{"id":234939,"date":"2021-11-05T10:36:08","date_gmt":"2021-11-05T10:36:08","guid":{"rendered":"https:\/\/ivitalia.it\/?p=234939"},"modified":"2022-04-12T15:31:10","modified_gmt":"2022-04-12T15:31:10","slug":"transfer-embrionale-stadio-blastocisti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/ivitalia.it\/blog\/transfer-embrionale-stadio-blastocisti\/","title":{"rendered":"Il transfer embrionale allo stadio di blastocisti"},"content":{"rendered":"

La procreazione medicalmente assistita si articola in una serie di step finalizzati a realizzare una gravidanza e, in seguito, ad ottenere una nascita. Fra queste fasi, una delle pi\u00f9 importanti \u00e8 rappresentata dall’embryo transfer, ossia dal trasferimento embrionale<\/strong> ottenuto attraverso le tecniche di fecondazione in vitro all’interno dell’utero della futura mamma. Generalmente questo step viene effettuato in un range temporale che va da 48 a 72 ore dalla fecondazione, quando l’embrione \u00e8 ad uno stadio ancora “primordiale” ed \u00e8 composto da 4-8 cellule. Tuttavia \u00e8 sempre pi\u00f9 frequente realizzare questa procedura spostandola nel tempo di qualche giorno, in particolare nel momento in cui l’embrione abbia raggiunto lo stadio di blastocisti. In genere, questa ultima ipotesi viene proposta a quelle coppie che hanno gi\u00e0 effettuato, senza successo, diverse procedure di ICSI o FIVET con un trasferimento embrionale<\/strong> durante la seconda o la terza giornata. Questa scelta, infatti, consente di adattare i tempi della fecondazione in vitro a quelli del concepimento per via naturale, aumentando di conseguenza le percentuali di successo.<\/p>\n

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