Secondo il National Human Genome Research Institute ogni condizione patologica in medicina, al netto di quanto possa rientrare nella categoria traumi, ha un correlato genetico. Ogni essere umano, infatti, può essere portatore di mutazione a livello del genoma che ha come conseguenza lo sviluppo di malattie ereditarie. Fra queste, una delle sindromi più diffuse ed importanti, effetto di trasmissione di codice genetico, è la Sindrome X fragile. Una condizione che dal 2001 è inserita dal Ministero della Salute nell’elenco delle malattie rare e che statisticamente colpisce in misura maggiore i maschi (1 su 4.000) rispetto alle femmine (1 caso su 6.000). In particolare la Sindrome dell’X fragile è un deficit genetico, correlato ad una condizione di ritardo mentale, con importante incidenza statistica (secondo solo alla sindrome di Down per diffusione) e che si contraddistingue per essere la forma ereditaria più frequente di ritardo mentale. Data l’origine genetica, qualora la coppia sia a conoscenza di tale condizione e della possibilità di una sua trasmissione, può far ricorso alle tecniche di medicina riproduttiva per evitare che il futuro bambino possa essere affetto dalla sindrome.
Le malattie ereditarie e le mutazioni genetiche
Le malattie genetiche sono causate da una o molteplici alterazioni del genotipo, come mutazioni dei geni o alterazioni dei cromosomi. In questo contesto occorre specificare ulteriormente il concetto di malattie monogeniche. Si tratta di patologie correlate all’alterazione di un singolo gene all’interno dei cromosomi. La maggior parte di queste mutazioni apparentemente non determina alcun effetto: tutti gli esseri umani, generalmente, si caratterizzano per essere portatori di molte mutazioni relative ai geni. Alcune di queste, però, sono all’origine di gravi disfunzioni. In particolare, le patologie monogeniche, causate dalle conseguenze della mutazione di un solo gene, si trasmettono per via ereditaria. Queste mutazioni genetiche sono presenti fin dal momento del concepimento.
La Sindrome X Fragile: la scoperta
La Sindrome X fragile, da un punto di vista generale, è causata dall’alterazione e dalla rottura di un singolo gene (l’FMR1 – Fragile X Mental Retardation 1) posizionato sul cromosoma X. A scoprire una tale sindrome furono nel 1943 il neurologo James Purdon Martine e la genetista Julia Bell (per decenni questa condizione è stata definita come “sindrome Martin-Bell). Nel 1969 lo scienziato statunitense Hebert Lubs analizzando i cromosomi dei soggetti maschili affetti da tale condizione rilevò una fragilità del cromosoma X. Da questa scoperta derivò il nome attuale di Sindrome dell’X fragile.
La sindrome dell’X Fragile
Le caratteristiche generali – In particolare, il gene FRM1 ha una funzione di “regolazione”, ovvero aiuta gli altri geni a svolgere ed organizzare la propria attività attraverso la produzione di una specifica proteina che ha un importante funzione a livello dello sviluppo neuronale. Qualora il gene stesso sia mutato, non è più in grado di produrre questa proteina e la sua mancanza determina un influsso negativo sul funzionamento degli altri geni. Questa condizione se trasmessa ad un maschio comporta una sintomatologia più grave, in quanto gli individui di sesso maschile possiedono soltanto un cromosoma X, mentre gli individui di sesso femminile ne possiedono due e, quindi, il difetto genetico può essere in parte compensato e i segni di questa sindrome possono presentarsi in maniera più debole o addirittura possono essere silenti. In molti casi un uomo o una donna può essere portatore di questa sindrome in maniera non evidente, senza alcuna problema evidente, né sintomatologia. Questo non esclude la possibilità di una trasmissione di questa patologia inespressa alla propria prole.
La sintomatologia e le problematiche correlate alla Sindrome dell’X fragile
La sindrome dell’X fragile può essere caratterizzata da una pluralità di sintomi e di disfunzioni. Dal punto di vista fisico, innanzitutto, questa può manifestarsi con orecchie grandi e voluminose, mento e fronte prominenti e testicoli di dimensioni più grandi rispetto alla norma. Le analisi neurologiche dei soggetti affetti dalla sindrome dell’X fragile, hanno messo in rilievo anche anomalie diffuse del sistema nervoso centrale. Circa l’80% dei maschi affetti da questa condizione presentano difficoltà cognitive. I problemi e i deficit cognitivi possono presentarsi in diversi momenti e con differenti entità: da lievi difficoltà di apprendimento, fino a casi gravi di ritardo nello sviluppo intellettivo. I soggetti affetti da Sindrome X fragile generalmente manifestano iperattività e deficit di attenzione.
L’importanza del Test Genetico Preimpianto
La trasmissione di una patologia come la Sindrome dell’X fragile e le problematiche che possono affliggere il nascituro permettono, nei casi in cui la coppia faccia riferimento ad un percorso di fecondazione assistita, di affermare l’importanza di un esame come il Test Genetico Preimpianto (PGT). Questo esame consente di accertare la presenza di alterazioni genetiche e cromosomiche negli embrioni prima del loro trasferimento nell’utero materno e, di conseguenza, consente di prevenire la trasmissione di malattie ereditarie come la Sindrome X fragile. Questo test è particolarmente indicato nelle ipotesi in cui ad uno (o ad entrambi) i membri della coppia sia stata diagnosticata una malattia genetica o vi siano precedenti casi familiari di patologie genetiche. Le malattie genetiche per la quali è maggiormente richiesto questo test presso le nostre strutture sono appunto la Sindrome dell’X fragile, la Còrea di Huntingon e la distrofia muscolare. Questo test consentirà di interrompere la catena di trasmissione di patologie genetiche, in modo tale che le generazioni future non siano più a rischio.
La fecondazione assistita
Il ricorso al TGP, unitamente alla scelta di una tecnica di fecondazione assistita, può consentire il superamento delle problematiche relative alla trasmissione delle patologie genetiche. Questo perché, il PGT- M, ossia il Test Genetico Preimpianto per la rilevazione di malattie monogeniche, permette di evidenziare qualora siano presenti delle mutazioni o delle alterazioni di un gene negli embrioni che possano essere causa di una malattia monogenica o mendeliana.
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