Ritmi di lavoro frenetici, consegne al cardiopalma, impegni improrogabili e difficoltà economiche possono incidere sulla possibilità di avere un test di gravidanza positivo? Lo stress è uno dei “nemici nascosti” della fertilità maschile e femminile. È noto, infatti, che alti livelli di stress possono provocare alterazioni nell’ovulazione e nel ciclo mestruale, nonché agire negativamente sul livello di testosterone maschile e sulla produzione di spermatozoi. Se dopo molti tentativi ripetuti nel tempo, la donna non riesce a rimanere incinta, la soluzione ideale può essere quella della procreazione assistita. La PMA può anche preservare dal cosiddetto “stress” da concepimento, una condizione di frustrazione collegata all’ansia di concentrare i rapporti sessuali nei giorni centrali del ciclo femminile e alla delusione relativa al mancato esito positivo del test di gravidanza.
La capacità dello stress di impattare con il progetto genitoriale non deve essere sottovalutata: se, nel caso dei disturbi della fertilità, la diagnosi di infertilità rappresenta un evento potenzialmente stressante, che potrà ripercuotersi in vari ambiti della vita, tra cui quello sessuale, ancor più d’effetto potrebbe essere una non diagnosi. Uno stato di salute ottimale e, quindi, la mancanza di elementi patologici che giustifichino la difficoltà a procreare potrebbe avere effetti devastanti sul benessere individuale, sulla propria autostima e sulla propria identità.
I risultati di uno studio americano
Quello che per molti anni è stato un dubbio, ora è diventato una certezza suffragata da dati scientifici: più alti sono i livelli di stress, minori appaiono le probabilità di gravidanza. Uno studio condotto dalla Ohio State University Wexner Medical Center e pubblicato sulla rivista Human Reproduction ha analizzato in laboratorio il livello dell’ormone dello stress (l’alfa-amilasi) su un campione di 500 donne di età compresa fra i 18 e i 40 anni. I risultati hanno mostrato che l’81% dei soggetti coinvolti ha portato a termine una gravidanza, mentre le pazienti con i maggiori livelli di alfa-amilasi avevano una probabilità di rimanere incinta più bassa del 29% rispetto a quelle i cui livelli si assestavano nella norma. Lo studio ha anche confermato come situazioni emotivamente intense e persistenti possano produrre un aumento dei livelli di altri due ormoni, la prolattina e l’LH, che possono interferire con la maturazione delle cellule uovo causando alterazioni all’ovulazione e al ciclo mestruale.
Gli effetti dello stress nella donna
Vivere in modo sano, limitando i fattori che possano impattare sulla salute, spesso non è sufficiente per garantire ad una donna alla ricerca di una gravidanza, la buona riuscita di questo obiettivo. Lo stress è causa conclamata di diverse patologie. Ed è scientificamente provato che i fattori ambientali incidano negativamente sulla buona riuscita di un progetto di gravidanza L’università di Oxford ha pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Fertility and Sterility realizzando un monitoraggio dei livelli di adrenalina e di cortisolo su 274 donne sane, in età fertile, alla ricerca di un bambino.
Il team di studio ha monitorato i valori dei due ormoni nella saliva delle donne coinvolte nell’esperimento e ha dimostrato come le pazienti con livelli più alti di alfa-amilasi (e quindi con livelli alti di adrenalina) avevano a una probabilità di rimanere incinta ridotta del 12% durante i giorni fertili rispetto al campione di controllo.
Gli effetti dello stress nell’uomo
La presenza e permanenza di una situazione stressante può avere un effetto diretto sulla fertilità maschile. L’apparato genitale maschile, infatti, è particolarmente sensibile a fattori stressogeni e, non di rado, tali condizioni inficiano la qualità del liquido seminale con una riduzione del volume, della motilità e della concentrazione degli spermatozoi. Una ricerca dell’American Society for Reproductive Medicine condotta su un campione di 193 uomini ha misurato i livelli di stress soggettivo e oggettivo dei soggetti coinvolti e li ha correlati alla condizione di fertilità. I risultati hanno mostrato come i soggetti esposti a condizioni emotive particolarmente impegnative nei propri luoghi di lavoro facessero registrare livelli più bassi di testosterone. Secondo i ricercatori questo sarebbe da attribuire al rilascio, in presenza di particolari eventi di carattere duraturo nel tempo, di ormoni steroidei chiamati glucocorticoidi che influenzerebbero sia i livelli di testosterone, sia la produzione di spermatozoi. Generalmente, in questi casi, l’infertilità è temporanea e si protrae per il lasso di tempo collegato alla situazione stressante. Una volta che questa sia cessata, sia il testosterone, sia la produzione di spermatozoi ritornano a livelli normali.
Infertilità come stressor cronico
Ma come controllare lo stress mentre si programma di diventare genitori? Il pressing sociale subito da una coppia ha effetti importanti sulla salute dei due partner. Le aspettative della famiglia, le pressioni del gruppo di appartenenza sul “progetto gravidanza” di una coppia, le continue domande, possono essere elementi importanti da controllare per evitare che impattino in maniera negativa sulla salute dei partner. La frustrazione legata ai troppi test di gravidanza negativi accompagnati dall’esito positivo degli screening medici è un elemento che non bisogna sottovalutare. Il non riuscire a rimanere incinta è un elemento stressogeno di fortissimo peso nella vita di una coppia che ha deciso di avviare un progetto di genitorialità. La relazione tra stress e infertilità è biunivoca: l’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene, che ha un effetto modulatorio del sistema endocrino, può arrivare a inibire la sua funzione creando l’effetto opposto.
L’impatto sull’attività spermatica, sul ciclo mestruale, ma anche e soprattutto gli effetti che lo stress ha sulla relazione (impotenza, eiaculazione precoce, amenorrea da stress), suggeriscono la necessità di controllare e combattere questo elemento, soprattutto quando si è alla ricerca di una gravidanza. I nostri centri IVI non sottovalutano nessun elemento preponderante all’interno del progetto genitoriale.
Le nostre tecniche di procreazione medicalmente assistita potrebbero aiutare ad uscire dall’empasse di una gravidanza che non arriva nonostante la piena salute di entrambi i partner. Il ricorso alla PMA, potrà permettere alla coppia di evitare che il fallimento procreativo possa avere conseguenze negative sul campo familiare, direttamente correlato al progetto e di superare la condizione di impotenza e di frustrazione che può estendersi anche ad altri campi, ad esempio quello professionale, sociale, sessuale.
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