{"id":44330,"date":"2017-12-07T16:20:58","date_gmt":"2017-12-07T15:20:58","guid":{"rendered":"https:\/\/ivitalia.it\/?p=44330"},"modified":"2023-12-12T16:11:18","modified_gmt":"2023-12-12T16:11:18","slug":"lorologio-biologico-fecondazione-assistita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/ivitalia.it\/blog\/lorologio-biologico-fecondazione-assistita\/","title":{"rendered":"L\u2019orologio biologico pu\u00f2 essere superato con la fecondazione assistita"},"content":{"rendered":"

L\u2019Italia \u00e8 il Paese, insieme alla Svizzera, che rispetto alla media europea\u00a0 presenta statisticamente la pi\u00f9 alta percentuale di primipare in et\u00e0 adulta. Secondo una recente ricerca pubblicata sul Corriere della Sera, infatti, il 48,5% delle donne italiane partorisce fra i 35 e i 44 anni, contro il 44,7% dei parti registrati fra i 25 e i 35 anni. Nel nostro paese, quindi, si diventa madri sempre pi\u00f9 tardi, tanto che le primipare ultraquarantenni sono ben l\u20198% del totale. Nonostante questa tendenza allo spostamento in avanti del primo parto, occorre precisare che numerosi studi scientifici affermano come la fertilit\u00e0 diminuisca gradualmente con il trascorrere del tempo. Non esiste, ovviamente, un\u2019et\u00e0 \u201climite\u201d valida in maniera universale, ma l\u2019Istituto Superiore di Sanit\u00e0 rileva come la fecondit\u00e0 subisca un calo significativo intorno ai 32 anni e dopo i 37 anni. Tuttavia il decorso del tempo non determina una sensibile flessione nel buon esito delle procedure di fecondazione eterologa<\/strong>. IVI, inoltre, \u00e8 all\u2019avanguardia nello sviluppo di procedure di procreazione assistita<\/strong> che consentono di posticipare la maternit\u00e0.<\/p>\n

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Il rapporto inversamente proporzionale et\u00e0 e fecondit\u00e0 \u2013 <\/strong>Secondo l\u2019Istituto Superiore di Sanit\u00e0 il rapporto fra et\u00e0 e fecondit\u00e0 si caratterizza per essere inversamente proporzionale: con l\u2019aumentare degli anni della donna si verifica una riduzione progressiva della sua fecondit\u00e0<\/a>, per queste ragioni l\u2019ultimo approdo per avere un bambino spesso rimane la procreazione assistita<\/strong> . Le ragioni della diminuzione della fertilit\u00e0 femminile sono correlate all\u2019invecchiamento e alla correlata diminuzione del patrimonio ovocitario. Questo, infatti, \u00e8 completo alla nascita, ma fin dal primo giorno di vita tende a diminuire: se in una bambina la quantit\u00e0 di ovociti \u00e8 pari circa a 1-2 milioni, gi\u00e0 nell\u2019et\u00e0 puberale diventa di 300\/500 mila, attestandosi a 25.000 nella fascia di et\u00e0 che varia dai 38 ai 40 anni e riducendosi a soli 1.000 intorno ai 50 anni, in corrispondenza della menopausa. In questo senso, il periodo di massima fertilit\u00e0 si attesta in un arco temporale che spazia fra i 20 e i 25 anni. Per queste ragioni, le donne che intendano avere un bambino pur rientrando nella fascia d\u2019et\u00e0 in cui la curva di fertilit\u00e0 appare discendente, possono scegliere di sottoporsi a procedure di pma eterologa.<\/strong><\/p>\n

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Gli studi statistici sul rapporto fra et\u00e0 e fecondit\u00e0 –<\/strong> I meccanismi biologici che presiedono al rapporto inversamente proporzionale fra et\u00e0 e fertilit\u00e0 sono ancora in fase di studio, ma gli scienziati ritengono che siano da ricollegare ai diversi fattori codificati dai geni presenti sul cromosoma X. Un dato scientifico che, per essere letto adeguatamente, secondo l\u2019ISS deve essere incrociato anche con un elemento puramente statistico: le probabilit\u00e0 di una gravidanza diminuiscono nel corso del tempo anche per effetto di una contestuale riduzione dei rapporti sessuali. Questi elementi sono stati alla base di uno studio statistico condotto dall\u2019Universit\u00e0 di Padova, che ha messo in rilievo come le probabilit\u00e0 di una donna di rimanere incinta nel giorno pi\u00f9 fertile del ciclo sono all\u2019incirca una su due per chi ha un\u2019et\u00e0 che spazia fra i 19 e i 26 anni, mentre diminuiscono ad una su tre per chi si attesta in un range d\u2019et\u00e0 fra i 35 e i 39. La riduzione dei rapporti sessuali nel corso del tempo, correlata a una riduzione della fertilit\u00e0 \u00e8 alla base di uno studio della Duke University, svolto su un campione di 770 donne e pubblicato sulla rivista Obstestrics & Ginecology. Questa ricerca ha messo in evidenza come nel caso di una frequenza di almeno due rapporti sessuali a settimana, l\u201985% delle donne fra i 35 e i 39 anni concepivano entro 12 mesi, contro l\u201986% di quelle fra i 27 e i 34. Se, invece, si riduce la frequenza dei rapporti sessuali, aumenta il divario nella probabilit\u00e0 di restare incinte fra under 35 e over 35. Un divario che, come spiegheremo in seguito, pu\u00f2 essere superato grazie a specifiche procedure di procreazione assistita<\/strong>.<\/p>\n

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La fecondazione eterologa come alternativa alla progressiva diminuzione della fertilit\u00e0 \u2013 <\/strong>Occorre precisare come il ritardo nella maternit\u00e0, in questi ultimi decenni, sia sempre pi\u00f9 correlato a scelte di vita o ragioni lavorative. Lo spostamento, nel corso del tempo, della decisione di avere un figlio ha comportato, di conseguenza un aumento delle richieste di fecondazione eterologa<\/strong>. Infatti, il decorso del tempo non ha un\u2019influenza decisiva sul buon esito delle procedure di pma eterologa<\/strong>: lo scarto nell\u2019ottenimento di una gravidanza fra le donne under 35 e le over 35 che si sottopongono a questi trattamenti \u00e8 soltanto dell\u20198%. Non \u00e8 un caso se nelle cliniche IVI negli ultimi dieci anni si \u00e8 verificato un aumento dell\u201986%<\/a> nelle richieste di trattamenti di pma eterologa<\/strong> con ovodonazione. <\/strong>Un dato confermato anche dalla Societ\u00e0 Europea per la riproduzione che ha rilevato come l\u2019et\u00e0 media delle donne che fanno ricorso alla fecondazione eterologa<\/strong> sia di 36,5 anni, con un netto incremento delle over 40 che nel 2015 sono state il 33,7% del totale, mentre nel 2005 erano soltanto il 20,7%. Un aumento che appare relazionato alle rilevanti percentuali di successo: in particolare nelle nostre cliniche, nel caso della fivet con ovuli di donatrice<\/a>, il 69% delle coppie ottiene una gravidanza dopo il primo trattamento. Nel complesso nelle cliniche IVI la donazione di ovuli offre un indice di concepimento cumulativo top al 97%<\/a>.<\/p>\n

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La preservazione della fertilit\u00e0<\/a> –<\/strong> Se in generale, dunque, la posticipazione della maternit\u00e0 \u00e8 relazionata a dinamiche socio-lavorative, non sono rare anche le ipotesi in cui questa sia \u201cimposta\u201d da una patologia che potrebbe avere un rilevante effetto negativo sulla funzionalit\u00e0 ovarica. In queste ipotesi le variabili negative su una futura gravidanza possono essere due: il decorso del tempo e la possibile incidenza di una malattia sull\u2019apparato riproduttivo. IVI, in questi casi, offre alle pazienti alcune alternative che consentono loro di affrontare la patologia preservando la propria fertilit\u00e0. In particolare, la\u00a0crioconservazione\u00a0<\/strong><\/a> degli ovuli permette di \u201ccongelare\u201d la capacit\u00e0 riproduttiva di una donna per il tempo desiderato, mantenendo le stesse possibilit\u00e0 di concepimento presenti al momento in cui gli ovociti vengono vitrificati. Nel caso in cui la donna debba essere sottoposta a trattamenti di chemioterapia o di radioterapia che impongono la necessit\u00e0 di uno spostamento nel tempo della gravidanza, un\u2019altra tecnica consiste nel congelamento della corteccia ovarica, che pu\u00f2 essere trapiantata dopo il buon esito di queste cure, una volta recuperata la funzione ovarica.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"L\u2019Italia \u00e8 il Paese, insieme alla Svizzera, che rispetto alla media europea\u00a0 presenta statisticamente la pi\u00f9 alta percentuale di primipare in et\u00e0 adulta. 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