto fibroso che divide la stessa in due parti. In questa ipotesi è possibile, comunque, una correzione chirurgica che può permettere di progettare più serenamente una gravidanza dopo un aborto spontaneo. Fra le altre cause ricorrenti di un’interruzione di gravidanza è possibile anche annoverare le trombofilie, ossia le alterazioni ematologiche, acquisite o genetiche, caratterizzate da un’ipercoagulabilità. In particolare, la maggiore coagulabilità del sangue materno può incidere su eventuali trombi a livello del distretto placentare. Fra gli altri fattori che possono incidere su un’interruzioe di gravidanza è possibile anche annoverare l’inadeguato rilascio di progesterone da parte del corpo luteo . Fra le altre cause di rilievo, va sottolineato come la Sindrome delle ovaie policistiche rappresenta l’alterazione endocrina più frequentemente collegata ad episodi di aborto spontaneo. L’interruzione della gravidanza può anche essere determinata da un’incontinenza cervicale, che si verifica quando il collo dell’utero tende a dilatarsi molto precocemente rispetto al periodo previsto per il parto e, di conseguenza, può portare all’espulsione del feto.
La prevenzione dell’aborto spontaneo
La presenza di una pluralità di cause che possono portare ad un aborto spontaneo, e la difficile individuazione delle stesse, rende anche molto complessa un’eventuale prevenzione di tale evento. I ricercatori dell’Università di Copenhagen, però, hanno rilevato come anche in questi casi sia possibile adottare degli accorgimenti che riducano le probabilità di un’interruzione di gravidanza. In uno studio condotto su un campione di 91.427 donne e pubblicato sull’International Journal of Obstetrics and Gynecology gli scienziati hanno rilevato che una dieta bilanciata, la rinuncia ad alcol e sigarette, un maggiore controllo dello stress, siano fattori molto importanti per favorire la riduzione dei casi di aborto spontaneo. Per quanto riguarda le altre precauzioni consigliate va rilevato come qualora si siano già verificate delle minace di aborto è innanzitutto opportuno il riposo. Inoltre, nel caso in cui sia stata rilevata un’insufficienza del corpo luteo può essere disposta una terapia preventiva a base di progesterone. Nelle ipotesi di trombofilia, invece, il medico può prescrivere l’impiego di eparina o di acido acetilsalicilico. Nel caso di incontinenza cervicale il trattamento preventivo consigliabile consiste nel cerchiaggio.
IVI: la sicurezza e l’esperienza della realtà leader nella medicina riproduttiva
Le nostre cliniche rappresentano l’avanguardia a livello mondiale nell’ambito della fecondazione assistita e aiutano a coronare il sogno non soltanto delle coppie che soffrono di problemi di fertilità, ma anche di quelle che hanno vissuto l’esperienza traumatica di un aborto spontaneo. Tecniche come l’ovodonazione, infatti, grazie alle recenti scoperte dei nostri ricercatori consentono di ridurre dell’85% i casi di interruzione di gravidanza. Un traguardo che è l’ennesima conferma del nostro impegno a favore dei pazienti. Ogni anno, infatti, oltre 5.000 coppie provenienti da 80 paesi si rivolgono ai nostri specialisti per realizzare il proprio desiderio di genitorialità. E le loro attese non sono deluse: nove coppie su dieci, infatti, riescono a raggiungere il proprio obiettivo e diventare genitori. La prova più lampante sono gli oltre 160.000 bambini nati grazie al nostro supporto.
Non è più possibile commentare.