Donare i propri ovuli è diventato una prassi sempre più comune per le donne in Spagna. Hanno un’età compresa tra i 18 e 25 anni, sono altruiste, empatiche e hanno un grande senso della solidarietà… questo il loro profilo. Essere madre grazie agli ovuli donati genera diversi timori, uno fra tutti, sapere come sono le donatrici. A questo proposito, abbiamo voluto intervistare la Dr.ssa Pilar Alamá, Direttrice del Programma de Ovodonazione dell IVI di Valencia.
– Come sono le donatrici di ovuli in Spagna?
Con un’età compresa tra i 18 e 25 anni, altruiste, empatiche e con un grande senso della solidarietà, questo è il profilo più comune delle donatrici che riceviamo presso le nostre cliniche. Questo gruppo rappresenta il 62% del totale delle donazioni di ovuli, seguito da altri due scenari, che, pur diversi, sono essenziali per completare la radiografia della donazione di ovociti in Spagna.
– Quali altri profili ci sono?
Un altro profilo di donatrici è composto da donne con età compresa tra i 26 e 31 anni, molte delle quali sono già madri. L’esperienza di aver già messo al mondo un bambino le rende maggiormente sensibili ai problemi delle donne con difficoltà riproduttive, per cui avvertono la necessità di condividere la loro felicità con quelle pazienti che non possono realizzare il loro sogno di essere madri con i propri ovuli. Questo gruppo rappresenta il 29% del totale delle donazioni che IVI riceve nelle sue cliniche in Spagna. In ultimo, ritroviamo le donne fra i 32 e 35 anni, che rappresentano il 9% delle donazioni, che sono spinte da un puro sentimento di solidarietà e sono coscienti dell’importanza di questo gesto umano. Indipendentemente dal profilo, possiamo garantire che per tutte le donatrici si tratta di un gesto altruista, anonimo e volontario, che ha la finalità più gratificante che possa esistere; un minimo sforzo per una ricompensa senza eguali.
-Perché è così importante il ruolo delle donatrici in medicina riproduttiva?
Perché ad oggi le donne ritardano il progetto della maternità e quando lo affrontano spesso gli ovuli non hanno più la qualità sufficiente per generare una gravidanza. Ad esempio, nel 2016 sono stati circa 6.400 i trattamenti di ovodonazione presso le nostre cliniche in Spagna; un 7% in più rispetto al 2015. Le elevate percentuali di successo offerte dalla donazione di ovuli, situate al di sopra del 68%, ci spingono ad optare per il transfer di un solo embrione (Single Embryo Transfer, SET, per la sigla in inglese) nell’obiettivo di ridurre il numero di gravidanze gemellari e i relativi rischi (alte possibilità di parto prematuro, preeclampsia e maggior numero di parti cesarei). Inoltre, questa prassi ci permette di conservare gli embrioni in eccedenza, grazie alle tecniche di vitrificazione, che offre risultati simili. In questo modo, in caso di voler allargare la famiglia in futuro, i pazienti potranno utilizzare questi embrioni senza necessità di dover ricorrere ad una nuova donazione di ovuli.
Non è più possibile commentare.