Secondo i dati dell’UNESCO, l’istruzione è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, ed è imprescindibile per poter esercitare tutti gli altri diritti e libertà. Questo diritto si basa, infatti, su quattro grandi pilastri: la non discriminazione, l’uguaglianza di opportunità e trattamento, l’accesso universale all’ educazione e il principio di solidarietà. Tuttavia, milioni di adulti e bambini sono ancor’oggi privati di molte opportunità educative, spesso a causa della povertà o delle guerre e hanno scarsissime prospettive di sviluppo, se non fosse per la solidarietà di persone e istituzioni, che collaborano per migliorare la qualità di vita e lo sviluppo dei meno abbienti.
La collaborazione tra IVI e Caravana Solidaria nasce con l’obiettivo di poter garantire l’accesso a qualcosa di così necessario come l’educazione, a coloro che in questo momento vivono maggiori diffocoltà per accedervi. IVI ha voluto solidarizzarsi con i bambini siriani rifugiati in Turchia, offrendo quest’anno, una borsa di studio a 37 alunni e collaborando così contro lo sfruttamento infantile, purtroppo molto frequente in questi casi.
Per i rifugiati in Turchia uno dei problemi più evidente è la mancanza di scolarizzazione infantile, dovuta quasi sempre all’assenza di risorse famigliari, con le terribili conseguenze che un’esperienza così traumatica può lasciare. Tutti questi problemi infatti, alla lunga, causeranno che tutta una generazione di bambini siriani diventino giovani senza formazione, senza certezze sul lavoro, esclusi dalla società, schiavizzati e obbligati a vivere in assoluta povertà, e quindi probabilmente, molto più inclini alla delinquenza per mancanza di risorse.
Caravana Solidaria è un’organizzazione senza scopo di lucro che cerca di sopperire agli effetti della guerra sulla popolazione civile, fomentando la spedizione di aiuti umanitari, offrendo strumenti per l’accesso all’educazione, al lavoro per un stabilità quanto maggiore possibile ai rifugiati.
Il progetto educativo, creato in origine dal Sig. Khaled, uomo d’affari siriano che si è visto obbligato alla fuga dalla Turchia all’inizio della guerra, si implementa presso la scuola Al Nokhba, situata nella periferia più umile di Estambul. Il centro ha una capacità per 600 alunni, ma per mancanza di risorse non ne contiene più di 400 e cerca di offrire un futuro promettente a coloro che, in questo momento, non hanno nulla e rappresentando anche una modesta fonte di guadagno per i professori, anch’essi rifugiati siriani.
È opportuno sottolineare anche che, secondo le stime di Amnesty International, dall’inizio del conflitto, quasi quattro milioni di cittadini siriani si sono visti obbligati a muoversi in paesi vicini come Libano, Giordania, Irak o Egitto, ma soprattutto Turchia, che riceve il maggior flusso con oltre due milioni di persone. Si calcola che, attualmente, la metà della popolazione siriana non si trova nel suo paese d’appartenenza e vive al di sotto della soglia della povertà.
Non è più possibile commentare.