La gravidanza rappresenta un periodo di grossi cambiamenti, che si contraddistingue per profonde modifiche, sia fisiche, sia psicologiche. Questo periodo, e quello immediatamente successivo al parto, sono momenti molto delicati durante i quali la donna potrebbe essere molto vulnerabile per il fortissimo riaggiustamento ormonale e, pertanto, più facilmente soggetta a problematiche psicologiche come depressione e ansia. Infatti, oltre alle modifiche sul piano biologico, la maternità comporta la ridefinizione di nuovi equilibri relativi all’identità sia quella di coppia sia quella individuale. Un “peso emotivo” che può avere delle conseguenze sull’umore e sulla psiche. Se la depressione post-partum è stata oggetto di molti studi, la depressione in gravidanza è un fenomeno meno conosciuto, anche per la presenza di sintomi che spesso possono essere associati alla gestazione tout-court e non ad una condizione psicologica definita. Da questo punto di vista, è importante riconoscere tempestivamente questa condizione e predisporre un piano adeguato di interventi e cure per consentire alla donna di affrontare con maggiore serenità la gestazione ed evitare conseguenze per il feto.
La definizione generale di depressione e la differenza rispetto all’ansia
La depressione è una patologia che colpisce nel corso dell’esistenza circa 15 persone su 100. Un dato impressionante che ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a prevedere come entro il 2020 quest’ultima rappresenterà la seconda causa di disabilità nel mondo precedendo persino le malattie cardiovascolari. Si tratta di una sindrome complessa che frequentemente si accompagna ad altri disturbi. In via generale la depressione può essere definita come l’alterazione centrale dell’umore e corrisponde ad una condizione emotiva che condiziona la qualità e l’intensità della vita. A questa si accompagna sempre un’alterazione di carattere cognitivo e comportamentale. Un’altra caratteristica consiste nel fatto che gli stati d’animo che ne sono l’espressione si manifestano senza un motivo apparente o in maniera sproporzionata rispetto agli avvenimenti che li hanno determinati. Dalla depressione occorre distinguere l’ansia: i due disturbi possono spesso coesistere contemporaneamente, ma se la prima si manifesta anche con una totale assenza di piacere e disinteresse generalizzato, la seconda si contraddistingue soprattutto per la presenza di una condizione di attivazione fisiologica e ipervigilanza.
L’incidenza della depressione nella donna
L’incidenza della depressione, secondo le statistiche, è maggiore sulla popolazione femminile rispetto a quella maschile. In particolare, secondo studi clinici la depressione nelle donne tende ad aumentare quando si verifica un innalzamento degli ormoni femminili (estrogeni) in età adolescenziale per raggiungere il picco intorno ai trenta anni, mentre nell’uomo anche se questa patologia subisce un incremento durante la pubertà rimane tendenzialmente stabile negli anni successivi.
La depressione in gravidanza: incidenza generale
Le prime ricerche scientifiche relative al rapporto fra ansia depressione e gravidanza sono relativamente recenti e risalgono agli anni ’70. Alcuni studiosi, in tempi più recenti, hanno addirittura rilevato come i casi di depressione pre-partum siano più frequenti di quelli post-partum. In particolare, la prima ipotesi, secondo uno studio condotto su un campione di 570 donne, ricorrerebbe nel 19,8% dei casi, mentre la seconda soltanto in un range fra il 10% e il 15%. L’incidenza di questa patologia sarebbe superiore nelle donne con una storia personale o familiare legata alla depressione.
La ricerca italiana
Una recente ricerca italiana, condotta su 241 donne incinte con un’età media di 31 anni e basata sulla somministrazione di una serie di questionari di autovalutazione, ha messo in evidenza come oltre il 35% del campione ha manifestato la presenza di sintomi riconducibili ad uno stato di ansia o depressione clinicamente rilevante.
Il collegamento fra depressione e ansia e il profilo sintomatologico
La depressione pre-partum può essere occultata da un segnale aspeficico come l’ansia e può manifestarsi con una pluralità di sintomi che possono coesistere o presentarsi alternativamente. In particolare, i più frequenti sono: percezione di solitudine, autosvalorizzazione, problematiche legate al sonno, manifestazioni somatiche come dolori alla colonna vertebrale o rush cutanei, confusione, scarsa concentrazione, senso di colpa diffuso e ansia. Fra i sintomi meno frequenti, anche perché coincidenti con quelli generali della gravidanza, possono annoverarsi nausea e vomito. Questi indici, variabili da donna a donna, rendono particolarmente complicata la percezione e l’individuazione di uno stato depressivo in quanto, durante la gravidanza, spesso, si tende ad immaginare che qualsiasi sintomo possa essere una normale condizione relata alla gestazione. Alcune ricerche, effettuate su un campione di donne affette da depressione in gravidanza, hanno messo in rilievo come questa patologia nel 30%-40% dei casi continua a manifestarsi anche dopo il parto.
Le conseguenze per il feto della depressione durante la gravidanza
Non esistono studi dettagliati sulle possibili conseguenze per il feto della depressione durante la gravidanza, ma secondo alcuni studiosi è possibile tracciare un profilo generale degli effetti che questa patologia materna può produrre sul neonato. La depressione materna può, in particolare, avere effetti sia sull’interazione con il neonato sia sotto il profilo della continuità affettiva. Questa patologia, soprattutto nelle ipotesi più gravi, rischia di avere effetti negativi sulla qualità e sulla frequenza del dialogo madre-bambino. Secondo alcuni scienziati, in particolare, fra le conseguenze della depressione in gravidanza sul nascituro potrebbero essere annoverate una maggiore irritabilità dei bambini, una riduzione delle interazioni positive e delle vocalizzazioni.
Le linee guida sullo screening della depressione in gravidanza
La sempre maggiore incidenza e diffusione della depressione in gravidanza ha portato il National Institute for Health and Care Execellence (NICE) a dare ampio risalto a questa patologia durante i mesi della gestazione. In particolare, i ricercatori statunitensi hanno messo in evidenza come la valutazione di questa condizione debba prendere necessariamente in considerazione anche la storia personale e familiare della paziente, l’atteggiamento della donna nei confronti della gravidanza e ogni eventuale trattamento pregresso per un disturbo psichiatrico. Il NICE, inoltre, raccomanda sempre nell’approccio alla cura della depressione in gravidanza una stretta collaborazione fra il medico che si occuperà di trattare questa patologia e il ginecologo. Uno scambio di informazioni fra specialisti che deve essere necessario e continuo per evitare conseguenze sul feto.
La cura della depressione in gravidanza
La depressione e l’ansia in gravidanza, nonostante siano molto più diffuse rispetto a quanto si credeva fino a qualche anno fa, possono essere curate in maniera adeguata. Un percorso che può portare ad una maggiore serenità durante i nove mesi e dopo il parto. È possibile far fronte all’ansia leggera con esercizi di rilassamento finalizzati alla contrazione e decontrazione dei principali gruppo muscolari e con tecniche di controllo del respiro. Per i casi più complessi e qualora subentri una vera e propria depressione la prima strada consigliata è un approccio psicoterapeutico, sia individuale, sia di coppia. Uno studio recente pubblicato sulla rivista “Depression and anxiety” ha inoltre messo in rilievo gli effetti benefici dello yoga nella riduzione del rischio di ansia e depressione durante la gestazione. Questa disciplina, infatti, consentirebbe di ridurre l’ansia di un terzo e il cortisolo (l’ormone dello stress) del 14%.
L’uso dei farmaci in gravidanza
Qualora prima della gravidanza si fosse iniziata una terapia ad hoc per la depressione o l’ansia è molto importante non interromperla o modificarla spontaneamente senza un parere medico. Nei casi più gravi l’uso dei farmaci deve essere sempre effettuato dietro un apposito consulto medico e, preferibilmente, mediante uno scambio di informazioni fra i medici curanti. Da un punto di vista generale molti studi hanno attestato che una specifica categoria di antidepressivi, gli SSRI, non determinano alcun aumento del rischio di malformazioni del feto. Per quanto concerne gli ansiolitici, invece, è sconsigliato l’uso soprattutto nei primi tre mesi di gravidanza. Qualora gli specialisti ne ritengano comunque necessaria la somministrazione generalmente si preferiscono quelli con un’emivita breve che consentano una minore esposizione possibile del feto.
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