7mo Congresso Internazionale IVI sulla Medicina Riproduttiva, Bilbao 11-13 maggio 2017
Preservare la fertilità tra i 25 e i 35 anni aumenta le probabilità di successo.
• Gli esperti consigliano di non aspettare: maggiore è l’età, maggiori sono i problemi
• La preservazione della fertilità nei malati di cancro che ancora non hanno raggiunto l’età fertile è la prossima sfida della Medicina Riproduttiva
BILBAO, 12 MAGGIO 2017
L’attuale tendenza in tema di maternità consiste nel diventare madri ad un’età sempre più avanzata. A questa realtà sono chiamati ad adattarsi i professionisti della Riproduzione Assistita. In questi casi, la vitrificazione degli ovociti è la tecnica più comune, sia che dipenda da una decisione sociale oppure da un problema oncologico. In questa scelta influisce anche l’età in cui si decide di vitrificare.
La donna nasce con circa un milione di ovociti, che iniziano a ridursi prima della pubertà, fino ad arrivare intorno ai 400.000. Durante ogni ciclo mestruale ne consuma quasi 1.000. “Per questa ragione, dai 35 anni la riserva ovarica arriva a quasi il 10 % del totale e la qualità degli ovuli peggiora. Ci ritroviamo allora con una donna di 40 anni che quasi non possiede ovuli adatti per la gestazione di un bambino senza problemi riproduttivi e/o cromosomici. I ricercatori dell’ Università di ST. Andrews quantificano in un 3% la riserva ovarica di queste donne”, sostiene il Professore José Remohí, copresidente e fondatore di IVI, durante le sessioni del 7mo Congresso Internazionale IVI. “I conti tornano, noi ginecologi lo sappiamo, la fertilità nella donna non è infinita e le donne dovrebbero esserne consapevoli. Si può assistere a gravidanze spontanee anche se sono poco probabili e molto rischiose”, chiarisce il dottore.
Salvare la maternità sotto zero
La vitrificazione è nata come una speranza per le donne che si sottoponevano a trattamenti oncologici o ad una chirurgia ovarica, oggi vi si rivolge una maggiore percentuale di donne per motivi sociali. Il metodo consiste in un “congelamento” ultraveloce che permette di conservare l’ovulo in condizioni ottimali per consentire alla donna di utilizzarlo quando desidera. Grazie alle nuove tecniche applicate dagli specialisti di IVI si raggiungono probabilità di sopravvivenza di questi ovociti fino al 90%.
“La vitrificazione è un metodo semplice che ha rivoluzionato la criobiologia e si è trasformato nella chiave di altre tante tecniche nelle nostre cliniche. Questa tecnica offre alte probabilità di successo ad un costo accessibile. Ricorrere alla vitrificazione è una decisione con molti più vantaggi che svantaggi” dichiara il Dottore Juan Antonio García-Velasco, direttore di IVI Madrid ed esponente del 7mo Congresso Internazionale IVI.
Fine dei 20 inizio dei 30 anni: l’età chiave
L’età si è trasformata nel principale fattore di tutti i problemi che hanno le donne e/o le coppie che non riescono ad avere una gravidanza naturale, è la chiave per i trattamenti di Riproduzione Assistita. “Posticipare la maternità è una delle realtà attuali, l’altra è che le donne verso la fine dei 30 anni si trovano nel proprio miglior momento sociale, emozionale, psicologico ed economico. Solo che la Biologia non lo sa, per cui continua a fare le cose come ha sempre fatto e a dirci che la migliore età per diventare madre è un’altra”, chiarisce il professore José Remohí.
Sebbene sia vero che la vitrificazione degli ovociti in pazienti maggiori di 35 anni è possibile, le donne dovrebbero essere coscienti che quanto prima considerano l’opzione di vitrificare i propri ovuli, più probabilità avranno di compiere il proprio Desiderio riproduttivo in futuro. “Oggi in IVI abbiamo a disposizione programmi di criopreservazione molto efficaci e sicuri, possiamo fidarci del fatto che produrranno il risultato atteso. Comunque, l’età è il fattore chiave, la cosa migliore è preservare gli ovociti tra i 25 e i 35 anni. Mentre la sopravvivenza degli ovociti è simile, le probabilità di successo di gravidanza diminuiscono quando si sono vitrificati ad un’età maggiore, come sucede con gli ovociti freschi”, spiega la Dottoressa Ana Cobo, direttrice dell’Unità di Criopreservazione di IVI Valencia e autrice della presentazione “Factors impacting the success of elective fertility preservation” durante il congresso.
Preservazione della fertilità in pazienti oncologici infantili.
Anche se attualmente la vitrificazione per preservare la fertilità ha un uso soprattutto sociale, non bisogna dimenticare che la sua origine è quella di aiutare i pazienti a mantenere le possibilità di diventare madre/padre dopo aver superato i processi oncologici. In questo senso il 7mo Congresso Internazionale IVI è servito per presentare le ultime tecniche in pazienti oncologici infantili quando ancora non sono arrivati all’età fertile.
Insieme alle probabilità di sopravvivenza, la comunità scientifica sta lavorando per evitare o diminuire gli effetti secondari delle terapie oncologiche nel futuro di questi pazienti. I casi studiati fino ad ora presentano maggiori probabilità di successo nelle bambine che nei bambini. “In questi profili la tecnica più usata è la congelazione del tessuto ovarico. Ci sono già state nascite da mamme che hanno avuto il cancro nel periodo dell’infanzia e che hanno preservato la fertilità”, conclude il Dottore Juan Antonio García Velasco.
“Preservare la fertilità di un paziente oncologico è fondamentale – afferma la Dottoressa Daniela Galliano, Responsabile del Centro IVI di Roma – vuol dire offrirgli una prospettiva futura che va oltre la sua malattia, vuol dire dargli una speranza, un progetto di vita su cui sognare. Si tratta di un tema molto caro a IVI che dedica buona parte della sua ricerca scientifica allinnovazione sulle tecniche di PMA di vitrificazione e congelamento”.