{"id":44891,"date":"2018-02-07T14:04:07","date_gmt":"2018-02-07T14:04:07","guid":{"rendered":"https:\/\/ivitalia.it\/?p=44891"},"modified":"2023-11-27T10:41:29","modified_gmt":"2023-11-27T10:41:29","slug":"maternita-dopo-cancro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/ivitalia.it\/blog\/maternita-dopo-cancro\/","title":{"rendered":"Diventare mamma dopo aver sconfitto il tumore: un sogno realizzabile"},"content":{"rendered":"

In Italia, ogni anno, circa 48.000 donne si ammalano di tumore al seno; si tratta della patologia oncologica pi\u00f9 diffusa nei soggetti di sesso femminile. Grazie alla ricerca medico-scientifica, per\u00f2, le percentuali di guarigione per questo tipo di cancro si attestano intorno al 90%. \u00a0Il progresso delle cure oncologiche e gli effetti dei programmi di screening e prevenzione hanno contribuito in maniera rilevante ad aumentare la percentuale di sopravvivenza ai tumori rispetto al passato. La recente ricerca medico-scientifica, quindi, ha posto l\u2019attenzione anche sui progetti di vita successivi al superamento di una malattia oncologica. In passato la malattia, e le terapie necessarie per affrontarla, rischiavano di azzerare le possibilit\u00e0 future di diventare madri. Oggi, invece, \u00e8 possibile fare ricorso a tecniche di pma<\/strong> come la crioconservazione<\/strong> e il congelamento della corteccia ovarica che consentono di realizzare il proprio sogno di genitorialit\u00e0 nonostante l\u2019impatto della patologia e delle cure chemioterapiche e radioterapiche. IVI, da questo punto di vista, \u00e8 stata una delle prime realt\u00e0 a credere in questa possibilit\u00e0, promuovendo dal 2007 in Spagna un programma gratuito di preservazione della fertilit\u00e0 per pazienti oncologici denominato Madre dopo il cancro<\/em>.<\/p>\n

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La maternit\u00e0 dopo il tumore\u00a0<\/strong><\/h2>\n

Se prima si riteneva che una gravidanza successiva al tumore, potesse favorire la recrudescenza della patologia, una recente ricerca internazionale condotta dall\u2019Ospedale di Macerata e dall\u2019Istituto Europeo di Oncologia su un campione di 1.200 donne di et\u00e0 inferiore ai 50 anni sopravvissute al cancro, ha attestato come non esista alcun collegamento fra una futura maternit\u00e0 e le probabilit\u00e0 di un nuovo episodio tumorale. Tuttavia, una delle problematiche pi\u00f9 rilevanti per le donne che decidano di avere un figlio in seguito a un carcinoma \u00e8 rappresentata dalla possibile insorgenza di un\u2019infertilit\u00e0 secondaria<\/a> determinata dalla somministrazione dei trattamenti farmacologici antitumorali. Secondo recenti studi, infatti, dopo una patologia oncologica generalmente il tasso riproduttivo appare pi\u00f9 basso rispetto alla media. Per queste ragioni, \u00e8 opportuno fare riferimento a tecniche di fecondazione assistita<\/strong> che consentano di preservare la fertilit\u00e0 come la crioconservazione<\/strong>.<\/p>\n

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La preservazione della fertilit\u00e0 mediante crioconservazione degli ovociti<\/strong><\/h2>\n

Le tecniche di preservazione della fertilit\u00e0<\/a> sono procedure di pma <\/strong>che permettono alle donne di posticipare la maternit\u00e0 nel caso di insorgenza di una patologia oncologica. Prima di essere sottoposte a una chemioterapia o a una radioterapia, le pazienti possono far ricorso alla vitrificazione degli ovociti o al congelamento della corteccia ovarica. La crioconservazione<\/strong> degli ovociti consente di preservare gli ovuli ottenuti mediante una stimolazione ovarica per utilizzarli dopo la conclusione delle terapie oncologiche. Con questa procedura le probabilit\u00e0 di gravidanza ex post rimangono le stesse che la donna aveva al momento della vitrificazione. Un recente studio pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility ha messo in evidenza come gli embrioni ottenuti attraverso ovociti vitrificati abbiano una qualit\u00e0 simile a quelli ottenuti attraverso ovociti che non abbiano subito questo processo di conservazione.\u00a0 Si tratta di una ricerca che ha analizzato lo sviluppo embrionario in tutto il suo percorso, dalla prima divisione fino alla blastocisti, mediante un incubatore time-lapse. Una ricerca confermata dai dati: attualmente il 30% delle donne che si sono rivolte ad IVI per vitrificare i propri ovuli in seguito ad eventi oncologici sono diventate madri.<\/p>\n

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La crioconservazione della corteccia ovarica\u00a0<\/strong><\/h2>\n

Un\u2019altra procedura di fecondazione assistista<\/strong> diretta alla preservazione della fertilit\u00e0 in caso di eventi di carattere oncologico consiste nella crioconservazione<\/strong> della corteccia ovarica. Il numero dei follicoli presenti nella corteccia ovarica, infatti, rischia di diminuire anche drasticamente \u2013 o di non maturare \u2013 per effetto della chemioterapia o della radioterapia. Per evitare questo esaurimento ovarico prematuro \u00e8 possibile prelevare chirurgicamente una parte della corteccia e crioconservarla in attesa di un buon esito delle terapie oncologiche. Si tratta di una tecnica che consente di trapiantare la stessa corteccia, una volta recuperata in pieno la funzionalit\u00e0 ovarica dopo il tumore.<\/p>\n

Nel caso in cui la paziente debba sottoporsi esclusivamente a radioterapia, \u00e8 possibile fare ricorso anche alla trasposizione delle ovaie, un intervento chirurgico che allontana le stesse dall\u2019area coinvolta dalle radiazioni.<\/p>\n

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L\u2019efficacia delle tecniche di preservazione della fertilit\u00e0<\/strong><\/h2>\n

Secondo un recente studio condotto da IVI e dall\u2019Ospedale La Fe di Valencia<\/a> su un campione di 1.759 pazienti, di cui 1.024 erano state sottoposte alla crioconservazione<\/strong> degli ovociti e 753 alla crioconservazione<\/strong> della corteccia ovarica, entrambe queste tecniche di fecondazione assistita<\/strong> si sono rivelate efficaci per la realizzazione di future gravidanze. Tra i due trattamenti, infatti, non esistono distinzioni rilevanti nella percentuale di bambini nati in seguito al superamento di una patologia oncologica. Nella scelta della procedura pi\u00f9 adeguata, dunque, andrebbe valutato esclusivamente il fattore temporale: qualora vi sia la possibilit\u00e0 di attendere un determinato lasso di tempo prima di iniziare la chemioterapia, allora la scelta pi\u00f9 adeguata consiste nella vitrificazione degli ovociti, se invece non \u00e8 possibile consentire tale decorso per la particolare aggressivit\u00e0 del tumore, la soluzione che si rivela pi\u00f9 appropriata \u00e8 la crioconservazione<\/strong> della corteccia ovarica.<\/p>\n

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I risultati raggiunti da IVI<\/strong><\/h2>\n

I progressi medico-scientifici e l\u2019implementazione delle tecniche di procreazione assistita<\/strong> hanno fornito una speranza a quelle donne che in passato, in seguito a un evento oncologico, si vedevano costrette a rinunciare al proprio desiderio di maternit\u00e0. Il consolidamento di meccanismi medici di diagnosi precoce ha consentito non solo di aumentare notevolmente le percentuali di sopravvivenza, ma anche di non rinunciare a una progettualit\u00e0 di vita. \u00a0IVI dal 2007 ha varato un programma gratuito di preservazione della fertilit\u00e0<\/a> chiamato \u201cPadre dopo il cancro\u201d e \u201cMadre dopo il cancro\u201d. Questa iniziativa ha permesso a 25 donne che avevano vinto la propria battaglia contro il tumore di diventare mamme. Inoltre, nelle nostre cliniche spagnole, pi\u00f9 di 800 pazienti oncologiche (il 65% delle quali con un tumore al seno) si sono avvalse di tecniche di pma<\/strong> come la crioconservazione<\/strong> degli ovociti o la crioconservazione<\/strong> della corteccia ovarica. Una scelta per il futuro che rappresenta un\u2019ulteriore vittoria contro la malattia.