{"id":233329,"date":"2020-07-06T15:02:22","date_gmt":"2020-07-06T15:02:22","guid":{"rendered":"https:\/\/ivitalia.it\/?p=233329"},"modified":"2022-04-12T15:31:18","modified_gmt":"2022-04-12T15:31:18","slug":"una-speranza-per-le-donne-con-insufficienza-ovarica-precoce","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/ivitalia.it\/blog\/una-speranza-per-le-donne-con-insufficienza-ovarica-precoce\/","title":{"rendered":"Una speranza per le donne con insufficienza ovarica precoce"},"content":{"rendered":"
Circa 1 su 100 donne di et\u00e0 inferiore ai 40 anni soffre di insufficienza ovarica precoce<\/strong>. Ci\u00f2 significa che le ovaie cessano prematuramente la loro attivit\u00e0, portando anche all’interruzione delle mestruazioni.<\/p>\n Le Dott.sse Sonia Herraiz, ricercatrice della Fondazione IVI-IIS la Fe, e Nuria Pellicer, Ginecologa dell’Ospedale la Fe di Valencia, hanno condotto uno studio che riaccende la speranza per tutte queste donne che soffrono di insufficienza ovarica precoce.<\/p>\n Come spiegato dalla Dott.ssa Pellicer: “Il processo, invece di somministrare le cellule staminali come fatto nelle precedenti fasi di questa ricerca, prevede che le stesse raggiungano le ovaie in modo da poter esercitare i loro effetti positivi.<\/p>\n In entrambi i casi, sia quando vengano somministrate che semplicemente mobilitate, le cellule staminali rilasciano fattori di crescita che stimolano le cellule del tessuto in cui si trovano a crescere, proliferare o rigenerarsi. La mobilizzazione \u00e8 una procedura meno invasiva perch\u00e9 le cellule non vengono somministrate, ma possono ugualmente raggiungere l’ovaio danneggiato.”<\/p>\nProgressi compiuti grazie allo studio sull’insufficienza ovarica precoce<\/strong><\/h2>\n