{"id":44364,"date":"2017-12-12T10:08:10","date_gmt":"2017-12-12T09:08:10","guid":{"rendered":"https:\/\/ivitalia.it\/?p=44364"},"modified":"2023-12-12T16:18:33","modified_gmt":"2023-12-12T16:18:33","slug":"la-fecondazione-assistita-eta-limiti-legali-biologici","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/ivitalia.it\/blog\/la-fecondazione-assistita-eta-limiti-legali-biologici\/","title":{"rendered":"La fecondazione assistita e l\u2019et\u00e0: limiti legali e biologici"},"content":{"rendered":"

L\u2019Italia \u00e8 in Europa il paese che detiene il record per l\u2019et\u00e0 delle donne che accedono per la prima volta a trattamenti di procreazione assistita<\/strong><\/a>. Nel nostro paese, infatti, in media il primo accesso a procedure di pma<\/strong> avviene a 36,7 anni, contro un dato europeo che si attesta invece sui 34,7 anni. Inoltre, soprattutto nell\u2019ultimo decennio si \u00e8 assistito un netto incremento di donne over 40 che hanno scelto la fecondazione assistita<\/strong> per avere un bambino: se, infatti, nel 2005 queste rappresentavano il 20,7% del totale, nel 2015 si \u00e8 passati al 33,7%. Ma quali sono i limiti legali e quelli biologici per accedere a un percorso di pma<\/strong>? Occorre precisare che, in entrambi i casi, non \u00e8 prevista un\u2019et\u00e0 standard rigida o dei \u201cpaletti\u201d rigorosi. Il legislatore, infatti, consapevole che ogni persona \u00e8 diversa dall\u2019altra dal punto di vista biologico, ha deciso di non fissare un limite di et\u00e0 universalmente valido.<\/p>\n

\u00a0<\/strong><\/p>\n

La previsione legislativa \u2013 <\/strong>Nel nostro paese, a regolare l\u2019accesso alla fecondazione assistita<\/strong> \u00e8 la legge 40, che nel corso del tempo ha subito notevoli modifiche o rimaneggiamenti, non ultimo il superamento del divieto alla fecondazione eterologa<\/strong> \u2013 prima previsto nel testo normativo – intervenuto per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale del 2014<\/a>. La legge in questione non ha mai previsto un limite di et\u00e0 \u201cfisso\u201d per chi intende avere un figlio con la procreazione assistita<\/strong>. Infatti, il legislatore stabilisce che possano accedere alla pma<\/strong> \u201ccoppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in et\u00e0 potenzialmente fertile, entrambi viventi\u201d. L\u2019espressione \u201cpotenzialmente fertile\u201d, quindi, fa riferimento alla condizione biologica di entrambi i partner, senza stabilire in maniera aprioristica un \u201climite anagrafico\u201d nella fecondazione assistita<\/strong>. Limite che potrebbe s\u00ec coincidere con quello biologico per alcune coppie, ma potrebbe anche non corrispondere a un\u2019effettiva cessazione delle fertilit\u00e0 per altre.<\/p>\n

 <\/p>\n

La condizione biologica \u2013 <\/strong>In assenza, dunque, di un\u2019indicazione legale rigida che possa escludere aprioristicamente molte coppie da un percorso di procreazione assistita<\/strong>, occorre fare riferimento alla condizione biologica di entrambi i partner. Ovviamente, come gi\u00e0 precisato, non esiste sotto il profilo biologico un \u201cparametro standard\u201d valido per tutti. Ogni condizione \u00e8 soggettiva e, proprio per questo, unica e diversa da un\u2019altra che apparentemente pu\u00f2 sembrare simile. \u00c8 necessario, infatti, fare riferimento alla situazione personale di ogni coppia, alle condizioni di salute di entrambi i partner, allo stato fisico, alla presenza di eventuali patologie e a tutti i fattori che possono intervenire in maniera sia positiva sia negativa su una futura gravidanza. Appare importante evidenziare anche un altro elemento che emerge da una ricerca dell\u2019Istituto Superiore di Sanit\u00e0: nel caso di fecondazione eterologa<\/a><\/strong> l\u2019et\u00e0 della donna normalmente \u00e8 maggiore qualora si tratti di donazione di ovociti (41,5 anni), mentre \u00e8 minore nel caso in cui si faccia ricorso alla donazione di seme (35,3 anni). Questa differenza, secondo le valutazioni dell\u2019ISS, sembra indicare che questa tecnica sia scelta per far fronte all\u2019infertilit\u00e0 fisiologia, correlata appunto all\u2019et\u00e0 della donna non, invece, per l\u2019infertilit\u00e0 patologica. Ritornando a una valutazione generale, nel caso della donna, comunque, i 50 anni sono generalmente considerati un limite ragionevole per sottoporsi a un trattamento di fertilit\u00e0. Oltre questo margine, infatti, potrebbero insorgere rischi da non sottovalutare sia per la futura mamma, sia per il bambino. In questo senso, uno studio realizzato dalla Columbia University su un campione di 101 donne cinquantenni la cui gravidanza era stata resa possibile grazie ad ovuli donati da donne poco pi\u00f9 che ventenni, ha messo in rilievo come le complicanze relative al parto sono state pi\u00f9 o meno simili a quelle di altre donne sotto i 42 anni che si erano sottoposte a un percorso di procreazione assistita. <\/strong>Inoltre, occorre sottolineare come il \u201cfattore-tempo\u201d, incida anche sugli uomini, pur se in misura inferiore alle donne. Infatti, il decorso del tempo comporta una riduzione sia della qualit\u00e0 sia della quantit\u00e0 degli spermatozoi. I genetisti ritengono che alcune anomalie genetiche, inoltre, possano aumentare con l\u2019et\u00e0 anche nel caso degli uomini.<\/p>\n

 <\/p>\n

Le statistiche e le tendenze recenti \u2013 <\/strong>In questo quadro occorre non sottovalutare le recenti tendenze che, soprattutto nel nostro paese, denotano uno spostamento in avanti dell\u2019et\u00e0 non soltanto per le gravidanze naturali, ma anche per quanto riguarda il primo accesso a tecniche di pma<\/strong>. Secondo una recente indagine del Censis, che ha messo a confronto i dati attuali con quelli di otto anni fa, in questo arco di tempo l\u2019et\u00e0 media maschile \u00e8 passata da 37,7 anni a 39,8 anni, un aumento che ha coinvolto anche quella femminile (da 35,3 anni a 36,7). Un altro elemento da sottolineare consiste nel fatto che soltanto il 55% delle coppie che hanno deciso di far ricorso alla fecondazione assistita<\/strong> ha avuto come riscontro una diagnosi che correlava l\u2019infertilit\u00e0 ad una causa specifica, mentre in oltre il 35% non \u00e8 stata individuata una causa che possa essere connessa a tale condizione. Nella maggiore parte dei casi (60%) le coppie fanno ricorso alla Fivet omologa<\/a>, anche se una buona percentuale (42%) decide di sottoporsi all\u2019Icsi omologa<\/a>.<\/p>\n

 <\/p>\n

I tempi di attesa –<\/strong> Se l\u2019et\u00e0 \u00e8 particolarmente avanzata, il fattore tempo nell\u2019approccio ad una procedura di pma<\/strong> assume sempre pi\u00f9 importanza. Da questo punto di vista, occorre rilevare come vi sia una netta differenza fra centri pubblici e cliniche private come IVI: nel primo caso i tempi di attesa spesso superano l\u2019anno, con conseguenze non indifferenti per la coppia sia dal punto di vista di una futura gravidanza, sia sotto il profilo psicologico; mentre nella seconda ipotesi la procedura \u00e8 pi\u00f9 snella e veloce e l\u2019inizio della terapia frequentemente avviene a meno di tre mesi dal \u201cprimo contatto\u201d. La nostra realt\u00e0, da questo punto di vista, \u00e8 una garanzia di rapidit\u00e0 ed efficienza: a IVI non esiste alcuna lista di attesa<\/a> per nessun trattamento. Inoltre, le nostre cliniche hanno a disposizione la banca degli ovuli pi\u00f9 grande del mondo e ci\u00f2 permette di compiere un\u2019assegnazione di gameti quasi immediata.