Nell’ambito della fecondazione assistita in Italia negli ultimi anni si è potuta osservare una vera e propria trasformazione sia dal punto di vista medico e tecnico, con innovazioni e protocolli sempre più efficienti e in costante aggiornamento, sia dal punto di vista burocratico. La rivoluzione più significativa, quella che ha rappresentato lo spartiacque fra un “prima” e un “dopo” è avvenuta solo pochi anni fa. Il 2014, infatti, ha rappresentato l’anno della svolta grazie all’apertura di nuove frontiere per quanto riguarda la pma, grazie alla pronuncia della Corte Costituzionale che ha stabilito il superamento del divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40. I giudici, in questo modo, hanno aperto le porte a tecniche di fecondazione come l’ovodonazione o la donazione di sperma nelle quali l’ovulo femminile o il seme maschile non appartengono ad uno dei futuri genitori del bambino, ma a un soggetto “terzo” esterno alla coppia. Nel nostro paese la pma eterologa con donazione di ovuli o donazione del seme è consentita alle coppie di sesso diverso, sposate o comunque conviventi, rispetto alle quali sia comprovata la sterilità o l’infertilità di almeno uno dei due partner. Approfondiamo ora quali siano i profili della donazione di seme e i requisiti richiesti dal nostro ordinamento per il donatore di sperma.
In cosa consiste la donazione di sperma
La donazione di sperma è una tecnica di fecondazione eterologa alla quale è possibile ricorrere qualora i problemi di fertilità nella coppia siano ricollegabili all’uomo. Il donatore di seme, in particolare, si rende protagonista di un atto volontario e solidale per consentire alle coppie che soffrono di problemi di fertilità di realizzare il proprio desiderio di genitorialità. Lo sperma del donatore, dopo essere stato crioconservato per sei mesi e sottoposto ad analisi, viene utilizzato per fecondare l’ovulo mediante trattamenti come l’inseminazione intrauterina o la Fiv.
Le linee guida in materia di donazione del seme
La Società Italiana di Embriologia, Riproduzione e Ricerca (SIERR), di concerto con il Ministero della Sanità, ha stabilito in maniera rigorosa quali siano le linee guida in materia di donazione dei gameti e in particolare quali debbano essere le caratteristiche che consentano alla coppia di fare ricorso alla donazione di sperma e gli elementi essenziali del profilo del donatore di seme.
Quando è possibile fare ricorso alla donazione: i casi di problematiche al liquido seminale
Le linee guida consentono di valutare come sia possibile fare ricorso alla donazione del seme qualora il partner maschile della coppia sia sterile o abbia comprovati problemi di fertilità. In particolare, sono segnalate a titolo di indicazione le ipotesi di azoospermia, ovverosia di totale assenza di spermatozoi nel liquido seminale, di criptozoospermia severa, cioè qualora il numero di spermatozoi sia ridottissimo e questi possano essere individuati soltanto in seguito alla centrifugazione del liquido seminale e i casi di oligozoospermia che si verificano quando la concentrazione degli spermatozoi è inferiore ai 20 milioni/ml . Le linee guida, oltre a queste ipotesi specifiche, fanno anche riferimento più generalmente anche ad altre “disfunzioni eiaculatorie, anomalie degli spermatozoi o del liquido seminale”. Inoltre, i pazienti nei quali sono riscontrate queste problematiche devono essere adeguatamente informati sulle possibilità di un intervento medico-chirurgico che possa consentire un recupero della propria fertilità. Inoltre, è possibile fare ricorso alla donazione di sperma anche se un precedente trattamento di fecondazione assistita realizzato mediante l’utilizzo del seme del partner non abbia dato esiti positivi.
La donazione nel caso di patologie
Si può fare ricorso alla donazione del seme non soltanto qualora sussistano gravi problematiche che incidono sulla fertilità del partner maschile, ma anche quando l’uomo risulti portatore di una malattia sessualmente trasmissibile che non può essere eliminata, di una patologia genetica che non può essere studiata negli embrioni o qualora, in seguito ad esami di laboratorio, vengano rilevato anomalie cromosomiche nel suo seme. Inoltre, è possibile fare ricorso allo sperma di un donatore anche quando il partner maschile sia pienamente fertile e privo delle patologie sopra indicate, ma abbia un gruppo sanguigno positivo e la compagna invece abbia un gruppo sanguigno negativo e risulti isoimmunizzata, ossia possa produrre anticorpi contro i globuli rossi del feto con un gruppo sanguigno positivo.
I requisiti del donatore di seme: il profilo medico
La disciplina in materia di donazione del seme è necessariamente molto rigorosa anche nella definizione del profilo del donatore di sperma. Quest’ultimo, infatti, deve rispondere a criteri molto stringenti che vengono verificati attraverso una severa anamnesi che consenta di escludere la presenza di anomalie genetiche e di patologie che possano essere trasmesse al futuro bambino. Sono previsti, inoltre, ulteriori esami diretti ad escludere la presenza di patologie a trasmissione sessuale o di altre malattie che possano comunque risultare trasmissibili attraverso la donazione di gameti. Inoltre, il liquido seminale del donatore deve avere una qualità ottimale sotto il profilo della concentrazione, della motilità e del numero di spermatozoi.
La gratuità della donazione
Il donatore di seme, oltre a rispondere al un profilo clinico-medico molto stringente, deve essere maggiorenne e agire in maniera del tutto spontanea e altruistica. Nel nostro paese, a differenza di altri, la donazione di sperma deve essere totalmente gratuita e il donatore, di conseguenza, non può ricevere alcun compenso per il suo atto.
Il principio dell’anonimato
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in un apposito documento sulle problematiche concernenti la fecondazione eterologa, ha definito nello specifico quali siano gli indirizzi operativi che devono essere rispettati in questo settore. Il testo inserisce fra i requisiti che devono essere rispettati in materia di donazione di gameti anche quello dell’anonimato. La donazione di sperma (così come anche l’ovodonazione), infatti, deve essere totalmente anonima: il donatore non deve poter risalire alla coppia che ha usufruito del suo seme e viceversa. I dati clinici del donatore, inoltre, potranno essere comunicati al personale medico dietro specifica richiesta soltanto qualora ricorrano casi straordinari relativi allo stato di salute del nascituro, ma comunque queste informazioni non potranno essere condivise con la coppia ricevente.
La procedura della donazione
Il campione di sperma donato non viene immediatamente utilizzato per procedure di fecondazione assistita, ma viene conservato in quarantena per un periodo di almeno sei mesi. Dopo questo lasso di tempo vengono eseguite ulteriori analisi per escludere che, al momento del prelievo del campione, il donatore non si trovasse nella fase iniziale di un’infezione. Accertata l’assenza di infezioni e la tolleranza del liquido seminale al congelamento, ne viene autorizzato l’uso per tecniche come l’inseminazione intrauterina, la FIV o l’impiego con ovociti crioconservati.
Il successo della donazione di sperma
Il Ministero della Salute in una recentissima relazione al Parlamento ha analizzato i dati della fecondazione assistita in Italia relativi al 2016. Per quanto riguarda le tecniche di fecondazione eterologa si è registrato un aumento complessivo delle coppie richiedenti pari al 121% che ha portato anche a un aumento dei bambini nati grazie a queste procedure (+142%). La donazione di sperma, con 1.611 cicli, in particolare ha rappresentato il 25,8% del complesso delle tecniche di pma eterologa. Secondo il Ministero il profilo del “donatore medio” è quello di un uomo in ottime condizioni di salute con un’età che si attesta intorno ai 35 anni. La relazione, inoltre, attesta come le percentuali di gravidanza in seguito alla donazione di sperma siano superiori di oltre il 5% a quelle ottenute qualora si proceda con donazione di ovociti.
IVI: la realtà più all’avanguardia nella fecondazione eterologa
Le nostre cliniche rappresentano una garanzia assoluta per quelle coppie che rispondano ai requisiti per procedere ad una fecondazione eterologa mediante donazione di sperma. I nostri medici ed i nostri tecnici di laboratorio, infatti, sottopongono i campioni donati a meticolosi screening genetici per escludere la presenza di malattie a trasmissione sessuale o patologie ereditarie. Le nostre cliniche, a garanzia assoluta del nascituro, richiedono che i riceventi presentino una cartella clinica completa, un report dei trattamenti effettuati in precedenza in altri centri, un profilo sierologico aggiornato di entrambi i partner relativo ad Epatite B e C, sifilide ed Aids e un esame che attesti il gruppo sanguigno. La coppia, inoltre, dovrà firmare un modulo di consenso informato che consentirà ai tecnici di laboratorio di scegliere il donatore più adeguato. Una volta selezionato il campione si potrà procedere a inseminazione intrauterina o Fiv. IVI anche per quanto riguarda la fecondazione eterologa è la realtà leader a livello mondiale. Nel complesso, il 96% dei pazienti che si sottopone ad un trattamento di fecondazione assistita nelle nostre cliniche riesce ad ottenere una gravidanza. Un dato sbalorditivo confermato dalla continua e costante fiducia dei nostri pazienti: ogni anno oltre 5.000 coppie provenienti da più di 80 paesi si rivolgono ai nostri specialisti per coronare il proprio sogno di genitorialità.
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