Il Papilloma Virus Umano o HPV (Human Papilloma Virus) è uno dei virus più diffusi al mondo, basta pensare che soltanto negli Usa oltre 20 milioni di persone – circa il 6% della popolazione totale – ne sono affette. In generale si calcola che 8 persone su 10, sia di sesso maschile, sia di sesso femminile, entrino in contatto con questo virus almeno una volta nella vita. Le infezioni da HPV generalmente non producono alterazioni di rilievo. La maggioranza dei virus che appartengono a questa famiglia, infatti, produce effetti di limitata entità come ad esempio irritazioni cutanee. Tuttavia, alcuni tipi di papilloma virus umano possono essere all’origine di forme tumorali, sia benigne, sia maligne. Studi recenti mettono in evidenza come l’HPV possa produrre infertilità, soprattutto se contratto dall’uomo. Nei casi in cui una donna abbia difficoltà a rimanere incinta e non vi siano problematiche evidenti connesse alla fertilità, è opportuno accertare se il partner maschile abbia contratto l’HPV. Il virus, infatti, incide sulla motilità degli spermatozoi, riducendola drasticamente. In questi casi la soluzione più adeguata appare fare ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita.
HPV: come si trasmette
Il papilloma virus umano si trasmette tramite contatto diretto (sessuale, orale e cutaneo), ma può anche essere contratto in luoghi poco puliti. L’HPV, infatti, è presente in liquidi biologici come saliva, sperma o sangue. Il virus si distingue in oltre 100 tipologie diverse (delle quali 40 infettano il basso tratto genitale) che variano dalle più aggressive alle meno pericolose. L’evoluzione del contagio può seguire tre strade diverse: 1) una regressione dopo un determinato lasso di tempo; 2) una persistenza temporale; 3) un’evoluzione con progressione anche dei sintomi.
L’importanza della prevenzione
Nella maggior parte dei casi le infezioni da HPV si risolvono in un arco di tempo che non supera i due anni dal contagio. Qualora, invece, il sistema immunitario non riesca a far fronte al virus, nei casi più gravi questo può portare alla formazione di lesioni precancerose. In particolare, si è stimato che il 100% dei tumori al collo dell’utero risulta positivo a ceppi di HPV ad alto rischio. Per queste ragioni, la prevenzione è una delle armi più efficaci contro l’HPV: l’effettuazione di controlli periodici e costanti consente di ridurre i rischi e permette di far fronte al progredire delle alterazioni prodotte dal virus. Oltre agli screening preventivi, è possibile anche combattere il rischio di infezione da HPV mediante vaccinazione. In particolare, il piano vaccinale 2017-2019 ha inserito i vaccini contro il papilloma virus umano nel programma di protezione degli adolescenti.
I sintomi del papilloma virus
In molti casi l’infezione da papilloma virus umano si presenta in maniera asintomatica e, di conseguenza, è difficile da diagnosticare. Per queste ragioni, come già precisato, sia per gli uomini, sia per le donne, è molto importante effettuare controlli a cadenza annuale. Occorre rilevare come i sintomi causati dall’infezione da HPV variano in base al tipo di virus infettante e alle lesioni che si producono. Dal punto di vista medico sono stati isolati dodici ceppi ad altro rischio, due dei quali (Hpv 16 e 18) si sono rivelati i principali artefici dell’evoluzione tumorale dell’infezione. Per quanto riguarda le forme a basso rischio, dopo una prima fase completamente asintomatica, queste si manifestano generalmente con la comparsa di verruche sia in sede genitale, sia in sede extragenitale. Nelle forme ad alto rischio le infezioni possono dare luogo a manifestazioni spesso non evidenti, che richiedono necessariamente il riscontro attraverso esami clinici.
La diagnosi del papilloma virus
L’esame attualmente più utilizzato per arrivare ad una diagnosi è il Pap-test, un esame basato sulla morfologia cellulare finalizzato ad evidenziare i vari livelli di infezione da HPV. Secondo alcune stime, se eseguito regolarmente (almeno ogni 2 anni) questo può consentire di ridurre di circa il 70% i rischi del tumore della cervice uterina, una delle patologie oncologiche più strettamente connesse al papilloma virus umano. Un’altra alternativa per la diagnosi è rappresentata dall’HPV -test che permette di individuare il Dna del papilloma virus umano.
L’incidenza del papilloma virus sulla fertilità
In passato si riteneva che il papilloma virus umano non avesse collegamenti rilevanti con l’infertilità. Uno studio recente, condotto dall’unità di andrologia e medicina della riproduzione dell’azienda ospitaliero-universitaria di Padova ha ribaltato quest’idea, evidenziando la stretta relazione fra l’HPV e l’infertilità. I ricercatori hanno accertato come il virus non si annidi all’interno degli spermatozoi, ma si ancori alla loro superficie. Questo si attiva, successivamente, soltanto mettendo a contatto lo sperma con l’ovocita.
I risultati della ricerca scientifica
Gli scienziati hanno sviluppato la ricerca su un campione di 115 coppie, senza cause apparenti di infertilità, nelle quali il partner di sesso maschile risultava positivo all’HPV nel liquido seminale. Tra le coppie oggetto dello studio 54 hanno cercato una gravidanza naturale per 12 mesi senza eseguire alcun trattamento. Il concepimento è avvenuto soltanto nel 14,8% dei casi, ma nel 37,5% di queste ipotesi si è verificato un aborto. Secondo lo studio, dunque, in tutti i casi nei quali l’infertilità non sia attribuibile a una causa definita, è necessario procedere a indagini e screening che consentano di accertare la presenza dell’HPV nel liquido seminale.
Gli altri effetti dell’HPV sulla fertilità
Se lo studio appena citato mette in evidenza un’evidente correlazione fra papilloma virus umano, difficoltà al concepimento e rischi di aborto, studi medici e clinici precedenti hanno anche evidenziato come l’HPV abbia un’incidenza importante sulla motilità degli spermatozoi. Il virus, infatti, in molti casi potrebbe determinare astenozoospermia cioè una riduzione della motilità degli spermatozoi o l’assenza assoluta di motilità Secondo molte ricerche scientifiche, infatti, la presenza del virus nei pazienti comporterebbe una rilevante riduzione della motilità, circa il 30% in meno, rispetto a uomini che invece non hanno contratto l’HPV. I ceppi del papilloma virus che produrrebbero questi effetti sono il 45, il 52, il 18, il 59 e il 16. Inoltre, è stato evidenziato come il virus possa avere anche un’importante incidenza sulla morfologia degli spermatozoi. Qualora dunque la donna abbia difficoltà a rimanere incinta è opportuno verificare la presenza del virus HPV nel partner maschile. Nel caso di responso positivo la soluzione più adeguata è fare ricorso alla procreazione medicalmente assistita.
La pma nelle ipotesi di HPV
La tecnica di procreazione medicalmente assistita più adeguata a rimanere incinta nel caso di papilloma virus umano che incida sulla fertilità maschile è sicuramente la fecondazione eterologa mediante donazione dello sperma. Questa procedura di pma, infatti, ha anche il vantaggio di evitare possibili trasmissioni del virus dagli spermatozoi del partner di sesso maschile all’ovocita. La tecnica è consigliata proprio nei casi in cui l’uomo sia portatore di una malattia sessualmente trasmissibile e qualora gli spermatozoi abbiano una ridotta o assente motilità. La selezione del donatore è disciplinata severamente dalle normative e comprende maschi di età superiore ai 18 anni e in buone condizioni di salute fisica e psichica Il campione di sperma oggetto della donazione è sottoposto a rigorosi screening per escludere ogni alterazione o la presenza di virus come l’HPV. Inoltre, lo stato di salute del donatore e la sua “storia clinica” familiare viene ricostruita in maniera rigorosa. Una volta eseguite queste verifiche il campione viene messo in quarantena per un periodo di 6 mesi. Dopo questo periodo, una volta verificata l’assenza di infezioni e la tolleranza dello sperma al congelamento senza una riduzione della qualità, i relativi campioni vengono approvati e successivamente verranno utilizzati per l’inseminazione intrauterina o la FIV.
IVI: la scelta più adeguata
IVI è la scelta più adeguata per le coppie che, dopo aver verificato che l’infertilità è correlata al papilloma virus contratto dal partner maschile, decidano di intraprendere un percorso di fecondazione eterologa. Il 90% dei pazienti che si sottopongono a un percorso di procreazione medicalmente assistita nelle nostre cliniche riescono ad ottenere una gravidanza. Una prova tangibile dell’esperienza e dell’affidabilità dei nostri esperti in questo settore sono gli oltre 160.000 bambini nati grazie all’assistenza di IVI e la fiducia che ogni anno oltre 5.000 coppie provenienti da più di 80 paesi ripongono nelle nostre cliniche.
Non è più possibile commentare.