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I trattamenti come la chemioterapia o la radioterapia possono influire negativamente sulla fertilità, per cui i pazienti oncologici -uomini e donne- possono conservare la propria fertilità per incrementare così le loro possibilità di avere un bambino quando saranno guariti. La preservazione degli ovuli e dello sperma offre loro la possibilità di ottenere i propri gameti con la massima celerità in modo da poter iniziare subito il trattamento e poterne disporre qualora, una volta guariti, decidano di avere figli.
I pazienti che dovranno sottoporsi a operazioni chirurgiche dell’apparato riproduttivo possono dunque avvalersi di questo trattamento.
Il trattamento di preservazione della fertilità consiste nella preservazione degli ovuli o spermatozoi a -196°C, in modo che restino esattamente nelle stesse condizioni in cui si trovavano il giorno in cui sono stati congelati e quindi poter posticipare il momento di avere un figlio. Nel caso femminile, si utilizza la tecnica di vitrificazione e in quello maschile, il congelamento.
I progressi avvenuti nel campo delle cure oncologiche e l’efficacia dei programmi di screening precoce sono riusciti a incrementare considerevolmente il tasso di cura e sopravvivenza dei pazienti oncologici. Ciò permette di assegnare maggiore importanza agli effetti secondari dei trattamenti con chemioterapia e radioterapia e, in tale ambito, la preservazione della funzione ovarica, della capacità di produzione di spermatozoi e della fertilità in generale, sono gli aspetti che più preoccupano i professionisti che seguono i pazienti colpiti dal cancro.
Per questo i nostri professionisti lavorano in modo da poter offrire la possibilità di procreazione a questi pazienti e la certezza che, dopo aver superato la malattia, potranno tentare di avere figli, nonostante le conseguenze della malattia sulla loro fertilità.
L’impegno di IVI nei confronti dei pazienti che devono affrontare questa situazione è enorme. Inoltre, a seconda del caso, si possono prendere in considerazione aiuti supplementari. Questi programmi, che IVI ha avviato nel 2007, fanno parte di un’iniziativa della Fondazione IVI e della responsabilità sociale corporativa dell’organizzazione.
La preservazione della fertilità per motivi medici si raccomanda per:
Le tecniche di vitrificazione di ovociti e di congelamento dello sperma offrono elevati tassi di sopravvivenza che, nel caso della vitrificazione, si situa attorno al 95%. Per il congelamento, sempre in funzione della qualità iniziale del liquido seminale, la sopravvivenza media di solito è ottima per l’uso posteriore dei gameti con tecniche di procreazione assistita.
Nel caso della donna, i trattamenti di chemioterapia e radioterapia possono provocare:
Nel caso dell’uomo, questo tipo di trattamenti può avere conseguenze quali:
Durante la prima visita, il dottore realizzerà un’analisi ginecologica o urologica completa e si spiegheranno i vari passi della preservazione della fertilità. Dopo l’analisi del rapporto dell’oncologo, si terranno in considerazione fattori tra cui età e tempo di cui si dispone prima di iniziare il trattamento medico.
Nel caso della donna, si studierà la funzionalità ovarica e, se il tipo di cancro e le indicazioni dell’oncologo lo permettono , si tenterà di realizzare la stimolazione ovarica e un prelievo per poter ottenere il massimo numero possibile di ovuli da conservare.
Nel caso degli uomini, è possibile sfruttare questa prima visita in clinica per prelevare e conservare un campione di sperma. Se si dispone di tempo, l’ideale sarebbe ripetere il processo dopo aver mantenuto vari giorni di astinenza dai rapporti sessuali, in modo da garantire che il campione sia di migliore qualità.
In qualsiasi caso, è importante che i pazienti realizzino questa prima visita il più presto possibile.
Nei casi in cui il tipo di cancro lo permette e previa approvazione da parte dell’oncologo, si tratta di realizzare una delicata stimolazione ormonale delle ovaie in modo da incrementare il numero di ovuli che si possono ottenere.
Per ottenere gli ovuli è necessario realizzare un prelievo ovarico. Per farlo si accede alle ovaie attraverso la cavità uterina; da lì, si realizza il prelievo da ciascuno dei follicoli (piccole cavità che contengono gli ovuli) penetrandovi e aspirando gli ovuli che si trovano al suo interno. Questi ovuli aspirati si raccolgono in tubi e si fanno arrivare al laboratorio dove vengono trattati per il successivo congelamento.
L’aspirazione degli ovuli si realizza in sala operatoria e con anestesia in modo da evitare che la paziente provi alcun tipo di disturbo. Questo procedimento dura 15-20 minuti circa e nel giorno stesso la paziente può riprendere la propria normale attività e cominciare il trattamento medico quando l’oncologo specialista lo raccomanda.
Nel caso dell’uomo, è sufficiente ottenere un campione di liquido seminale mediante la masturbazione, che verrà depositato in un apposito recipiente fornito dal laboratorio di Andrologia. Si realizza un’analisi iniziale del campione per verificarne lo stato e le aspettative dopo il congelamento.
Per la vitrificazione degli ovuli, si procede a trattarli con una serie di mezzi di protezione in modo che non subiscano alcun danno durante il processo di raffreddamento. Una volta completato il trattamento, gli ovuli vengono collocati in piccoli supporti e si immergono in azoto liquido, a una temperatura di -196ºC.
Nel caso dello sperma, la seguente tecnica è il congelamento. Anche in questo caso si preparano delle sostanze di protezione per evitare che si formino dei cristalli di ghiaccio che potrebbero danneggiare gli spermatozoi e si depositano in provette o criotubi. Questi si raffreddano progressivamente fino a quando avviene il deposito definitivo nel serbatoio di azoto, dove vengono immagazzinati fino al momento dell’uso.
Gli ovuli vitrificati e lo sperma congelato vengono immagazzinati in serbatoi specifici che mantengono costanti le bassissime temperature e dispongono di un doppio sistema di allarme in modo da garantire che la temperatura resti entro la gamma ottimale in qualsiasi momento.
Grazie a queste tecniche i gameti (ovuli e spermatozoi) possono restare alieni al passare del tempo fino a quando i pazienti saranno guariti e desidereranno avere figli.