Nell’ambito del 75 ° anniversario dell’American Society for Reproductive Medicine (ASRM)
Uno studio di IVI pioniere della vitrificazione, tra i 25 migliori nella storia dell’ASRM
- Si tratta di lavoro pionieristico a livello mondiale in termini di applicazione clinica del metodo
- La dott.ssa Ana Cobo, autrice dello studio, è considerata all’interno della comunità scientifica come “la madre della vitrificazione” per i suoi risultati rilevanti
ROMA, 16 GENNAIO 2020
Il successo nella vitrificazione degli ovuli è una pietra miliare che ha segnato la storia della medicina riproduttiva. Dopo quasi trent’anni di risultati infruttuosi, il significativo affinamento della tecnica di vitrificazione offre alle donne la possibilità di conservare i loro ovuli mantendo un’alta qualità anche dopo la devitrificazione che si fa per l’utilizzo nei trattamenti riproduttivi.
In questo senso, lo studio intitolato “Comparison of concomitant outcome achieved with fresh and cryopreserved donor oocytes vitrified by the Cryotop method”, guidato dalla dott.ssa Ana Cobo, direttore dell’Unità di Criobiologia di IVI Valencia, ha promosso l’uso diffuso della vitrificazione degli ovuli nella pratica clinica quotidiana poco più di 10 anni fa, diventando una ricerca pionieristica a livello mondiale in termini di applicazione clinica del metodo. Pertanto, la rilevanza scientifica, medica e sociale di questo studio lo colloca come uno dei 25 lavori più importanti nella storia della American Society for Reproductive Medicine (ASRM), uno dei più importanti a livello mondiale.
“Abbiamo prelevato ovociti dalla stessa donatrice, ne abbiamo vitrificati la metà e li abbiamo scongelati dopo un’ora, mentre l’altra metà degli ovociti è rimasta nell’incubatrice. Una volta devitrificati gli ovociti, li abbiamo fecondati insieme a quelli freschi, con lo stesso seme e allo stesso tempo. Questo ci ha permesso di valutare lo sviluppo di embrioni generati da ovociti vitrificati e freschi nelle stesse condizioni, confrontando i tassi di fecondazione, la divisione precoce e lo sviluppo a blastocisti. E’ stato sorprendente vedere che i risultati ottenuti erano simili in termini di questi 3 parametri; abbiamo quindi iniziato a vitrificare gli ovuli delle donatrici, poiché sapevamo che sarebbero sopravvissute e che gli embrioni risultanti avevano la stessa capacità di impianto e di dare origine a gravidanze degli embrioni provenienti da ovociti freschi”, spiega la dott.ssa Cobo, considerata da molti colleghi come “la madre della vitrificazione “.
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Questo studio ha segnato una svolta nel campo della riproduzione assistita, qualcosa che è persino arrivata a essere chiamata la seconda rivoluzione per le donne, dopo la pillola contraccettiva. Una schiusa scientifica che ha permesso di dimostrare la possibilità di ottenere embrioni vitali lavorando con ovociti vitrificati; hanno poi seguito questo percorso centinaia di cliniche e centri dedicati al settore riproduttivo.
“Ciò ha significato che oggigiorno abbiamo programmi di crioconservazione efficienti di cui molte pazienti possono beneficiare, con indicazioni molto diverse: pazienti in trattamento riproduttivo con bassa risposta ovarica, come alternativa per evitare il rischio di iperstimolazione ovarica, donne che decidono di preservare la loro fertilità, sia per motivi medici, oncologici o per scelta, e persino per i pazienti con endometriosi, una malattia che può compromettere la futura fertilità, in cui abbiamo recentemente dimostrato i risultati incoraggianti della vitrificazione degli ovociti “, aggiunge la dott.ssa Cobo.
Lo stoccaggio di ovuli nelle banche è diventato una procedura standard nei programmi di donazione, a cui sono stati aggiunti notevoli miglioramenti, in particolare nella logistica del processo, che hanno consentito di ridurre e eliminare lunghe liste di attesa.
Tuttavia, anche gli studi recenti indicano che la preservazione della fertilità come alternativa efficace per garantire la futura maternità, presenta fattori limitanti da non trascurare, come l’età e la quantità di ovociti.
“La verità è che, attualmente, la crioconservazione dei gameti femminili rappresenta una parte essenziale della riproduzione assistita, dati gli alti tassi di successo raggiunti grazie all’ottimizzazione di questa tecnica, ma è importante incoraggiare le donne e sensibilizzarle sulla necessità di vitrificare le loro uova prima dei 35 anni, poiché da questa età la loro fertilità inizia a diminuire e con essa le possibilità di successo riproduttivo”, afferma la dott.ssa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma.
Questo riconoscimento da parte dell’ASRM premia il lavoro di un team multidisciplinare di specialisti che lavora e fa ricerca instancabilmente per offrire i migliori risultati a donne e coppie con il desiderio di realizzare obiettivi importanti come quello di essere genitori.
“Essere tra i 25 migliori lavori dell’ASRM è un onore per me, una pietra miliare e un’enorme soddisfazione, non solo a livello personale, ma anche per il lavoro svolto dal team di professionisti di alto livello che abbiamo. La dedizione di ciascuno di essi e il loro coinvolgimento con i pazienti, così come l’incessante lavoro di ricerca che svolgono, ci consentono di applicare su larga scala risultati come questo, qualcosa di base per la validazione di qualsiasi tecnica e strategia a livello clinico”, conclude la Dottoressa Cobo.